Parafrasi Adelchi coro atto IV Morte di Ermengarda

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  1. uno
     
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    e' 1 classiko ke i prof moderni non spieghino <_< ne ho fatto 1 pezzettino, forse entro stasera termino di "tradurre", e non so se vada bene :unsure: ...xke' neppure a me l'hanno spiegata :P , poi Manzoni non mi piace x nulla :sick:

    Sparsa le trecce morbide
    su l'affannoso petto,
    lenta le palme, e rorida
    di morte il bianco aspetto,
    giace la pia, col tremolo
    guardo cercando il ciel.

    con le morbide trecce sciolte sul petto ansimante giace la povera Ermengarda con le mani abbandonate e col pallido viso bagnato dal sudore della morte e con lo sguardo tremolante rivolto verso il cielo, a cercare la pace della vita eterna

    Cessa il compianto: unanime
    s'innalza una preghiera:
    calata in su la gelida
    fronte una man leggiera
    su la pupilla cerula
    stende l'estremo vel.

    la mano dell'angelo della morte, anzi della morte stessa appoggiata sulla fronte fredda stende l'ultimo saluto sulla pupilla semichiusa, muore e una preghiera unanime delle suore s'innalza

    Sgombra, o gentil, dall'ansia
    mente i terrestri ardori;
    leva all'Eterno un candido
    pensier d'offerta, e muori:
    fuor della vita è il termine
    del lungo tuo martir.

    (parla il Manzoni) libera la mente tormentata dalle passioni terrene, rivolgi a Dio un pensiero puro di te stessa,dei tuoi tormenti, e muori; fuori della vita e' la liberazione dal lungo martirio

    Tal della mesta, immobile
    era quaggiuso il fato,
    sempre un obblìo di chiedere
    che le saria negato,
    e al Dio dei santi ascendere
    santa del suo patir.

    l'infelice Ermengarda, il destino immutabile era quaggiu in Terra sempre un obbligo di chiedere cosa le sara' negato, e fatta santa del suo dolore salire a Dio


    Ahi! nelle insonni tenebre,
    pei claustri
    solitari,
    fra il canto delle vergini,
    ai supplicati altari,
    sempre al pensier tornavano
    gli irrevocati dì;

    ...nell'oscurita' di un sonno mancato, per i chiostri solitari fra il canto delle suore ai supplicati altari le tornavano sempre in mente i giorni felici dell'amore

    quando ancor cara, improvida
    d'un avvenir mal fido,
    ebbra spirò le vivide
    aure del Franco lido,
    e fra le nuore Saliche
    invidiata uscì :
    quando da un poggio aereo
    il biondo crin gemmata
    vedea nel pian discorrer
    la caccia affaccendata
    e su le sciolte redini
    chino il chiomato sir;

    quando ancora cara al cuore di Carlo ignara di un destino crudele, ebbra di passionale felicita' respiro' l'aria del lido Franco, e fra i rami germanici apparve invidiata, quando col diadema sui capelli biondi guardava correre a cavallo da un alto poggio il cacciatore dai lunghi capelli

    e dietro a lui la furia
    dei corridor fumanti;
    e lo sbandarsi, e il rapi redir
    dei veltri ansanti
    e dai tentati triboli
    l'irto cinghiale uscir;

    e dietro a lui (riferito al "chino chiomato" della strofa precedente) la fretta e lo sbandarsi dei cavalli fradici di sudore e il veloce ritornare dei cani da caccia ansimanti e dai fitti cespugli uscire il cinghiale ferito (irto?)


    e la battuta polvere
    rigar di sangue, còlto
    dal regio stral: la tenera
    alle donzelle il volto
    torcea repente, pallida
    d'amabile terror.

    e la polvere calpestata sporca di sangue per il colpito a morte dalla freccia del re faceva impallidire di un graziato terrore il volto alle donzelle
     
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21 replies since 14/10/2007, 20:45   112121 views
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