Esperienze cinesi

racconti erotici lesbo

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar
    Group
    Member
    Posts
    11,439

    Status
    Mio figlio, per tenermi lontana da sua moglie, dalla quale si sta separando, per paura che io le dia dei soldi, mi ha portato con se in un viaggio d’affari in Cina dove, a Shangai, avevo fatto le stesse cose che una donna ricca fa qui in Italia, compreso il massaggio tonico e rilassante. Ero coricata prona, con le natiche coperte dall’asciugamano e la seduta volgeva al termine, quando sentii il leggero passaggio di un delicato polpastrello, che partendo dal clitoride accarezzava le piccole labbra della mia vagina e si soffermava sul buchino grinzoso, dandomi un brivido di piacere. Non avevo alcuna reputazione da salvaguardare, allora sospirai voluttuosamente, ben sapendo che la mia seduttrice aspettava soltanto il mio segnale, per proseguire.
    Con mio marito era sempre stata una questione di sveltine, cazzo in fica a letto, qualche pompino mentre vedevamo la TV e poiché economicamente dipendevo da lui, mi aveva regalato un vibratore, facendomi capire che gli unici tradimenti che potevo permettermi erano quelli col vibro come partner e per anni i miei orgasmi li avevo avuti soltanto con loro, poiché me ne regalava uno da aggiungere alla mia ricca collezione a ogni ricorrenza dell’Epifania, poi finalmente la vecchina con la falce se l’era preso, io ero diventata padrona di considerevoli sostanze, tuttavia ormai avevo superato e di molto i cinquant’anni. Adesso però sentivo il dito della massaggiatrice che passeggiava dentro il solco delle natiche, una leggera pressione quando raggiungeva il foro grinzoso, che fino a quel momento aveva solo provato il contatto con la carta igienica, desideravo provare l’ebbrezza della penetrazione che però lei non s’azzardava a fare e allora allungai la mano all’indietro, le ghermii il polso e la costrinsi a infilarmi la falange nel culo e fu l’imput che scatenò la sua lussuria. Mi rivoltò in posizione supina, intinse le dita dell’altra mano nella ciotola dell’olio profumato e trasformò la mia vagina in una sorgente di orgasmi che si susseguivano a ritmi intermittenti. «Kiss, kiss mi!» L’implorai e allora, la stessa mano che mi aveva violato il culo, divenne padrona della mia vulva che scopava freneticamente con quattro dita, intanto che si chinava a regalarmi la sua lingua e stringeva fra il pollice e l’indice un mio capezzolo, procurandomi quel tipo di dolore che aumenta l’intensità del piacere. Rasentai il deliquio, quando avvertendo che stavo per raggiungere l’orgasmo supremo, scollò dalla mia, la sua bocca che sostituì la mano, che a sua volta si trasferì nel culo e spinse il dito in profondità. I suoi movimenti avevano un sincronismo perfetto, mi faceva sempre sentire sull’orlo del devastante piacere che sarebbe deflagrato quando avrebbe voluto lei. Le dita strizzavano prima l’uno poi l’altro capezzolo tirandoli verso l’alto, la bocca sul clitoride sfoggiava tutte le carezze labiali provate su centinaia di fiche, la lingua agiva indisturbata, accarezzando il clitoride per poi spingersi rigida dentro, simile al becco di un picchio che colpisce ripetutamente un tronco d’albero. Mai avrei creduto che l’ano potesse donarmi sensazioni così struggenti e lei lo sapeva bene, perché nell’attimo che avvertì il culmine della mia eccitazione, tralasciò l’azione su capezzoli e vagina per farmi spostare l’attenzione sul suo dito, che mi regalò uno straordinario orgasmo di culo. Lo tenne dentro intanto che ritornava a baciarmi trasferendomi nelle papille gustative, il sapore dei miei umori, mischiati a quello dell’olio profumato. Quando i battiti del mio cuore tornarono lentamente alla normalità, mi sfilò lentamente il dito, dallo sfintere, poi me lo infilò in bocca senza curarsi di pulirlo dai residui dei miei escrementi; questa imposizione, abbinata allo sguardo magnetico che m’indirizzò, mi fece capire che ormai ero diventata, sua.
    Quella sera stessa volle farmi divertire senza il timore che mi depredassero, quindi mi proibì d’indossare abiti griffati e gioielli e di portare soldi, l’avrei rimborsata al ritorno. In un negozio, identico alle migliaia che ci sono in Italia, avevamo comprato per me una minigonna, una t-shirt, scarpe da mettere senza calzini e un giubbino di finta pelle. Riflessa nello specchio vidi l’immagine di una patetica sessantatreenne.
    Waton fritti, involtini primavera, pollo alle mandorle e maiale in agrodolce, frittelle dolci alla frutta e la mia accompagnatrice rise quando le dissi che il menu era identico a quelli dei ristoranti cinesi della mia città. Dopo aver cenato, c’inoltrammo in un meandro di stradine, lei bussò a una porta, spioncino che si apriva, breve pausa, entrammo e feci la mia prima e unica esperienza in un locale per sole donne.
    Mi portò in un vano in penombra, dove c’era soltanto un grande letto, mi spogliò, mi fece allungare, iniziò a baciarmi e non avvertii nessun rumore solo mi sentii prendere delicatamente un piede, poi sotto la pianta dello stesso, percepii la morbidezza di un seno, infine la piacevole sorpresa di una bocca e di una lingua che succhiavano e lambivano prima l’una, poi l’altra delle mie estremità. Mi aspettavo che colei che se ne occupava avrebbe smesso e invece avvertii la presenza di una terza persona che s’allungò alla mia destra e si prese cura dei miei seni, deliziandoli con le mani e con la bocca. Vivevo l’inconcepibile ero certa di sognare perché mai avrei creduto, non solo di fare sesso con una donna, ma addirittura farlo con tre, era per me un fanta-porno-film. L’ultima arrivata mi fece mettere in ginocchio e si posizionò sotto di me a sessantanove, non avevo mai leccato la fica a una donna eppure lo feci con naturalezza ripetendo con la mia lingua sulla sua, gli stessi movimenti che la sua faceva su di me e intanto la mia accompagnatrice si sistemò in modo che io potessi masturbarla: stavo facendo il mio primo sessantanove con una donna, ne masturbavo un’altra e una terza stava baciando, leccando e succhiandomi i piedi. Improvvisamente sentii una lingua calda e ruvida che si prendeva cura del mio culo. Credevo che un dito nell’ano fosse il massimo ma neppure immaginavo quali sensazioni inebrianti potesse dare una lingua esperta che lo leccava e che cercava d’intrufolarsi dentro, allora lo dilatai perché potesse penetrarlo. Nel frattempo la mia iniziatrice fece lo stesso col culo di colei che era sotto di me. Era bella la sensazione che mi davano i piedi così sapientemente succhiati sublime quella della lingua che giocava col mio culo, intanto che quattro dita s’infilavano nella fica cercando di fare entrare tutta la mano allora, smisi un attimo di leccare per dire:«Yes, yes!!!» Un dolore intenso ma di breve durata mi deflagrò nella vagina che accolse la mano che si chiuse a pugno, e col dito medio teso che mi martellava l’utero, iniziò a scoparmela, roteando il polso. Era davvero troppo e urlai il mio godimento nella fica che stavo lappando, ricevendo in bocca ripetuti getti di un qualcosa di vischioso, che sicuramente non era urina.
    Mi accorsi che i miei piedi non erano più oggetto d’interesse, la mano uscì dalla vagina lasciandomi un vuoto dentro, poi sentii violarmi l’ano, allungai la mano all’indietro per scoprire che di trattava un pene, tuttavia nello stato di massima eccitazione in cui ero non mi formalizzai, anzi lo aiutai nella penetrazione. Il glande entro con relativa facilità così come la rimanente parte del cazzo, poi il sodomizzatore iniziò a scoparmi con intensità, si abbassò su di me e mi sorprese la pressione delle sue tette schiacciate sulla mia schiena. Un uomo con le tette? Mi andava bene qualsiasi cosa, ormai il culo era diventato l’epicentro dei miei orgasmi, che si sovrapponevano l’uno all’altro a ritmi vertiginosi.
    Questi giochi si protrassero per i rimanenti ventuno giorni che rimanemmo a Shangai dove spesi molto ma molto di più, di quanto avrei potuto dare a mia nuora.
    Tornai a casa certa che avrei trascinato nelle mie stravaganze erotiche, Brunella, Carolina e Daniela, le amiche del "bridge", erano tre candelotti di dinamite pronti a esplodere, che aspettavano soltanto che si desse fuoco alle micce… fu propio per quello scopo che feci una buona scorta di accendini.
     
    Top
    .
0 replies since 29/5/2017, 09:57   1156 views
  Share  
.