Riassunto libro !!

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  1. Bla.bla.
     
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    Questo è la spiegazione con la quale devo fare il riassunto :

    Scegli tra i seguenti un libro e , dopo averlo letto attentamente riassunilo mettendo in rilievo le caratteristiche dei personaggi principali , l'ambiente e il tempo della narrazione , il tipo di narratore ( interno : in 1 persona , esterno : in 3 persona ) , il messaggio che l'autore vuole comunicare al lettore .Concludi col commento motivato . Devi utilizzare circa 4 colonne di un foglio protocollo scritto in tutte le righe .


    Ora vi scrivo l'elenco del libro .. ( scegliete quello che sapete )

    p.s ) i titoli sono quelli tra le " "


    E.REMARQUE " Niente di nuovo sul fronte occidentale " ( 1° guerra mondiale )

    E.LUSSU " Un anno sull'altipiano " ( 1° guerra mondiale )


    P.LEVI " Se questo è un uomo " ( oppure " la tregua " ) ( Antisemitismo )

    F.UHLMAN " L'amico ritrovato " ( Antisemitismo )

    J.KERR " Quando Hitler rubò il coniglio rosa " ( Antisemitismo )

    LIA LEVI "Una bambina e basta " ediz. AMONDADORI ( Antisemitismo )

    D.PENNAL " RAMO " ediz. EINAUDI ( adolescenti )

    RODMAR PFILBRICK " Basta guardare il cielo " ediz. FABBRI ( adolescenti )

    JEAN URE " Un cielo dipinto di blu " ediz. EINAUDI ( adolescenti )

    TAHAR BEN JELLOUN " A occhi bassi " ediz. EINAUDI ( adolescenti )

    R.SWINDELLS "Dente di serpente " ediz. Mondadori ( adolescenti )

    ALICE " I giorni della droga " ( adolescenti )

    MARR HADDON " Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte " ediz. EINAUDI

    DAVID GROSSMAN " Qualcuno con cui correre "

    MOLLY BROWN " Virus " ediz. Signorelli ( fantascienza )

    ISAAC ASIMON " IO,robot " ( oppure altri ) MONDADORI ( fantascienza )

    M.CRICHTON " Congo " oppure " Il mondo perduto " ( fantascienza )

    IAN McEWAN " L'inventore di sogni " ediz. EINAUDI ( adolescienza )

    grazie millee
     
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    Niente di nuovo sul fronte occidentale

    Questo celebre romanzo di Remarque è ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, fra le trincee di combattimento. L'autore aveva vissuto in prima persona l'esperienza bellica, avendo combattutto anche nella terribile battaglia di Verdun tra tedeschi e francesi.
    La narrazione è vista secondo l'ottica di un soldato tedesco, giovanissimo, che si ritrova catapultato, da una tranquilla vita da studente, nel mezzo degli intensi combattimenti. Remarque narra tutte le angosce della guerra del fronte: l'ansia per la mancanza di sonno, di cibo, di acqua; la minaccia dei bombardamenti costanti, il gas letale che brucia i polmoni e provoca un'atroce morte; i proiettili, che devono essere riconosciuti in base al loro suono per determinarne la pericolosità; i rapporti con i superiori, che rendono ancora più avvilente la tragica realtà bellica; la speranza dei giorni di permesso per tornare dai familiari, che diviene incubo per l'incapacità dei soldati di rapportarsi ad una società che, ormai, non li comprende più; il fronte di battaglia, che diviene nel tempo l'unica realtà concepibile per il combattente, tra dolori inenarrabili ma anche tra l'affiatamento con i compagni, e che è altresì l'unica realtà che riesce a comprendere, perché la guerra ha segnato definitivamente il bilancio della sua vita.
    "Niente di nuovo sul fronte occidentale" è un'opera scritta in prima persona, dove vengono riferite le emozioni, i sentimenti, i terrori e le angosce di una guerra che nessuno vuole ma tutti fanno. E' un libro accorato, che a tratti si fa tetro o peggio efferato, quando narra le piccole tragedie quotidiane delle morti continue di animali, uomini e speranze.
    E' un libro veramente intenso, suggestivo, e il suo stile referenziale, ai limiti del giornalismo (e infatti Remarque ha alcune affinità con la narrativa di Hemingway), riesce a condurre il lettore lungo un percorso umano di dura lotta per la vita delle proprie idee prima ancora che del proprio corpo.
    Poter attingere ad esperienze personali così intense ha permesso all'autore di essere sempre genuino, veritiero, mai scontato o banale, perché in questo libro tutto ciò che è detto è fortemente sentito, in nessun caso retorico.
    Il messaggio antimilitarista si fa sempre più chiaro con il procedere della narrazione, e questo messaggio, che oggi ci fa ancor più ammirare l'opera, al tempo dell'uscita di questo libro, il tempo dell'ascesa del nazismo in Germania, fece condannare e censurare questo volume in patria teutonica, e il libro ottenne riconoscimenti e successo solo al di là dell'oceano, negli Stati Uniti, dove divenne celebre soprattutto grazie alle trasposizioni cinematografiche.




    Niente di nuovo sul fronte occidentale


    Le vicende si svolgono nel 1913, durante la prima guerra mondiale. Paul Börner, italiano di nascita, viene incitato dal suo professore Kantorek all’arruolamento nell’esercito. Il professore aveva le sue idee di patriottismo e di sacrificio di se stessi per la Grande Germania, e trovò giusto insegnare alle nuove generazioni questi principi. Partendo dai principi è però riuscito a “riempire la testa di bolle d’aria”, come dice Paul, conducendo dei ragazzi ancora diciottenni al banco arruolamenti. Fu questa la storia dell’entrata di Paul e dei suoi compagni nel mondo della guerra. Paul, Müller, Kat, Kropp e tutti i loro compagni di scuola si rendono subito conto della sciocchezza che avevano commesso, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. La prima notte al fronte e già la metà della classe lascia questo mondo… il primo momento di calma fa capire a tutti in quale orribile mondo erano capitati: il campo devastato dalle granate, le grida dei feriti che si trascinano in cerca d’aiuto, il tutto in un turbinio di morte e distruzione.

    Dopo alcuni mesi di trincea i ragazzi stentano a riconoscersi. Sono molto cambiati. La guerra li ha cambiati. Paul ha ormai visto molte volte la morte in faccia, come tutti lì, e comincia a imparare come muoversi in guerra; i tre mesi di addestramento non erano bastati per prepararli alla guerra e avevano dovuto farsi le ossa sul campo. Molti però non ne avevano avuto il tempo. Dopo alcuni spostamenti Paul e il suo reggimento vennero assegnati al fronte francese e spediti in trincea. “Si avanza!” è l’ordine che sopraggiunge e che spinge verso le trincee nemiche. “Ritirata!” giunse poi, e tutti a scappare, mettersi al riparo, mentre le mitragliatrici e le granate spezzano le linee e spazzano il campo. Paul, alcuni amici e delle reclute rimangono bloccati in un forte. Subito si rivela la differenza tra le giovani reclute e Paul e i suoi amici. I nuovi arrivati non sanno trattenersi e se fossero rimasti ancora qualche ora in quella condizione sarebbero impazziti. Finalmente i francesi si ritirano e Paul e gli altri ricevono il cambio. Possono tornare in caserma. Si fa la conta. Del loro reggimento solo sei su centocinquanta erano sopravvissuti, e Paul era fra questi.

    Una licenza! Dopo quasi un anno Paul ne ottiene una. Nel tempo passato in trincea la morte non aveva mai dato tregua e altri amici del giovane lo avevano lasciato. Una volta tornato a casa si accorge di quanto gli adulti si sbagliassero sul conto della guerra. Dovunque andasse qualcuno gli offriva una sigaretta, o da bere, ma lui non voleva essere orgoglioso di essere un soldato, visto che per lui era la peggior cosa esistente; loro credevano che sul campo di battaglia si acquistasse onore e successo, invece solo paura, dolore e sofferenza. Delle due settimane di licenza passa la seconda a riflettere e a temere il ritorno al fronte.

    Si torna in caserma. Paul e gli amici partecipano ad un periodo di addestramento supplementare. Lunghe sono le sere da passare con gli amici e allora si va in paese a divertirsi. Paul e gli altri si imbattono nel loro vecchio istitutore Kantorek e gli mostrano quanto la guerra li avesse fatti uomini (parole di Paul) riempiendolo di legnate. Di nuovo in trincea. Durante un bombardamento si rivede la differenza con le reclute, che venivano addestrate sempre meno, per via del bisogno di truppe. Una notte Paul viene scelto per un’incursione. Una granata scoppia e Paul viene scagliato lontano dal resto del gruppo. Comincia un bombardamento. La mitragliatrice nemica tuona. Paul sa che deve rifugiarsi in un cratere perché è più difficile che ricada una granata nello stesso punto. Ad un tratto piomba nel cratere un soldato francese. Per un attimo interminabile i due si guardarono negli occhi e poi il coltello di Paul scintilla nel buio della notte. Il soldato cade a terra. Paul rimane li a osservarlo. Sta ansimando. Se avesse una pistola lo finirebbe ma ha perso la sua e non ha il coraggio di finirlo con il coltello. Gli fa pena. È il primo uomo che vede in faccia dopo averlo ucciso; con le granate non è la stessa cosa. Arriva la mattina e Paul è ancora in quella buca e con quel uomo che è morto poco prima. Ha sofferto tutta la notte e Paul non ha avuto il coraggio di porre fine alle sue sofferenze. Ad un tratto la mitragliatrice smise di sparare. Paul riesce a uscire e a tornare al forte. Si tormenterà per tutto il resto della sua vita per quell’uomo.

    Paul ha ricevuto tre schegge nel braccio a causa della granata, e con Müller, viene portato in ospedale gestito dalle suore per essere curato. A Müller viene amputato un piede e rischia la paralisi; non combatterà mai più. In questo ospedale Paul si rende conto di una cosa, parlando con un prigioniero ferito: gli avevano insegnato che erano loro i buoni, ma la stessa cosa era stata insegnata a quel francese. Riflette molto in questo periodo sull’uguaglianza tra francesi e italiani – tedeschi. Pensa anche alla grande ingiustizia che è la guerra: non è affatto giusto che, per il desiderio di qualcuno “in alto” debbano combattersi fra loro dalla stessa età, che invece avrebbero dovuto divertirsi insieme. Dopo tre settimane Müller viene mandato a casa con una protesi e Paul viene spedito al fronte.

    Ormai tutti gli uomini sono allo stremo delle forze. Armi e munizioni non sono all’altezza della situazione. Il cibo è poco e scadente. Paul è di nuovo in trincea. Ormai è l’ultimo della sua vecchia classe rimasto a combattere. Uno spiraglio di speranza di uscire vivo da quella terribile guerra, faceva capolino; ai “piani alti” qualcosa stava succedendo. Ma intanto si continuava a combattere. Di nuovo l’ordine: “Avanti!”. E si eseguirono le manovre d’attacco; tutto il fronte avanza, per quella che sarà probabilmente, l’ultima grande avanzata. In quel giorno molte altre vite si spengono; Paul muore con loro. Questo giovane muore proprio quando in tutta Italia si spande la voce:

    “Niente di nuovo sul fronte occidentale!”

    Questo libro secondo me, punta soprattutto a mostrare al lettore l’orribile e insensata macchina di morte e distruzione che è la guerra; l’autore ci riesce soprattutto grazie al fatto che anche lui è stato in guerra.

    Paul è l’esempio di un soldato al quale, come moltissimi altri, viene strappata la penna di mano e viene sostituita da un fucile. Nel corso degli anni che Paul passa come soldato, cresce. Ma non come un ragazzo della sua età in un altro ambito. Cresce con il bisogno di vivere e la paura della morte nel cuore. Cresce con la guerra. Il secondo obbiettivo del libro è probabilmente descrivere l’atmosfera della Grande Guerra di Posizione. E ci riesce bene grazie alla grande quantità di descrizioni e osservazioni fatte da Paul. Il punto forte del libro sono però le riflessioni dell’adolescente. Lungo tutto il racconto Paul fa una grande quantità di osservazioni che variano di argomento, ruotando però sempre intorno alla guerra. Questo libro mi ha fatto entrare nell’ambiente della guerra di posizione, facendomi respirare la tensione di quel tempo.



    Riassunto per capitoli del libro di Emilio Lussu
    UN ANNO SULL’ALTIPIANO
    In questo libro vengono raccontati degli episodi di guerra realmente accaduti all’autore Emilio Lussu; il periodo va da fine maggio 1916 al luglio 1917.

    Capitolo 1°: il primo capitolo del libro inizia con la descrizione da parte dell’autore della “vita da guerra”: grandi cerimonie, grandi discorsi da parte di chi è agli alti livelli dell’esercito, ovvero da chi non vive strettamente le condizioni pietose delle trincee. Finalmente i soldati vanno in licenza per alcuni mesi ad Aiello, dove vengono ospitati con grande entusiasmo dagli abitanti e dal sindaco, che afferma, stupidamente, che la guerra è bella e che la morte non deve destare preoccupazioni, perché è bello morire per la patria. Davanti a queste affermazioni i soldati gelano… . A discorso finito il sindaco offre da bere ai militari, che così riescono a sciogliere le tensioni accumulate nel momento precedente.
    Capitolo 2°: il riposo ad Aiello non dura neanche una settimana: gli austriaci stavano attaccando l’Altipiano di Asiago, perciò la brigata doveva lasciare la guerra di posizione combattuta al Carso ( descritta come una zona squallida, senz’acqua, senz’erba, sempre uguale solo con la variante di qualche buco), e dirigersi, marciando, verso l’Altipiano, dove sicuramente la situazione sarebbe stata di guerra di contrattacco, manovre e strategie. A questa idea i soldati sprizzano gioia da ogni poro: in montagna nei momenti di riposo ci si sarebbe potuti sdraiare al sole e rilassarsi, se si fossero adottate delle giuste strategie non ci sarebbero stati morti, solo prigionieri.
    Mentre i soldati marciavano sulla strada per raggiungere l’Altipiano, furono divisi da una altra marcia sulla stessa strada: quella dei profughi. Infine, dopo la marcia dei profughi, i soldati ricominciano a cantare con allegria, e il colonnello felice di questo gli regala 20 lire, con le quali i soldati si comprando del cognac e del tabacco per fare festa.
    Capitolo 3°: quando i militari arrivano sull’Altipiano si accorgono di un grande disordine sui confini, non è bene chiaro dove siano le truppe italiane e quelle austriache. L’unica cosa certa è che gli austriaci traversata la val d’Assa, e conquistato Asiago, andavano (a ventaglio) verso Gallio.
    Un giorno Lussu e il suo plotone salgono a Stoccaredo, per prendere collegamento con qualche reparto dell’esercito che sicuramente ha più informazioni sul nemico di loro. Nel tornare alle linee il plotone si perde e si scontra con un altro esercito, che li attacca. Loro la scampano e catturano un soldato che poi si scoprirà essere dell’esercito italiano.
    Capitolo 4°: Montefior attaccato:molti morti e feriti. Il nemico era sul punto più alto e così controllava tutto e all’occorrenza mitragliava. Gli italiani erano malmessi, niente artiglieria e interi battaglioni scomparsi. Per difendersi prendono posizione a Monte Spill, di fronte a Monte Fior, per evitare che gli austriaci potessero forzare le pozioni italiane e avanzare su Monte Fior.
    Capitolo 5°: verso mezzanotte il battaglione riceve l’ordine di rimanere aggrappati con le unghie e con i denti al terreno (frase che rispecchia la situazione reale dei soldati). I soldati nn facevano altro che bere alcool e fumare (unica alternativa per resistere). Gli austriaci continuavano ad effettuare attacchi improvvisi. In guerra Lussu perdeva la cognizione del tempo (“sembravano le 10.00 ed erano le 17.00”).
    Capitolo 6°: gli austriaci attaccavano in massa a battaglioni affiancati, e dopo convinti che il bombardamento avesse distrutto le linee italiane, avanzavano sicuri. Gli italiani resistettero per un po’, anche con delle sagaci strategie, ma infine gli austriaci ebbero la meglio conquistando la pianura Veneta (Venezia!)
    Capitolo 7°: giunge un nuovo generale comandante della divisione, il tenente generale Leone. Esso compie un giro di ricognizione delle trincee, e per irresponsabilità (o forse pazzia…come sospetta Lussu) rischia di rimanere ferito, e fa ferire un altro uomo. Così tutti i soldati lo prendono in antipatia.
    Capitolo 8°: Leone aveva escogitato un piano d’attacco, ma prima di attuarlo essi erano stati costretti a sospendere l’azione su Monte Fior, così l’abbandonarono come avevano fatto gli italiani, e essi se lo ripresero. Leone ancora una volta da dimostrazione della sua instabilità mentale ordinando di fucilare un suo soldato per un futile motivo.
    Capitolo 9°: ancora uno scontro tra italiani e nemici (questa volta erano bosniaci). Da tutte e due le parti ci furono de morti, il caporale italiano tra questi, anche se i due capitani mostravano allegria per aver catturato un soldato nemico ferito.
    Capitolo 10°: La linea di resistenza nemica si andava sempre più definendo. I soldati mostrano segni di preoccupazione: essi non sanno a cosa vanno incontro. Gli italiani attaccarono cercando l’improvvisata, ma furono scoperti dagli austriaci che si difesero bene. In ogni caso il generale era soddisfatto: egli aveva voluto solamente obbligare il nemico a segnare le sue posizioni e a svelare le sue forze. Ora il nemico era fermo e trincerato: indietreggiando di alcuni km si erano assicurati di non poter essere accerchiato; inoltre inizia da qui la fase di battaglie di masse.
    Capitolo 11°: dopo la prima battaglia le compagnie si ritrovarono dimezzate, e molti ufficiali erano morti. Il sogno di manovre e di vittorie svaniva, così la guerra di pozione ricominciava. Dopo alcuni giorni di calma (per il risanamento delle truppe), si programmava già un prossimo assalto con l’utilizzo di tubi di gelatina per distruggere i reticolati di filo spinato.
    Capitolo 12°: il giorno dopo l’esplosione dei tubi gli italiani attaccarono, ma gli austriaci mitragliarono le prime ondate, e il battaglione non arrivò neppure alle trincee. Così nessuno si offre più per far saltare i tubi, “zio Francesco” è l’unico, ma alla fine muore. Carriera promosso tenente colonnello voleva far allargare i buchi con le pinze, ma l’azione provocava troppi morti.
    Capitolo 13°: nuovi assalti e nuovi fallimenti. Ci fu qualche giorno di tregua per rafforzare le trincee. I soldati preoccupati si interrogano sui giorni seguenti. Di sera arriva la corvè con cioccolato e cognac: presagio dell’assalto del giorno dopo.
    Capitolo 14°: nuova azione, ma questa volta gli italiani possiedono grossi pezzi d’artiglieria e tiratori, ma purtroppo non riescono a vincere: decidono di avanzare con le corazze farina ma tutti i volontari cadono morti senza neanche arrivare ai reticolati nemici.
    Capitolo 15°: il battaglione attacca, ma senza successo. Ad assalto finito e nascosti fra i cespugli e gli abeti i soldati trascorrono la notte, e tornati alle linee furono onorati dal generale per loro diligenza. Lussu e un altro soldato (il proff. di greco) si confidano le reciproche paure.
    Capitolo 16°: lungo periodo di riposo senza assalti: in questo periodo Lussu e gli altri soldati oziano e chiacchierano. Un generale si espone troppo in una feritoia e viene ucciso.
    Capitolo 17°: a metà agosto si ricomincia a parlare d’azione. I battaglioni erano stati ricostruiti e l’azione riesce solo parzialmente. Dal comando del 2°battaglione 399° si propone una medaglia d’argento al comando del 399° fanteria.
    Capitolo 18°: seguirono giorni di calma, ma il comandante di divisione spronò i soldati a non desiderare il riposo: secondo lui non c’è riposo all’infuori della vittoria e la morte. Qui Lussu viene promosso tenente comandante titolare di compagnia. Il generale Leone rischia di venire ucciso perché portato da Ottolenghi alla feritoia n.14 (molto pericolosa).
    Capitolo 19°: altro periodo di calma senza assalti.il cannoncino nemico continua a sparare ma gli italiani non capiscono dove sia nascosto. Lussu e il caporale si trovano a poca distanza dal nemico (un unico ufficiale) ma per umanità non riescono a sparargli: egli da solo e indifeso non era un nemico…ma un uomo come loro(sarebbe così considerato da Lussu un assassinio). Il giorno dopo il battaglione di rincalzo gli diede il cambio.
    Capitolo 20°: per molti mesi ci fu calma e la brigata andò in licenza. Finalmente ricevettero biancheria e abiti nuovi e si rimisero a nuovo. Quando tornarono il generale Leone non c’era più, e si rimisero a nuovo. Quando tornarono il generale Leone non c’era più, fu mandato altrove, e giunse il generale Piccolomini (molto teorico e poco pratico) che visitò tutte le trincee.

    Capitolo 21°: in novembre la neve è già molto alta, e crea seri problemi alle trincee. Si parla di azioni prossime. Il comando del battaglione manda in linea il soldato Marrasi, punito per aver cercato più volte di disertare la vita di trincea.il giorno dopo riesce a fuggire e va dal nemico: appena arrivato viene ucciso.
    Capitolo 22°: con il sopravvenire dell’inverno, erano iniziati i turni di licenza. Ma la 9° e la compagnia di Lussu rimase sulle linee per il timore di un attacco a Natale, ma i soldati non ne sapevano niente, anche se una larga distribuzione di cognac e cioccolato avevano destato qualche sospetto. con sollievo di tutti non successe niente.
    Capitolo 23°: finalmente anche Avezzini e Lussu partirono in licenza e tornarono a casa. Lussu trovò il padre molto invecchiato e demoralizzato, mentre la madre era molto forte e coraggiosa.
    Al momento della partenza però la madre rivelò bruscamente i suoi veri stati d’animo. Tornati all’Altipiano l’azione dei ponti e delle scale si preparava. Infine, dopo uno scambio di idee tra ufficiali, decisero di bruciare buona parte dei ponti e delle scale.
    Capitolo 24°: i soldati erano molto stanchi e depressi, così alla prima occasione, ovvero la preparazione dell’attacco, ci furono i primi ribellioni da parte di sldati che stanchi esigevano riposo.
    Capitolo 25°: prima delle 10 l’ordine fu ristabilito, dopodichè Lussu, Avellini, Ottolenghi e altri ufficiali discutono su come punire i manifestanti e dare l’esempio agli altri.interrotti dal generale Melchiorri decidono di andare a dormire e di aspettare il verdetto del corpo d’armata.
    Capitolo 26°: con l’arrivo della primavera il reggimento risalì nelle trincee. Ottolenghi e altri soldati capirono che altre azioni d’attacco erano prossime, così per scamparle organizzò una piccola rivoluzione, che si concluse a loro favore. Lussù anche se consapevole fece finta di niente.
    Capitolo 27°: finalmente venne la calma, e fu concesso un riposo di otto giorni, nei quali Avellini viene riconosciuto distinto ufficiale di carriera mentre Lussù è occupato mentalmente dai questioni amorose.
    Capitolo 28°: la mina che non esplose nel giorno di natale, esplose invece l’8 giugno 1917. così gli austriaci attaccarono causando gravi perdite a tutti i battaglioni. Il maggiore per ripristinare l’ordine decise di decimare alcune compagnie ma fortunatamente prima di uccidere tutti i soldati fu lui stesso ucciso dal capitano Fiorelli, che la sera stessa comunque si autodenunciò, e venne arrestato.
    Lo stesso giorno ci fu l’attacco ai nemici: gli italiani dimezzati furono costretti al ripiegamento.
    Capitolo 29°: questo è un capitolo di grande tristezza: sia il capitano Avellini che Ottolenghi, rimanendo gravemente feriti, lasciano solo Lussù che così vive un momento di grande sconforto.
    Avellini prima di morire prega Lussu di consegnare le lettere che egli aveva scritto alla sua amata; questo momento si rivela drammatico per entrambi.
    Capitolo 30°: momento di riposo concesso alla brigata dopo molto tempo. Il tanto sognato riposo fu vissuto dai soldati come una lunga festa, non solo per il riposo stesso, ma per la sensazione comune a tutti della fine della guerra; questo sentimento positivo fu sotterrato dalla telefonata del capitano aiutante maggiore che annunciava la “nuova” azione in Bainsizza.




    Se questo è un uomo

    Autore: Primo Levi

    Primo Levi fu un ebreo antifascista conosciuto dal pubblico soprattutto per il romanzo Se questo è un uomo. Nato nel 1919 a Torino, si laureò in chimica prima di subire le persecuzioni nazifasciste ed essere deportato ad Auschwitz nel 1944. Al ritorno in Italia, nel 1945, scrisse il romanzo “Se questo è un uomo”.

    Riassunto

    Primo Levi è stato catturato nel 1944 e deportato nel campo di concentramento di Auschwitz. Come racconta nel suo libro, ha subito un lungo e faticoso viaggio con gente sconosciuta e piena di dubbi in testa su dove stavano andando tutti e perché. Arrivato nel campo, racconta, viene spogliato completamente e gli vengono rasati i capelli. Gli viene tolto pure la sua identità, strappata, non aveva più un nome, ma lui, e tutta la gente che era li, era riconosciuta solo per un numero. Lui, per i nazisti, si chiamava 174 517. Da questo momento Levi perde tutti i suoi diritti e inizia a lavorare come uno schiavo. Un giorno, durante il trasporto di materiale, Levi si ferisce a un piede; così deve essere accompagnato e ricoverato nell’infermeria del campo. Dopo essere stato dimesso è mandato in una nuova baracca. Lì incontra un nuovo amico di nome Alberto con cui divide la propria cuccetta. In seguito, viene scelto tra tutti i prigionieri poiché nel campo avevano bisogno di prigionieri che lavorassero nei laboratori chimici. Mentre aspetta di essere assegnato al laboratorio, a Primo viene affidato l'incarico di aiuto trasportatore, con il compito di aiutare un altro prigioniero di nome Jean a trasportare la zuppa fino alla baracca. Per cercare di non abbruttirsi completamente, nel lavoro di trasporto recita alcuni versi della “Divina Commedia” a Jean e glieli commenta.

    Poi, nell'Ottobre del 1944 arrivano al campo altri prigionieri e iniziano le selezioni tra di essi. Però Primo, che ha è assegnato al laboratorio di chimica con altre donne civili, riesce a salvarsi dalle selezioni. Nello stesso tempo le armate dell’esercito russo avanzano verso la Germania e i prigionieri sperano che la liberazione sia vicina. Nel racconto, Primo ricorda che un prigioniero viene accusato di sabotaggio di un forno crematorio a Birkenau e per punizione è impiccato. I Russi sono ormai vicini e bombardano il campo, proprio mentre Primo si ammala e viene ricoverato nella infermeria, la Ka-Be, insieme con altri prigionieri. Quando arriva l’ordine di lasciare il campo, soldati e guardie, le disumane SS, scappano e anche i prigionieri, tra cui un amico di Primo, Alberto, fuggono, mentre Primo nella infermeria riesce a sopravvivere con i prigionieri rimasti fino all’arrivo dei Russi che liberano lui ed i prigionieri rimasti.

    Spazio e tempo

    La parte iniziale, il primo capitolo, è il racconto del viaggio in treno verso la Polonia. Da lì in poi tutto il romanzo è ambientato nel campo di lavoro di Auschwitz. I prigionieri lavorano nel campo, e stanno in baracche: l’autore racconta e descrive con molta attenzione e particolari i vari ambienti per dare una immagine della tragedia della vita nel campo.

    La vicenda si svolge verso la fine della seconda guerra mondiale, dalla deportazione ad Auschwitz nel 1944 e la liberazione da parte dei russi alcuni mesi dopo.

    Il romanzo presenta la descrizione di molti episodi e momenti drammatici, descritti con molta crudezza ed uno stile asciutto, come se fosse non un racconto ma una cronaca obiettiva, senza che l’autore metta troppa enfasi nello scrivere.




    RELAZIONE SU: L’AMICO RITROVATO
    DI Riva Chiara



    TITOLO: L’amico ritrovato
    AUTORE: Fred Uhlman

    EDIZIONI: Feltrinelli

    N° PAGINE: 92

    GENERE LETTERARIO: Racconto/ Romanzo



    NOTE SULL’AUTORE:

    Fred Uhlman nasce a Stoccarda nel 1901. Nel 1933, per motivi politici abbandonò la Germania e si trasferì negli Stati Uniti, dove esercitò per molti anni la professione di avvocato e si fece conoscere anche come pittore.

    Quando nel 1971 pubblicò il lungo racconto L’amico ritrovato, ottenne un immediato successo, tanto che il libro fu ben presto diffuso in tutta Europa suscitando ovunque lo stesso entusiasmo della critica e dei lettori.

    L’amico ritrovato, considerato uno dei testi più significativi sul nazismo in Germania e sull’intensa amicizia fra due ragazzi, inizia una trilogia che comprende anche Niente resurrezione e Lettere a Conrad, è ispirato ai luoghi e all’ambiente della sua adolescenza. Sapeva che questo sarebbe rimasto il “suo libro”. Fu anche autore anche di un’autobiografia, Storia di un uomo.

    Morì a Londra nel 1985.



    PERSONAGGI:



    HANS SCHWARZ: è la voce narrante del racconto, che in prima persona ci racconta la vicenda. E’ un ragazzo di origine ebrea sui 16 anni che vive in Germania nel primo dopo guerra durante gli anni durante i quali Hitler sale al potere. E’ un ragazzo ingenuo, ancora, sotto certi aspetti, infantile che crede molto nell’amicizia. Dai modi un po’ rozzi e zotici è molto attratto dal suo compagno dalle nobili origini tedesche.



    KONRADIN VAN HOHNFELS: è un ragazzo di nobili origini tedesche, dal carattere un po’ solitario dovuto forse in parte alla sua nobiltà. Ha molti interessi comuni con Hans, e, proprio da lui ci viene descritto così: “ … il portamento era pieno di sicurezza, dell’aria aristocratica, del sorriso appena accennato e vagamente aristocratico.” E ancora “…a differenza di noi le sue mani erano pulite, non sudicie di inchiostro…sembrava più vecchio e più maturo di noi…”


    AMBIENTAZIONE



    La vicenda narrata si svolge a Stoccarda, una città tedesca, nel 1933, mentre Hitler sale al potere sconvolgendo così la vita tranquilla di questa provincia, di tutta la Germania e del mondo intero poi.


    TEMATICHE AFFRONTATE



    Nel libro L’amico ritrovato si affronta un tema molto complesso e delicato: la convivenza tra due etnie diverse, e ancora più in specifico, l’amicizia tra un tedesco e un ebreo pochi anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Due ragazzi, infatti, poco più che adolescenti dovranno porre fine alla loro amicizia a causa della inesistente diversità proclamata in Germania durante quegli anni.


    BREVE RIASSUNTO



    L’amico ritrovato, narra la storia di due ragazzi, uno ebreo, Hans Schwarz, l’altro tedesco di nobili origini, Konradin van Hohnfles.

    Tra i due nasce una profonda amicizia, grazie anche alle comuni passioni di collezionare monete greche e di leggere.

    Purtroppo la loro amicizia non è destinata a durare; infatti, Hitler sale al potere e Konradin, la cui famiglia è filo nazista, decide di non frequentare più l’amico per non mettersi in cattiva luce e anche a scuola la situazione peggiora a causa della propaganda nazista.

    Hans e costretto ad emigrare da parenti americani mentre i genitori decidono di rimanere a difendere la “loro patria” perché: “…non permetteremo che nessun bastardo austriaco ce la sottragga…”.

    I genitori di Hans moriranno in seguito suicidi per sfuggire alle persecuzioni naziste.

    Molti anni dopo Hans riceve una lettera dal suo vecchio liceo classico tedesco.

    Questa annunciava la raccolta di fondi per la costruzione di un monumento ai caduti in ricordo di tutti gli studenti morti nella seconda guerra mondiale, con allegato un libretto con tutti i nomi dei deceduti.

    Hans trova scritto anche il nome dell’amico Komradin con la scritta: “Implicato per il tentato omicidio di Hitler, Giustiziato ”; a questo punto Hans capisce di aver ritrovato un amico.



    COMMENTO



    Questo libro ad un significato molto profondo. Con una narrazione scorrevole e veloce, infatti, l’autore riesce a tra smetterci l’aridità dell’ideologia nazista che soffoca le relazioni umane e distrugge ogni sentimento.




    quando hitler rubò il coniglio rosa (come spiegare l'olocausto ai vostri figli


    Anna e' la protagonista del libro: ha 9 anni. Vive in Germania col
    babbo, la madre e il fratello. Sono ebrei, la loro vita scorre serena.. Di
    colpo sono costretti a fuggire in svizzera e poi in Francia a causa del
    razzismo. Scappano dalla loro vita tranquilla e vanno a vivere
    poveramente come esuli. Alla famiglia Kerr non importa molto essere
    poveri perche' a loro importa piu' la vita e soprattutto il futuro dei
    loro figli. A causa delle molte persecuzioni la famiglia si deve
    trasferire per la terza volta andando a vivere in Inghilterra.
    Dall'Inghilterra non si spostano piu' perche' li', anche se sono ebrei,
    vivono molto bene come una famiglia normale.
    Questo libro e' molto bello: la parte piu' interessante e' quando la
    famiglia si trasferisce dalla Germania alla svizzera perche' deve
    superare i controlli delle guardie di frontiera. Il lettore e' sempre in
    suspence perche' non sa mai se la famiglia riesce a superarli o no.
    Di questo libro non mi e' piaciuto il finale, perche' l'autrice ha scritto
    solo che i Kerr sono arrivati in Inghilterra, ma non spiega come la
    famiglia si trovi in quel nuovo stato, se i bambini si trovano bene e
    soprattutto se la famiglia, una volta la', puo' vivere tranquilla.
    Anche se a me personalmente non e' piaciuto il finale pero'
    ugualmente consiglierei di leggerlo. Il messaggio di questo libro e'
    molto importante: l'uguaglianza delle persone. Anche oggi a distanza
    di anni forse un po' di razzismo e' rimasto ma io spero che la gente
    capisca che n
     
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    .
  3. Bla.bla.
     
    .

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    Ma non sono stati presi da wikepedia vero ?

    Cmq grazie !
     
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    .
  4. AkIProz
     
    .

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    riassunto brevissimo L'inventore dei sogni perf ..... Ah ANTICIPO che lo ho gia letto ma non so fare riassunto! Quindi non mi venite a dire leggilo ... fallo te! Perf
    :unsure:
     
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  5. Alessandro Maule
     
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    mettete il riassunto di dente di serpe grazie :D :D :D :D
     
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    CITAZIONE (<geniv> @ 15/9/2011, 15:08) 
    Niente di nuovo sul fronte occidentale

    Questo celebre romanzo di Remarque è ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, fra le trincee di combattimento. L'autore aveva vissuto in prima persona l'esperienza bellica, avendo combattutto anche nella terribile battaglia di Verdun tra tedeschi e francesi.
    La narrazione è vista secondo l'ottica di un soldato tedesco, giovanissimo, che si ritrova catapultato, da una tranquilla vita da studente, nel mezzo degli intensi combattimenti. Remarque narra tutte le angosce della guerra del fronte: l'ansia per la mancanza di sonno, di cibo, di acqua; la minaccia dei bombardamenti costanti, il gas letale che brucia i polmoni e provoca un'atroce morte; i proiettili, che devono essere riconosciuti in base al loro suono per determinarne la pericolosità; i rapporti con i superiori, che rendono ancora più avvilente la tragica realtà bellica; la speranza dei giorni di permesso per tornare dai familiari, che diviene incubo per l'incapacità dei soldati di rapportarsi ad una società che, ormai, non li comprende più; il fronte di battaglia, che diviene nel tempo l'unica realtà concepibile per il combattente, tra dolori inenarrabili ma anche tra l'affiatamento con i compagni, e che è altresì l'unica realtà che riesce a comprendere, perché la guerra ha segnato definitivamente il bilancio della sua vita.
    "Niente di nuovo sul fronte occidentale" è un'opera scritta in prima persona, dove vengono riferite le emozioni, i sentimenti, i terrori e le angosce di una guerra che nessuno vuole ma tutti fanno. E' un libro accorato, che a tratti si fa tetro o peggio efferato, quando narra le piccole tragedie quotidiane delle morti continue di animali, uomini e speranze.
    E' un libro veramente intenso, suggestivo, e il suo stile referenziale, ai limiti del giornalismo (e infatti Remarque ha alcune affinità con la narrativa di Hemingway), riesce a condurre il lettore lungo un percorso umano di dura lotta per la vita delle proprie idee prima ancora che del proprio corpo.
    Poter attingere ad esperienze personali così intense ha permesso all'autore di essere sempre genuino, veritiero, mai scontato o banale, perché in questo libro tutto ciò che è detto è fortemente sentito, in nessun caso retorico.
    Il messaggio antimilitarista si fa sempre più chiaro con il procedere della narrazione, e questo messaggio, che oggi ci fa ancor più ammirare l'opera, al tempo dell'uscita di questo libro, il tempo dell'ascesa del nazismo in Germania, fece condannare e censurare questo volume in patria teutonica, e il libro ottenne riconoscimenti e successo solo al di là dell'oceano, negli Stati Uniti, dove divenne celebre soprattutto grazie alle trasposizioni cinematografiche.




    Niente di nuovo sul fronte occidentale


    Le vicende si svolgono nel 1913, durante la prima guerra mondiale. Paul Börner, italiano di nascita, viene incitato dal suo professore Kantorek all’arruolamento nell’esercito. Il professore aveva le sue idee di patriottismo e di sacrificio di se stessi per la Grande Germania, e trovò giusto insegnare alle nuove generazioni questi principi. Partendo dai principi è però riuscito a “riempire la testa di bolle d’aria”, come dice Paul, conducendo dei ragazzi ancora diciottenni al banco arruolamenti. Fu questa la storia dell’entrata di Paul e dei suoi compagni nel mondo della guerra. Paul, Müller, Kat, Kropp e tutti i loro compagni di scuola si rendono subito conto della sciocchezza che avevano commesso, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. La prima notte al fronte e già la metà della classe lascia questo mondo… il primo momento di calma fa capire a tutti in quale orribile mondo erano capitati: il campo devastato dalle granate, le grida dei feriti che si trascinano in cerca d’aiuto, il tutto in un turbinio di morte e distruzione.

    Dopo alcuni mesi di trincea i ragazzi stentano a riconoscersi. Sono molto cambiati. La guerra li ha cambiati. Paul ha ormai visto molte volte la morte in faccia, come tutti lì, e comincia a imparare come muoversi in guerra; i tre mesi di addestramento non erano bastati per prepararli alla guerra e avevano dovuto farsi le ossa sul campo. Molti però non ne avevano avuto il tempo. Dopo alcuni spostamenti Paul e il suo reggimento vennero assegnati al fronte francese e spediti in trincea. “Si avanza!” è l’ordine che sopraggiunge e che spinge verso le trincee nemiche. “Ritirata!” giunse poi, e tutti a scappare, mettersi al riparo, mentre le mitragliatrici e le granate spezzano le linee e spazzano il campo. Paul, alcuni amici e delle reclute rimangono bloccati in un forte. Subito si rivela la differenza tra le giovani reclute e Paul e i suoi amici. I nuovi arrivati non sanno trattenersi e se fossero rimasti ancora qualche ora in quella condizione sarebbero impazziti. Finalmente i francesi si ritirano e Paul e gli altri ricevono il cambio. Possono tornare in caserma. Si fa la conta. Del loro reggimento solo sei su centocinquanta erano sopravvissuti, e Paul era fra questi.

    Una licenza! Dopo quasi un anno Paul ne ottiene una. Nel tempo passato in trincea la morte non aveva mai dato tregua e altri amici del giovane lo avevano lasciato. Una volta tornato a casa si accorge di quanto gli adulti si sbagliassero sul conto della guerra. Dovunque andasse qualcuno gli offriva una sigaretta, o da bere, ma lui non voleva essere orgoglioso di essere un soldato, visto che per lui era la peggior cosa esistente; loro credevano che sul campo di battaglia si acquistasse onore e successo, invece solo paura, dolore e sofferenza. Delle due settimane di licenza passa la seconda a riflettere e a temere il ritorno al fronte.

    Si torna in caserma. Paul e gli amici partecipano ad un periodo di addestramento supplementare. Lunghe sono le sere da passare con gli amici e allora si va in paese a divertirsi. Paul e gli altri si imbattono nel loro vecchio istitutore Kantorek e gli mostrano quanto la guerra li avesse fatti uomini (parole di Paul) riempiendolo di legnate. Di nuovo in trincea. Durante un bombardamento si rivede la differenza con le reclute, che venivano addestrate sempre meno, per via del bisogno di truppe. Una notte Paul viene scelto per un’incursione. Una granata scoppia e Paul viene scagliato lontano dal resto del gruppo. Comincia un bombardamento. La mitragliatrice nemica tuona. Paul sa che deve rifugiarsi in un cratere perché è più difficile che ricada una granata nello stesso punto. Ad un tratto piomba nel cratere un soldato francese. Per un attimo interminabile i due si guardarono negli occhi e poi il coltello di Paul scintilla nel buio della notte. Il soldato cade a terra. Paul rimane li a osservarlo. Sta ansimando. Se avesse una pistola lo finirebbe ma ha perso la sua e non ha il coraggio di finirlo con il coltello. Gli fa pena. È il primo uomo che vede in faccia dopo averlo ucciso; con le granate non è la stessa cosa. Arriva la mattina e Paul è ancora in quella buca e con quel uomo che è morto poco prima. Ha sofferto tutta la notte e Paul non ha avuto il coraggio di porre fine alle sue sofferenze. Ad un tratto la mitragliatrice smise di sparare. Paul riesce a uscire e a tornare al forte. Si tormenterà per tutto il resto della sua vita per quell’uomo.

    Paul ha ricevuto tre schegge nel braccio a causa della granata, e con Müller, viene portato in ospedale gestito dalle suore per essere curato. A Müller viene amputato un piede e rischia la paralisi; non combatterà mai più. In questo ospedale Paul si rende conto di una cosa, parlando con un prigioniero ferito: gli avevano insegnato che erano loro i buoni, ma la stessa cosa era stata insegnata a quel francese. Riflette molto in questo periodo sull’uguaglianza tra francesi e italiani – tedeschi. Pensa anche alla grande ingiustizia che è la guerra: non è affatto giusto che, per il desiderio di qualcuno “in alto” debbano combattersi fra loro dalla stessa età, che invece avrebbero dovuto divertirsi insieme. Dopo tre settimane Müller viene mandato a casa con una protesi e Paul viene spedito al fronte.

    Ormai tutti gli uomini sono allo stremo delle forze. Armi e munizioni non sono all’altezza della situazione. Il cibo è poco e scadente. Paul è di nuovo in trincea. Ormai è l’ultimo della sua vecchia classe rimasto a combattere. Uno spiraglio di speranza di uscire vivo da quella terribile guerra, faceva capolino; ai “piani alti” qualcosa stava succedendo. Ma intanto si continuava a combattere. Di nuovo l’ordine: “Avanti!”. E si eseguirono le manovre d’attacco; tutto il fronte avanza, per quella che sarà probabilmente, l’ultima grande avanzata. In quel giorno molte altre vite si spengono; Paul muore con loro. Questo giovane muore proprio quando in tutta Italia si spande la voce:

    “Niente di nuovo sul fronte occidentale!”

    Questo libro secondo me, punta soprattutto a mostrare al lettore l’orribile e insensata macchina di morte e distruzione che è la guerra; l’autore ci riesce soprattutto grazie al fatto che anche lui è stato in guerra.

    Paul è l’esempio di un soldato al quale, come moltissimi altri, viene strappata la penna di mano e viene sostituita da un fucile. Nel corso degli anni che Paul passa come soldato, cresce. Ma non come un ragazzo della sua età in un altro ambito. Cresce con il bisogno di vivere e la paura della morte nel cuore. Cresce con la guerra. Il secondo obbiettivo del libro è probabilmente descrivere l’atmosfera della Grande Guerra di Posizione. E ci riesce bene grazie alla grande quantità di descrizioni e osservazioni fatte da Paul. Il punto forte del libro sono però le riflessioni dell’adolescente. Lungo tutto il racconto Paul fa una grande quantità di osservazioni che variano di argomento, ruotando però sempre intorno alla guerra. Questo libro mi ha fatto entrare nell’ambiente della guerra di posizione, facendomi respirare la tensione di quel tempo.



    Riassunto per capitoli del libro di Emilio Lussu
    UN ANNO SULL’ALTIPIANO
    In questo libro vengono raccontati degli episodi di guerra realmente accaduti all’autore Emilio Lussu; il periodo va da fine maggio 1916 al luglio 1917.

    Capitolo 1°: il primo capitolo del libro inizia con la descrizione da parte dell’autore della “vita da guerra”: grandi cerimonie, grandi discorsi da parte di chi è agli alti livelli dell’esercito, ovvero da chi non vive strettamente le condizioni pietose delle trincee. Finalmente i soldati vanno in licenza per alcuni mesi ad Aiello, dove vengono ospitati con grande entusiasmo dagli abitanti e dal sindaco, che afferma, stupidamente, che la guerra è bella e che la morte non deve destare preoccupazioni, perché è bello morire per la patria. Davanti a queste affermazioni i soldati gelano… . A discorso finito il sindaco offre da bere ai militari, che così riescono a sciogliere le tensioni accumulate nel momento precedente.
    Capitolo 2°: il riposo ad Aiello non dura neanche una settimana: gli austriaci stavano attaccando l’Altipiano di Asiago, perciò la brigata doveva lasciare la guerra di posizione combattuta al Carso ( descritta come una zona squallida, senz’acqua, senz’erba, sempre uguale solo con la variante di qualche buco), e dirigersi, marciando, verso l’Altipiano, dove sicuramente la situazione sarebbe stata di guerra di contrattacco, manovre e strategie. A questa idea i soldati sprizzano gioia da ogni poro: in montagna nei momenti di riposo ci si sarebbe potuti sdraiare al sole e rilassarsi, se si fossero adottate delle giuste strategie non ci sarebbero stati morti, solo prigionieri.
    Mentre i soldati marciavano sulla strada per raggiungere l’Altipiano, furono divisi da una altra marcia sulla stessa strada: quella dei profughi. Infine, dopo la marcia dei profughi, i soldati ricominciano a cantare con allegria, e il colonnello felice di questo gli regala 20 lire, con le quali i soldati si comprando del cognac e del tabacco per fare festa.
    Capitolo 3°: quando i militari arrivano sull’Altipiano si accorgono di un grande disordine sui confini, non è bene chiaro dove siano le truppe italiane e quelle austriache. L’unica cosa certa è che gli austriaci traversata la val d’Assa, e conquistato Asiago, andavano (a ventaglio) verso Gallio.
    Un giorno Lussu e il suo plotone salgono a Stoccaredo, per prendere collegamento con qualche reparto dell’esercito che sicuramente ha più informazioni sul nemico di loro. Nel tornare alle linee il plotone si perde e si scontra con un altro esercito, che li attacca. Loro la scampano e catturano un soldato che poi si scoprirà essere dell’esercito italiano.
    Capitolo 4°: Montefior attaccato:molti morti e feriti. Il nemico era sul punto più alto e così controllava tutto e all’occorrenza mitragliava. Gli italiani erano malmessi, niente artiglieria e interi battaglioni scomparsi. Per difendersi prendono posizione a Monte Spill, di fronte a Monte Fior, per evitare che gli austriaci potessero forzare le pozioni italiane e avanzare su Monte Fior.
    Capitolo 5°: verso mezzanotte il battaglione riceve l’ordine di rimanere aggrappati con le unghie e con i denti al terreno (frase che rispecchia la situazione reale dei soldati). I soldati nn facevano altro che bere alcool e fumare (unica alternativa per resistere). Gli austriaci continuavano ad effettuare attacchi improvvisi. In guerra Lussu perdeva la cognizione del tempo (“sembravano le 10.00 ed erano le 17.00”).
    Capitolo 6°: gli austriaci attaccavano in massa a battaglioni affiancati, e dopo convinti che il bombardamento avesse distrutto le linee italiane, avanzavano sicuri. Gli italiani resistettero per un po’, anche con delle sagaci strategie, ma infine gli austriaci ebbero la meglio conquistando la pianura Veneta (Venezia!)
    Capitolo 7°: giunge un nuovo generale comandante della divisione, il tenente generale Leone. Esso compie un giro di ricognizione delle trincee, e per irresponsabilità (o forse pazzia…come sospetta Lussu) rischia di rimanere ferito, e fa ferire un altro uomo. Così tutti i soldati lo prendono in antipatia.
    Capitolo 8°: Leone aveva escogitato un piano d’attacco, ma prima di attuarlo essi erano stati costretti a sospendere l’azione su Monte Fior, così l’abbandonarono come avevano fatto gli italiani, e essi se lo ripresero. Leone ancora una volta da dimostrazione della sua instabilità mentale ordinando di fucilare un suo soldato per un futile motivo.
    Capitolo 9°: ancora uno scontro tra italiani e nemici (questa volta erano bosniaci). Da tutte e due le parti ci furono de morti, il caporale italiano tra questi, anche se i due capitani mostravano allegria per aver catturato un soldato nemico ferito.
    Capitolo 10°: La linea di resistenza nemica si andava sempre più definendo. I soldati mostrano segni di preoccupazione: essi non sanno a cosa vanno incontro. Gli italiani attaccarono cercando l’improvvisata, ma furono scoperti dagli austriaci che si difesero bene. In ogni caso il generale era soddisfatto: egli aveva voluto solamente obbligare il nemico a segnare le sue posizioni e a svelare le sue forze. Ora il nemico era fermo e trincerato: indietreggiando di alcuni km si erano assicurati di non poter essere accerchiato; inoltre inizia da qui la fase di battaglie di masse.
    Capitolo 11°: dopo la prima battaglia le compagnie si ritrovarono dimezzate, e molti ufficiali erano morti. Il sogno di manovre e di vittorie svaniva, così la guerra di pozione ricominciava. Dopo alcuni giorni di calma (per il risanamento delle truppe), si programmava già un prossimo assalto con l’utilizzo di tubi di gelatina per distruggere i reticolati di filo spinato.
    Capitolo 12°: il giorno dopo l’esplosione dei tubi gli italiani attaccarono, ma gli austriaci mitragliarono le prime ondate, e il battaglione non arrivò neppure alle trincee. Così nessuno si offre più per far saltare i tubi, “zio Francesco” è l’unico, ma alla fine muore. Carriera promosso tenente colonnello voleva far allargare i buchi con le pinze, ma l’azione provocava troppi morti.
    Capitolo 13°: nuovi assalti e nuovi fallimenti. Ci fu qualche giorno di tregua per rafforzare le trincee. I soldati preoccupati si interrogano sui giorni seguenti. Di sera arriva la corvè con cioccolato e cognac: presagio dell’assalto del giorno dopo.
    Capitolo 14°: nuova azione, ma questa volta gli italiani possiedono grossi pezzi d’artiglieria e tiratori, ma purtroppo non riescono a vincere: decidono di avanzare con le corazze farina ma tutti i volontari cadono morti senza neanche arrivare ai reticolati nemici.
    Capitolo 15°: il battaglione attacca, ma senza successo. Ad assalto finito e nascosti fra i cespugli e gli abeti i soldati trascorrono la notte, e tornati alle linee furono onorati dal generale per loro diligenza. Lussu e un altro soldato (il proff. di greco) si confidano le reciproche paure.
    Capitolo 16°: lungo periodo di riposo senza assalti: in questo periodo Lussu e gli altri soldati oziano e chiacchierano. Un generale si espone troppo in una feritoia e viene ucciso.
    Capitolo 17°: a metà agosto si ricomincia a parlare d’azione. I battaglioni erano stati ricostruiti e l’azione riesce solo parzialmente. Dal comando del 2°battaglione 399° si propone una medaglia d’argento al comando del 399° fanteria.
    Capitolo 18°: seguirono giorni di calma, ma il comandante di divisione spronò i soldati a non desiderare il riposo: secondo lui non c’è riposo all’infuori della vittoria e la morte. Qui Lussu viene promosso tenente comandante titolare di compagnia. Il generale Leone rischia di venire ucciso perché portato da Ottolenghi alla feritoia n.14 (molto pericolosa).
    Capitolo 19°: altro periodo di calma senza assalti.il cannoncino nemico continua a sparare ma gli italiani non capiscono dove sia nascosto. Lussu e il caporale si trovano a poca distanza dal nemico (un unico ufficiale) ma per umanità non riescono a sparargli: egli da solo e indifeso non era un nemico…ma un uomo come loro(sarebbe così considerato da Lussu un assassinio). Il giorno dopo il battaglione di rincalzo gli diede il cambio.
    Capitolo 20°: per molti mesi ci fu calma e la brigata andò in licenza. Finalmente ricevettero biancheria e abiti nuovi e si rimisero a nuovo. Quando tornarono il generale Leone non c’era più, e si rimisero a nuovo. Quando tornarono il generale Leone non c’era più, fu mandato altrove, e giunse il generale Piccolomini (molto teorico e poco pratico) che visitò tutte le trincee.

    Capitolo 21°: in novembre la neve è già molto alta, e crea seri problemi alle trincee. Si parla di azioni prossime. Il comando del battaglione manda in linea il soldato Marrasi, punito per aver cercato più volte di disertare la vita di trincea.il giorno dopo riesce a fuggire e va dal nemico: appena arrivato viene ucciso.
    Capitolo 22°: con il sopravvenire dell’inverno, erano iniziati i turni di licenza. Ma la 9° e la compagnia di Lussu rimase sulle linee per il timore di un attacco a Natale, ma i soldati non ne sapevano niente, anche se una larga distribuzione di cognac e cioccolato avevano destato qualche sospetto. con sollievo di tutti non successe niente.
    Capitolo 23°: finalmente anche Avezzini e Lussu partirono in licenza e tornarono a casa. Lussu trovò il padre molto invecchiato e demoralizzato, mentre la madre era molto forte e coraggiosa.
    Al momento della partenza però la madre rivelò bruscamente i suoi veri stati d’animo. Tornati all’Altipiano l’azione dei ponti e delle scale si preparava. Infine, dopo uno scambio di idee tra ufficiali, decisero di bruciare buona parte dei ponti e delle scale.
    Capitolo 24°: i soldati erano molto stanchi e depressi, così alla prima occasione, ovvero la preparazione dell’attacco, ci furono i primi ribellioni da parte di sldati che stanchi esigevano riposo.
    Capitolo 25°: prima delle 10 l’ordine fu ristabilito, dopodichè Lussu, Avellini, Ottolenghi e altri ufficiali discutono su come punire i manifestanti e dare l’esempio agli altri.interrotti dal generale Melchiorri decidono di andare a dormire e di aspettare il verdetto del corpo d’armata.
    Capitolo 26°: con l’arrivo della primavera il reggimento risalì nelle trincee. Ottolenghi e altri soldati capirono che altre azioni d’attacco erano prossime, così per scamparle organizzò una piccola rivoluzione, che si concluse a loro favore. Lussù anche se consapevole fece finta di niente.
    Capitolo 27°: finalmente venne la calma, e fu concesso un riposo di otto giorni, nei quali Avellini viene riconosciuto distinto ufficiale di carriera mentre Lussù è occupato mentalmente dai questioni amorose.
    Capitolo 28°: la mina che non esplose nel giorno di natale, esplose invece l’8 giugno 1917. così gli austriaci attaccarono causando gravi perdite a tutti i battaglioni. Il maggiore per ripristinare l’ordine decise di decimare alcune compagnie ma fortunatamente prima di uccidere tutti i soldati fu lui stesso ucciso dal capitano Fiorelli, che la sera stessa comunque si autodenunciò, e venne arrestato.
    Lo stesso giorno ci fu l’attacco ai nemici: gli italiani dimezzati furono costretti al ripiegamento.
    Capitolo 29°: questo è un capitolo di grande tristezza: sia il capitano Avellini che Ottolenghi, rimanendo gravemente feriti, lasciano solo Lussù che così vive un momento di grande sconforto.
    Avellini prima di morire prega Lussu di consegnare le lettere che egli aveva scritto alla sua amata; questo momento si rivela drammatico per entrambi.
    Capitolo 30°: momento di riposo concesso alla brigata dopo molto tempo. Il tanto sognato riposo fu vissuto dai soldati come una lunga festa, non solo per il riposo stesso, ma per la sensazione comune a tutti della fine della guerra; questo sentimento positivo fu sotterrato dalla telefonata del capitano aiutante maggiore che annunciava la “nuova” azione in Bainsizza.




    Se questo è un uomo

    Autore: Primo Levi

    Primo Levi fu un ebreo antifascista conosciuto dal pubblico soprattutto per il romanzo Se questo è un uomo. Nato nel 1919 a Torino, si laureò in chimica prima di subire le persecuzioni nazifasciste ed essere deportato ad Auschwitz nel 1944. Al ritorno in Italia, nel 1945, scrisse il romanzo “Se questo è un uomo”.

    Riassunto

    Primo Levi è stato catturato nel 1944 e deportato nel campo di concentramento di Auschwitz. Come racconta nel suo libro, ha subito un lungo e faticoso viaggio con gente sconosciuta e piena di dubbi in testa su dove stavano andando tutti e perché. Arrivato nel campo, racconta, viene spogliato completamente e gli vengono rasati i capelli. Gli viene tolto pure la sua identità, strappata, non aveva più un nome, ma lui, e tutta la gente che era li, era riconosciuta solo per un numero. Lui, per i nazisti, si chiamava 174 517. Da questo momento Levi perde tutti i suoi diritti e inizia a lavorare come uno schiavo. Un giorno, durante il trasporto di materiale, Levi si ferisce a un piede; così deve essere accompagnato e ricoverato nell’infermeria del campo. Dopo essere stato dimesso è mandato in una nuova baracca. Lì incontra un nuovo amico di nome Alberto con cui divide la propria cuccetta. In seguito, viene scelto tra tutti i prigionieri poiché nel campo avevano bisogno di prigionieri che lavorassero nei laboratori chimici. Mentre aspetta di essere assegnato al laboratorio, a Primo viene affidato l'incarico di aiuto trasportatore, con il compito di aiutare un altro prigioniero di nome Jean a trasportare la zuppa fino alla baracca. Per cercare di non abbruttirsi completamente, nel lavoro di trasporto recita alcuni versi della “Divina Commedia” a Jean e glieli commenta.

    Poi, nell'Ottobre del 1944 arrivano al campo altri prigionieri e iniziano le selezioni tra di essi. Però Primo, che ha è assegnato al laboratorio di chimica con altre donne civili, riesce a salvarsi dalle selezioni. Nello stesso tempo le armate dell’esercito russo avanzano verso la Germania e i prigionieri sperano che la liberazione sia vicina. Nel racconto, Primo ricorda che un prigioniero viene accusato di sabotaggio di un forno crematorio a Birkenau e per punizione è impiccato. I Russi sono ormai vicini e bombardano il campo, proprio mentre Primo si ammala e viene ricoverato nella infermeria, la Ka-Be, insieme con altri prigionieri. Quando arriva l’ordine di lasciare il campo, soldati e guardie, le disumane SS, scappano e anche i prigionieri, tra cui un amico di Primo, Alberto, fuggono, mentre Primo nella infermeria riesce a sopravvivere con i prigionieri rimasti fino all’arrivo dei Russi che liberano lui ed i prigionieri rimasti.

    Spazio e tempo

    La parte iniziale, il primo capitolo, è il racconto del viaggio in treno verso la Polonia. Da lì in poi tutto il romanzo è ambientato nel campo di lavoro di Auschwitz. I prigionieri lavorano nel campo, e stanno in baracche: l’autore racconta e descrive con molta attenzione e particolari i vari ambienti per dare una immagine della tragedia della vita nel campo.

    La vicenda si svolge verso la fine della seconda guerra mondiale, dalla deportazione ad Auschwitz nel 1944 e la liberazione da parte dei russi alcuni mesi dopo.

    Il romanzo presenta la descrizione di molti episodi e momenti drammatici, descritti con molta crudezza ed uno stile asciutto, come se fosse non un racconto ma una cronaca obiettiva, senza che l’autore metta troppa enfasi nello scrivere.




    RELAZIONE SU: L’AMICO RITROVATO
    DI Riva Chiara



    TITOLO: L’amico ritrovato
    AUTORE: Fred Uhlman

    EDIZIONI: Feltrinelli

    N° PAGINE: 92

    GENERE LETTERARIO: Racconto/ Romanzo



    NOTE SULL’AUTORE:

    Fred Uhlman nasce a Stoccarda nel 1901. Nel 1933, per motivi politici abbandonò la Germania e si trasferì negli Stati Uniti, dove esercitò per molti anni la professione di avvocato e si fece conoscere anche come pittore.

    Quando nel 1971 pubblicò il lungo racconto L’amico ritrovato, ottenne un immediato successo, tanto che il libro fu ben presto diffuso in tutta Europa suscitando ovunque lo stesso entusiasmo della critica e dei lettori.

    L’amico ritrovato, considerato uno dei testi più significativi sul nazismo in Germania e sull’intensa amicizia fra due ragazzi, inizia una trilogia che comprende anche Niente resurrezione e Lettere a Conrad, è ispirato ai luoghi e all’ambiente della sua adolescenza. Sapeva che questo sarebbe rimasto il “suo libro”. Fu anche autore anche di un’autobiografia, Storia di un uomo.

    Morì a Londra nel 1985.



    PERSONAGGI:



    HANS SCHWARZ: è la voce narrante del racconto, che in prima persona ci racconta la vicenda. E’ un ragazzo di origine ebrea sui 16 anni che vive in Germania nel primo dopo guerra durante gli anni durante i quali Hitler sale al potere. E’ un ragazzo ingenuo, ancora, sotto certi aspetti, infantile che crede molto nell’amicizia. Dai modi un po’ rozzi e zotici è molto attratto dal suo compagno dalle nobili origini tedesche.



    KONRADIN VAN HOHNFELS: è un ragazzo di nobili origini tedesche, dal carattere un po’ solitario dovuto forse in parte alla sua nobiltà. Ha molti interessi comuni con Hans, e, proprio da lui ci viene descritto così: “ … il portamento era pieno di sicurezza, dell’aria aristocratica, del sorriso appena accennato e vagamente aristocratico.” E ancora “…a differenza di noi le sue mani erano pulite, non sudicie di inchiostro…sembrava più vecchio e più maturo di noi…”


    AMBIENTAZIONE



    La vicenda narrata si svolge a Stoccarda, una città tedesca, nel 1933, mentre Hitler sale al potere sconvolgendo così la vita tranquilla di questa provincia, di tutta la Germania e del mondo intero poi.


    TEMATICHE AFFRONTATE



    Nel libro L’amico ritrovato si affronta un tema molto complesso e delicato: la convivenza tra due etnie diverse, e ancora più in specifico, l’amicizia tra un tedesco e un ebreo pochi anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Due ragazzi, infatti, poco più che adolescenti dovranno porre fine alla loro amicizia a causa della inesistente diversità proclamata in Germania durante quegli anni.


    BREVE RIASSUNTO



    L’amico ritrovato, narra la storia di due ragazzi, uno ebreo, Hans Schwarz, l’altro tedesco di nobili origini, Konradin van Hohnfles.

    Tra i due nasce una profonda amicizia, grazie anche alle comuni passioni di collezionare monete greche e di leggere.

    Purtroppo la loro amicizia non è destinata a durare; infatti, Hitler sale al potere e Konradin, la cui famiglia è filo nazista, decide di non frequentare più l’amico per non mettersi in cattiva luce e anche a scuola la situazione peggiora a causa della propaganda nazista.

    Hans e costretto ad emigrare da parenti americani mentre i genitori decidono di rimanere a difendere la “loro patria” perché: “…non permetteremo che nessun bastardo austriaco ce la sottragga…”.

    I genitori di Hans moriranno in seguito suicidi per sfuggire alle persecuzioni naziste.

    Molti anni dopo Hans riceve una lettera dal suo vecchio liceo classico tedesco.

    Questa annunciava la raccolta di fondi per la costruzione di un monumento ai caduti in ricordo di tutti gli studenti morti nella seconda guerra mondiale, con allegato un libretto con tutti i nomi dei deceduti.

    Hans trova scritto anche il nome dell’amico Komradin con la scritta: “Implicato per il tentato omicidio di Hitler, Giustiziato ”; a questo punto Hans capisce di aver ritrovato un amico.



    COMMENTO



    Questo libro ad un significato molto profondo. Con una narrazione scorrevole e veloce, infatti, l’autore riesce a tra smetterci l’aridità dell’ideologia nazista che soffoca le relazioni umane e distrugge ogni sentimento.




    quando hitler rubò il coniglio rosa (come spiegare l'olocausto ai vostri figli


    Anna e' la protagonista del libro: ha 9 anni. Vive in Germania col
    babbo, la madre e il fratello. Sono ebrei, la loro vita scorre serena.. Di
    colpo sono costretti a fuggire in svizzera e poi in Francia a causa del
    razzismo. Scappano dalla loro vita tranquilla e vanno a vivere
    poveramente come esuli. Alla famiglia Kerr non importa molto essere
    poveri perche' a loro importa piu' la vita e soprattutto il futuro dei
    loro figli. A causa delle molte persecuzioni la famiglia si deve
    trasferire per la terza volta andando a vivere in Inghilterra.
    Dall'Inghilterra non si spostano piu' perche' li', anche se sono ebrei,
    vivono molto bene come una famiglia normale.
    Questo libro e' molto bello: la parte piu' interessante e' quando la
    famiglia si trasferisce dalla Germania alla svizzera perche' deve
    superare i controlli delle guardie di frontiera. Il lettore e' sempre in
    suspence perche' non sa mai se la famiglia riesce a superarli o no.
    Di questo libro non mi e' piaciuto il finale, perche' l'autrice ha scritto
    solo che i Kerr sono arrivati in Inghilterra, ma non spiega come la
    famiglia si trovi in quel nuovo stato, se i bambini si trovano bene e
    soprattutto se la famiglia, una volta la', puo' vivere tranquilla.
    Anche se a me personalmente non e' piaciuto il finale pero'
    ugualmente consiglierei di leggerlo. Il messaggio di questo libro e'
    molto importante: l'uguaglianza delle persone. Anche oggi a distanza
    di anni forse un po' di razzismo e' rimasto ma io spero che la gente
    capisca che n
     
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5 replies since 15/9/2011, 14:55   14296 views
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