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uno.
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e' 1 classiko ke i prof moderni non spieghino ne ho fatto 1 pezzettino, forse entro stasera termino di "tradurre", e non so se vada bene ...xke' neppure a me l'hanno spiegata , poi Manzoni non mi piace x nulla
Sparsa le trecce morbide
su l'affannoso petto,
lenta le palme, e rorida
di morte il bianco aspetto,
giace la pia, col tremolo
guardo cercando il ciel.
con le morbide trecce sciolte sul petto ansimante giace la povera Ermengarda con le mani abbandonate e col pallido viso bagnato dal sudore della morte e con lo sguardo tremolante rivolto verso il cielo, a cercare la pace della vita eterna
Cessa il compianto: unanime
s'innalza una preghiera:
calata in su la gelida
fronte una man leggiera
su la pupilla cerula
stende l'estremo vel.
la mano dell'angelo della morte, anzi della morte stessa appoggiata sulla fronte fredda stende l'ultimo saluto sulla pupilla semichiusa, muore e una preghiera unanime delle suore s'innalza
Sgombra, o gentil, dall'ansia
mente i terrestri ardori;
leva all'Eterno un candido
pensier d'offerta, e muori:
fuor della vita è il termine
del lungo tuo martir.
(parla il Manzoni) libera la mente tormentata dalle passioni terrene, rivolgi a Dio un pensiero puro di te stessa,dei tuoi tormenti, e muori; fuori della vita e' la liberazione dal lungo martirio
Tal della mesta, immobile
era quaggiuso il fato,
sempre un obblìo di chiedere
che le saria negato,
e al Dio dei santi ascendere
santa del suo patir.
l'infelice Ermengarda, il destino immutabile era quaggiu in Terra sempre un obbligo di chiedere cosa le sara' negato, e fatta santa del suo dolore salire a Dio
Ahi! nelle insonni tenebre,
pei claustri
solitari,
fra il canto delle vergini,
ai supplicati altari,
sempre al pensier tornavano
gli irrevocati dì;
...nell'oscurita' di un sonno mancato, per i chiostri solitari fra il canto delle suore ai supplicati altari le tornavano sempre in mente i giorni felici dell'amore
quando ancor cara, improvida
d'un avvenir mal fido,
ebbra spirò le vivide
aure del Franco lido,
e fra le nuore Saliche
invidiata uscì :
quando da un poggio aereo
il biondo crin gemmata
vedea nel pian discorrer
la caccia affaccendata
e su le sciolte redini
chino il chiomato sir;
quando ancora cara al cuore di Carlo ignara di un destino crudele, ebbra di passionale felicita' respiro' l'aria del lido Franco, e fra i rami germanici apparve invidiata, quando col diadema sui capelli biondi guardava correre a cavallo da un alto poggio il cacciatore dai lunghi capelli
e dietro a lui la furia
dei corridor fumanti;
e lo sbandarsi, e il rapi redir
dei veltri ansanti
e dai tentati triboli
l'irto cinghiale uscir;
e dietro a lui (riferito al "chino chiomato" della strofa precedente) la fretta e lo sbandarsi dei cavalli fradici di sudore e il veloce ritornare dei cani da caccia ansimanti e dai fitti cespugli uscire il cinghiale ferito (irto?)
e la battuta polvere
rigar di sangue, còlto
dal regio stral: la tenera
alle donzelle il volto
torcea repente, pallida
d'amabile terror.
e la polvere calpestata sporca di sangue per il colpito a morte dalla freccia del re faceva impallidire di un graziato terrore il volto alle donzelle.