Miria mia cugina e zia Anna

racconti erotici incesto

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    La delegazione della società giapponese che ha sottoscritto un accordo di collaborazione con la nostra azienda, mi ha tenuto occupato tutta la settimana. Mi è toccato fare la guida e l’intrattenitore dei delegati con le rispettive deliziosi mogli che erano l’interpreti dei loro mariti.

    Sono stato impegnato tutto il tempo fra Torino e Parma l’altra sede della fabbrica, rimanendo forzatamente separato dalla mia cara cuginetta, che mi manca ormai ogni minuto della giornata. Finalmente sto per godermi il sospirato week-end e potrò rivedere la mia dea.

    Sono ancora in pigiama, in cucina con mia madre che prepara la colazione. Mia mamma è all’oscuro della mia relazione con Miria la quale proprio in questo momento irrompe fra noi, più bella che mai, splendente fra i capelli scompigliati, con la sua solita allegra esuberanza.

    Mia madre è abituata alle entrate rumorose della sua deliziosa nipotina alla quale ha fatto da balia, fin da piccola, in assenza della madre occupata come segretaria direzionale tutto fare nell’azienda del marito dove l’ha conosciuto e sposato. Lei ventenne, lui quarantenne.

    L’ingresso gioioso di Miria porta sempre buon’umore come adesso. Corre verso mia madre, salutandola con un bacio. Si precipita verso di me abbracciandomi come al solito, ma nel baciarmi allunga una mano sotto il tavolo, dove non vista, afferra il membro che sta li tranquillo non aspettandosi siffatto stringente saluto.

    Mi afferra la mano e mi trascina fuori, esortandomi:
    “Vieni per piacere. Il mio PC si è bloccato. Vieni ad aiutarmi.”
    “Ma sono in pigiama.”
    “Chi vuoi che ti veda. In casa mia non c’è nessuno, i miei sono appena usciti.”

    Ho il tempo di lanciare un’occhiata di rassegnazione a mia madre che mi osserva divertita, dicendomi:
    “Fai presto, non hai fatto colazione.”

    Raggiungo, quasi trascinato, la camera di Miria, mi avvicino al P.C. spento.. ma mi sento chiamare con voce affannata:
    “Vieni, vieni qui subito.”
    Mi giro.
    Lo spettacolo è unico, paradisiaco, eccitante.

    La dea tutta nuda, sdraiata sulla schiena, sopra la folte chioma bionda, mostra il candore del suo corpo, le cosce di alabastro allargate, la fica aperta luccicante di umidità. L’ho già descritto quanto sia bella, negli altri episodi.

    Mi invita, perentoria:
    “Prendimi. Non ce la faccio più. Ti voglio subito..

    Sono a bocca aperta, questa bellezza mi blocca ma non il membro che istantaneamente forma una bozza voluminosa nel morbido pigiama. Me ne libero subito, non perdendo d’occhio lo spettacolo, eccitato più che mai dopo una settimana di astinenza forzata, mi precipito addosso alla dea nuda.

    Non occorrono preliminari. Il mio dardo, attirato come da una calamita, si fa strada intrufolandosi da solo, rigido nella fica vogliosa, calda e bagnata sprofondandoci fino all’elsa.

    Miria lo riceve come in un burro, tutto, con un lungo sospiro di soddisfazione.
    “Finalmente. Come mi è mancato. Ohhh come è bello averti dentro, amore mio.”
    “A chi lo dici,tesoro, non vedeva l’ora. In questa lunga settimana reclamava ogni attimo, sempre teso, da farmi male. Credo che le giapponesi se ne siano accorte, avranno pensato che fossero loro ad eccitarmi.”
    “Ohh lo sento. E’ grosso da riempirmi tutta. Fammi godere come una maiala. Sbattimi forte”” E’ su di giri.
    “Tienimi dentro Miria. Fermati un po’, è come essere in paradiso in questa fica magnifica. Com’è calda.”

    La femmina non riesce a stare ferma, è partita, si agita come un’ossessa e gode subito con un gemito profondo, inconfondibile. Mi fermo io, consapevole di non poterla inondare. Glielo dico. Lei è sorda, mi viene incontro con spinte più forti, si allaccia a me con le gambe tentando di bloccarmi e piantandomi le unghia nella schiena, gridando:
    “Ohh godo ancora. Vani. Ancora.”

    Faccio appena in tempo ad uscire da lei che mi guarda con disappunto per l’abbandono, ma è un attimo perché con uno scatto felino afferra il pene che sta per scoppiare e lo dirige verso la sua
    bocca spalancata ingoiando i fiotti intermittenti che non sembrano cessare. Lo trattiene più che può, lo succhia, lo lecca, lo masturba con la mano vellutata mentre con l’altra spreme i testicoli doloranti
    per la lunga astinenza.

    Il bastone riacquista il vigore fra le calde labbra e le carezze della cuginetta che contemplando l’opera eseguita con soddisfazione m’implora di nuovo:
    “Mettimelo dentro. Lo voglio ancora. Ho il fuoco dentro.”
    “Miria. Vuoi rimanere incinta? “
    Ma lei, con ghigno lussurioso, si gira in ginocchio piazzandomi davanti agli occhi il favoloso sedere esclamando più eccitata:
    “Prendimi così, sfondami.”

    Quale allettante invito, per me. Non mi controllo e punto decisamente il bastone al buco roseo, simile ad un fiore dischiuso sopra la fessura, e spingo… spingo entrando senza ostacoli.

    Miria emette un lungo lamento di dolore e di piacere, perché incita:
    “Oh dai, dai inculami così. E’ tremendo. E’ grosso.”
    Dopo pochi affondi lenti e lunghi gode ancora con un urlo soffocato imitata da me che mi scarico abbattendomi su di lei.

    Siamo disfatti per il veloce, violento, agitato, bramato amplesso. La passione, il desiderio represso per una settimana ci ha stravolto.

    Mi rialzo, lasciando Miria ancora spossata. Mi rivesto e mi dirigo a casa dove mi attende la colazione di cui sento il bisogno impellente.

    Mia madre è in cucina, mi guarda assorta, deve aver constatato il mio stato sbattuto. Mi dice ironica:

    “E’ stato faticoso sistemare il PC di Miria?”

    La guardo arrossendo come un bimbo colto in fallo. Tento di rispondere, ma lei continua:

    “Ho sempre saputo del debole di Miria per te. Non ne ha mai fatto misteri, fin da bambina. Ora è una ragazza bellissima, irresistibile e mi meravigliavo che tu non te ne fossi accorto. Sempre a caccia di ragazze che hai preso e buttate via. Da quando ti sei lasciata con Marcella, ti vedo sempre
    a casa, con Miria che ti gira intorno, appartati. Ma era proprio il suo PC che dovevi sistemare o…?”

    Si ferma e aspetta.
    Non reggo più:
    “Si mamma, sono pazza di Miria e lei di me. E’ così bella.”
    “Ma ti rendi conto? E’ tua cugina. E’ ancora così giovane. Come la prenderanno i suoi? Io non potrei che esserne contenta. Sai come le voglio bene.”
    “Anche zia Anna è contenta. Miria non le nasconde niente. Siamo tanto felici, non c’importa niente di essere cugini. Siamo fatti l’uno per l’altra.”
    “Si, state così bene insieme. Così belli. Ma sii saggio però. Tu sei un uomo. Miria dovrà laurearsi, sai come ci tengano i suoi.”
    “Anch’io mamma, non le sarò d’ostacolo, anzi l’aiuterò.”

    Ora abbiamo un altro alleato, l’amore fra me e Miria sarà più sicuro.

    Ricomincia la settimana di lavoro, l’impresa di mio zio amplia, l’affare con i giapponesi è importante ed oggi c’è una riunione con tutto lo staff dirigenziale e le maestranze, per mettere a punto la nuova strategia industriale.

    Sono in anticipo, nella grande sala delle riunioni, solo. Mi soffermo ad ammirare dall’ampie finestre il paesaggio sottostante in questa luminosa giornata settembrina, il fiume che sembra immobile ove si specchia il Monte dei Cappuccini avvolto dalla rigogliosa vegetazione della collina Torinese. E’ uno spettacolo affascinante e rilassante nello stesso tempo.

    Si apre la porta della sala e fa ingresso un’altra dea, zia Anna, la madre di Miria.

    Biondissima, viso di pesca, sorriso raggiante aperto, elegante, avvolta da una gonna aderente che termina sopra alle ginocchia. La camicetta contiene a stento il fantastico prosperoso seno. E’ un corpo perfetto, sensuale, nel pieno fulgore dei suoi 40 anni.

    La sua bellezza, insomma, ha lo splendore di una rosa al culmine della fioritura. E’ la copia di
    Miria, sua figlia. La differenza fra le due è nella maturità della madre, nelle forme più piene con due seni direi di quinta misura.

    Fin da bambino ho avuto impressi e sognato quei seni favolosi. Ne rimasi affascinato la prima e l’unica volta quando vidi la zia allattare al seno la neonata Miria.

    E’ un’immagine indimenticabile. Ricordo la giovane donna, bellissima, bionda, raggiante di gioia che teneramente guardava la sua creatura con quella boccuccia spalancata che riusciva con difficoltà a succhiare dal grosso capezzolo.

    Ogni volta che vedo la zia, gli occhi puntano istintivamente sui quei globi irresistibili. Lei è cosciente dello sguardo che attirano e mi fissa come sfidandomi, facendomi arrossire.

    Per togliermi dall’imbarazzo mi avvicino posandole un bacio sulla guancia ed aspirando il suo inebriante profumo le dico:

    “Zia sei splendida come sempre”
    “Grazie . Tu sei sempre in vena di complimenti” Mi risponde con un sorriso smagliante.
    “E’ la verità zia. Sei bellissima. Vedere te e vedere Miria è la stessa cosa, siete uguali come due gocce d’acqua.”
    “Allora corro il rischio di farti impazzire come lei? Devo stare attenta? Miria, lo sai che mi dice tutto, mi ha confidato cosa sei capace di farle”
    “Miria mi fa perdere la testa, tanto che è bella, e tu non sei da meno” Rispondo ridendo.

    “Quella ragazza è pazza di te. La vedo così felice, euforica. Sono un po’ preoccupata, però. Non vuole più andare all’università di Parma, per seguire quel corso particolare. Dice che non resisterebbe a stare lontano da te. Ma cosa le fai, malandrino?”

    “Non preoccuparti zia, anch’io ci tengo che segua quel corso. La convincerò, sai che mi ascolta.”

    “Ci conto. So che hai certi argomenti per convincerla. Beata lei.” Calca sull’ultima esclamazione sospirando. Zia Anna è una donna moderna, con la figlia ha un rapporto aperto come due intime amiche, si confidano tutto. Chissà cosa le racconta di me la cuginetta?

    La conversazione finisce qui, col sopraggiungere degli altri per la riunione.

    Nel pomeriggio incontro Miria che, dopo averla ammorbidita con il mio solido argomento, si convince a seguire il corso dell’università di Parma. In quella città potrà abitare nel vecchio alloggio dei nonni. Io, inoltre, almeno una volta alla settimana devo recarmi alla fabbrica di Parma, per il nuovo incarico affidatomi in seguito al contratto con i giapponesi.

    Miria si entusiasma per questa ultima novità:

    “Vani come sono contenta? Ci vedremo più spesso. Non potrei sopportare a lungo la tua lontananza. Cosa posso fare se ho sempre voglia di te?”
    “Anch’io Miria, ti terrei sempre fra le mia braccia. Ci vivrei in quella tua natura calda. Ma abbiamo anche altri doveri. Tua mamma sarà contenta della tua decisione.”
    “Si sarà contenta…ma la incaricherò di tenerti d’occhio…quando sarò lontana da te.” Mi risponde ridendo.
    “Miria. Tu sei la mia vita ormai. Desidero solo te.“
    “Veramente? Come mai, allora, guardi con certi occhi mia madre? Si vede quando scruti quelle tette.” Mi stuzzica.
    “Ma cosa pensi? Tua madre è bellissima, come te. Io l’ammiro. Poi con quel fisico non passa inosservata.”
    “Sii sincero. Te la faresti vero? Di lei non potrei essere gelosa.” “ Miria non scherzare. E’ la moglie di mio zio, tuo padre.”
    “Si, poverino, da quando ha subito quell’operazione lo scorso anno, so che non fa più l’amore con mia madre. Lei è ancora giovane , esuberante. “ mi risponde quasi rammaricandosi.
    “Miria, ma dove vuoi arrivare?”

    Mi guarda divertita e buttandomi le braccia al collo, cambia discorso:
    “ Verrai a trovarmi spesso a Parma? Vero? Altrimenti corro qui e sai cosa ti faccio.”

    “Tesoro, non correrò questo pericolo.“ Le rispondo, coprendola di baci. “ Ne riparleremo a tua madre, anzi il prossimo week-end. Ci recheremo insieme a lei a verificare l’alloggio di Parma per vedere cosa manca.”

    Lei è ancora più entusiasta.

    La settimana è finita. Sistemo ogni cosa in ufficio e mi dirigo verso quello di mia zia per accompagnarla a prendere Miria, a casa, per poi recarci a Parma, come d’accordo. Tutti gli impiegati sono andati via ormai ma anche l’ufficio di mia zia è vuoto. Mi aveva assicurato di aspettarmi. Sarà uscita prima..

    Prima di andare via, decido di recarmi un momento nel bagno vicino. Apro e vedo mia Zia Anna. E’ di fronte al grande specchio nell’antibagno, dove vedo riflessi i due seni meravigliosi che lei sta detergendo con una spugnetta. Rimango per un attimo incantato.

    Zia Anna si gira sorpresa tentando di coprire quei candidi globi con le mani..ma copre ben poco. Mi affretto a richiudere balbettando: “ Scusa Zia. Non sapevo fossi qui… ti credevo già via.” Dall’interno sento rispondere:
    “Vani. Entra ora, sono coperta.”

    Riapro, la copertura è solo un asciugamano sul petto, retto dalle punte delle dita. Lei di fronte a me, con un sorriso sensuale:

    “Ti sei spaventato? Ma non lo sei però quando me le guardi con quegli occhi verdi che si illuminano cambiando colore.”

    “Zia.. ma sei così bella. Non lo faccio apposta.”
    “Vuoi vederli più da vicino?”
    Senza attendere conferma lascia i lembi dell’asciugamano che, cadendo, libera alla mia vista i due seni prosperosi da me solo sempre immaginati tanto da essere nella mia mente quasi leggendari.

    Sono di un candore sfolgorante, troppo pieni e si protendono in tutta la propria opulenza, come se fossero rigonfi di latte. I capezzoli sono due nocciole cinte dall’aureola più scura. Sono emozionato, molto emozionato. Un impulso irresistibile mi spinge a sprofondarci contro la mia faccia, cercando con avidità un capezzolo infilandolo nella bocca che si riempie.

    Lei ansima e mi stringe teneramente la testa contro di lei e mi incita: “ Succhia..succhia..oh che brividi che mi dai.”

    Io non connetto più, sono partito in quarta. Le mani s’impadroniscono dei seni , giocando con l’altro capezzolo turgido, non occupato dalla bocca vorace.

    Sento le sue dita trafficare con la cintura dei pantaloni che non contengono più la colossale erezione in atto.

    Riesce a liberare il membro che svetta potente che zia Anna accarezza salendo dai testicoli alla punta. Esclama con meraviglia:
    “Ma è magnifico, enorme. Fammelo vedere.”

    Così dicendo si abbassa lasciandomi le mani e la bocca orfani di quelle poppe fenomenali.

    “Vani. Ma è più bello di quanto me lo abbia decantato Mira. E’ eccezionale. Uhmmm appoggialo qui.” Mi invita racchiudendo il pene fra il solco dei seni avvolgendolo in quella massa morbida, liscia, calda, masturbandolo con lentezza.

    E’ una sensazione indescrivibile mai provata fino allora.

    Quel movimento, diretto con maestria, da quella femmina eccezionale mi sta portando in estasi. Sempre lentamente inghiotte tra i seni la mazza paonazza, andando su e giu. Quando i seni vanno giù, china il capo imboccando la cappella che fuoriesce avvolgendola con le labbra caldo umide. E’ irresistibile, non ci metto molto e:
    “Sto per godere. … Ziaa.”

    Lei pronta, afferra l’asta con due mani e la infila in bocca, ricevendo tutta la linfa che quella eccezionale chiavata fra le tette ha prodotto. Ingoia, lecca diligentemente, soppesa i testicoli sgonfi.. poi piagnucola:
    “Mi hai lasciato la brace dentro. In qualche modo devi spegnerla.”

    Sono consapevole della sua eccitazione. La sollevo di peso, la siedo sull’ampia mensola, le allargo le cosce piene. Le mani corrono veloci sotto il velo dello slip. Il sesso è fradicio, pronto ad accogliere le mie dita che la penetrano in profondità. Sfilo gli slip, ultimo baluardo e rimiro una fica meravigliosa, insolita per me. I peli biondi contornano il pube, le due grandi labbra sono aperte ad ala di farfalla, nel triangolo alla sommità fuoriesce, come un piccolo pene, il clitoride rigido. Allargo quei petali ed affondo la faccia dentro l’apertura rosea spalancandovi la bocca. Con la lingua comincio a giocare con i biondi peli, lambisco la tenere carne delle cosce, corro con la lingua sulle labbra frementi, lambisco il clitoride, la insinuo nella cavità saettandola.

    Dalle labbra di zia Anna escono gemiti e lamenti di piacere mentre il movimento dei suoi fianchi assecondano il ritmo delle mie carezze.

    Le sue mani afferrano la mia testa come per premere ed indurmi a colpire di più nella sua calda tana di carne, nel contempo mi accarezza i capelli, la nuca. Intanto i suoi gemiti diventano un rantolo con un profondo lamento liberatorio. Mi sorprende la quantità del suo fluido e dell’intensità del suo orgasmo.

    “Oh come godo... Non ho mai goduto così” Sussurra sospirando.
    “Vani.. sei fantastico.. non credevo alle parole di Miria, quando mi racconta con entusiasmo le tue qualità. Sei meraviglioso. Vieni qui che ti bacio.”

    Mi rialza e mi afferra la bocca fra le sue labbra in un bacio appassionato, assaporando i suoi stessi umori di cui sono intrise le mia labbra.

    Mi stringe a se e mi confida:
    “Devo ringraziare Miria, sai. Mi ha dato il permesso altrimenti non avrei potuto”

    Ora capisco, era tutto programmato. Sorrido soddisfatto e fremo al pensiero di cosa mi aspetta dalle due valchirie.
    Zia Anna prosegue:
    “E’ tanto che non godo così… oh come vorrei sentirmi dentro quel tuo coso favoloso.”

    Così dicendo mi passa una mano sulla nuca per indurmi a stringermi più vicino a lei sui due seni che fanno da cuscini. Si muove dalla posizione scomoda e s’inginocchia sul tappeto del bagno, per rimirare da vicino il mio pene pendulo, a riposo.

    Lo lambisce con tenerezza con la bocca socchiusa, lo avvolge fra le labbra, con la lingua comincia a turbinare intorno all’ex dormiente, mentre la mano accompagna i movimenti della lingua stessa.

    Ora il pene s’ingrossa a dismisura, lei lo ammira. Mi attira alla sua altezza invitandomi a stendermi con lei senza lasciare il fallo enorme fra le sue mani. Ha lo sguardo languido, esaltato dal desiderio. Si stende a braccia aperte e m’invita con eccitazione:
    “Non resisto più.. voglio sentirlo quel dardo. Non sto più nella pelle… mettimelo dentro.”

    Mi sollevo, comincio a carezzarle le caviglie. Le bacio le ginocchia, poi le cosce sollevandole la gonna che non si è tolta, liberando così il pube biondo, gonfio. Le bacio l’inguine, poi mi avvicino alla sua natura calda che sta palpitando.

    Ha atteso troppo. Mi accorgo della sua impazienza. Mi prega implorandomi: “ Vieni… Vieni.”
    Mi sollevo un po’ piazzandomi fra le sue cosce spalancate, lei stessa afferra il membro con
    bramosia e lo indirizza fra le ali calde e con un colpo di reni mi viene incontro lasciandosi penetrare tutta.

    Sono sorpreso della facilità di come si avvolge intorno a me. Avverto le pareti della fica adattarsi all’invasore perfettamente. Accompagna i miei movimenti lentamente, mentre il suo respiro diventa più veloce, le sue gambe avvolte ad anello intorno alle mie anche non mollano la presa. Sento i suoi seni appiattirsi sul mio torace con i due capezzoli duri che puntano con forza.

    Vorrei toccarlo ancora quel seno, baciarlo. Glielo faccio capire. Mi agevola nel girarmi. Ora lei e sopra di me assorbendo di più il fallo prepotente.

    Le afferro i seni dirigendo con essi i suoi movimenti.

    E’ stupenda la sua espressione in estasi, mentre non contiene i lamenti di immenso piacere che prova. Mi siedo senza perderla, attiro le tette verso la mia bocca, imbocco un capezzolo enorme e succhio con gusto.

    Il suo piacere aumenta, mi cavalca come sulla schiena di un puledro a galoppo. Andando a farsi urtare fino all’imbocco dell’utero. Ondate di brividi mi percuotono lungo il pene eretto da farmi male in quell’antro infuocato. Aspetto con ansia il suo godimento finale per unirmi a lei, ma sembra che non arrivi mai, lei lo
    ritarda all’infinito. Vuole allungare questo piacere che si vede come gusta dall’espressione del
    viso, dai gemiti lamentosi.

    Ma ecco che lancia un grido di doloroso piacere reclinandosi all’indietro mentre l’orgasmo l’invade e la sua vulva pulsante, con tremiti violenti, comincia a stringere il membro che incapace a resistere ancora la segue andando a mischiare i fiotti caldi al suo fluido abbondante che già scorre sui testicoli.

    Ansima, sospira, si compiace:
    “Che magnificenza. Sei divino, non sapevo che si potesse godere così. Oh Vani sei immenso.“ Sospira.

    Si china verso di me e mi dona un bacio di gratitudine.

    Rimaniamo abbracciati, lei seduta sulle mia gambe infilata dal mio pene fino a quando rallenta il turgore.

    Ci solleviamo, mentre mi dice:
    “Come è tardi, dobbiamo andare, Miria ci aspetta. Ma non finisce qui, vero?”
     
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