L'assiuolo di Pascoli - parafrasi

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  1. seaborg
     
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    Salve gente di Geniv , mi servirebbe la parafrasi della poesia di giovanni pascoli "L'assiuolo"... aiutatemi.....se trovate anke i commento e anke meglio, ma più importante la parafrasi. grazie ciao..
     
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  2. ||max||
     
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    qui trovi la versione gia in prosa

    http://www.bibliolab.it/pascoli/L27ASSIUOLO.html

    commento

    Giovanni Pascoli, L'ASSIUOLO

    L'Assiuolo di Giovanni Pascoli (1855-1912) è tratto da Myricae, poesie con pochi versi in cui vengono descritti aspetti umili della vita quotidiana. In questa lirica c'è un quadro statico del paesaggio, l'autore si serve della natura per mandare un proprio messaggio e ci sono molti elementi che hanno un valore simbolico. La poesia è dedicata all'assiuolo, un piccolo predatore notturno con la fama di portatore di sventura e il suo canto è reso con una onomatopea cioè un insieme di suoni che imita un rumore. L'idea di mistero che domina la poesia è dovuta a vari elementi naturali come la nebbia, la luna che non c'è, il nero di nubi e l'assenza di uno schema logico: tutto ciò da alla poesia una sensazione di angoscia e inquietudine.
    I versi sono novenari con, alla fine, un suono monosillabico e onomatopeico CHIU' che è significativo, Pascoli ha voluto metterlo in risalto. Quello che Pascoli prova in questa poesia è il presagio di morte come dice nell'ultima strofa. "e c'era quel pianto di morte".
    Questa poesia comunica angoscia e inquietudine attraverso elementi naturali del paesaggio.
     
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  3. uno
     
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    io ho trovato l'analisi testuale dell'assiuolo di pascoli :( la posto lo stesso dato ke l'argomento e' aperto magari servira' a qualkuno

    Componimento tratto da “Myricae” formato da tre strofe di otto versi, i primi sette dei quali sono novenari piani mentre l’ultimo è un monosillabo ed è uguale in ogni strofa: ognuna di esse si può dividere in due parti in rima alternata.
    In una notte di luna s’ode il verso dell’assiuolo, in climax (voce-singulto-pianto); si avverte un senso di mistero provocato dalla luna, che fa luce ma non si vede, e dalla voce, la cui provenienza è ignota. Il paesaggio notturno è illuminato, appunto, da un pallido chiarore lunare; il grido dell’assiuolo è ritmico e ripetitivo; altri rumori sono lo stormire del vento, lo squassare delle cavallette, il cullare del mare, il fru fru fra le fratte. La poesia si conclude senza che nulla accada: è una registrazione di sensazioni visive e uditive.
    Il rumore della notte e il grido lontano rappresentano i lutti che hanno funestato la vita del poeta e i morti che non possono più tornare, e la morte che incombe su di lui. Ciò non è detto esplicitamente in un discorso logicamente strutturato: è alluso con una rete d’immagini, con la densità del linguaggio (ad esempio, alba di perla) e con espressioni analogiche.

    L’assiuolo 1

    Dov’era la luna? 2 ché il cielo 3
    notava in un’alba di perla, 4
    ed ergersi il mandorlo e il melo 5
    parevano a meglio vederla.
    Venivano soffi di lampi 6
    da un nero di nubi laggiù; 7
    veniva una voce dai campi: 8
    chiù . . .9
    Le stelle lucevano rare 10
    tra mezzo alla nebbia di latte: 11
    sentivo il cullare del mare, 12
    sentivo un fru fru tra le fratte; 13
    sentivo nel cuore un sussulto, 14
    com’eco d’un grido che fu. 15
    Sonava lontano il singulto: 16
    chiù . . .17

    Su tutte le lucide vette
    tremava un sospiro di vento: 18
    squassavano le cavallette 19
    finissimi sistri d’argento 20
    (tintinni a invisibili porte 21
    che forse non s’aprono più? . . .); 22

    e c’era quel pianto di morte. . . 23
    chiù . . . 24

    analisi testuale

    1 Il referente di questa lirica è,come evidente anche dal titolo,l’assiuolo. L'assiuolo è un rapace notturno spesso presente nella poesia di Pascoli e generalmente sentito - come d'altra parte nella tradizione popolare – quale presagio di morte.
    2 Dal punto di vista sintattico la lirica si apre con un’interrogazione che l’autore sembra rivolgere a sé stesso;ciò è insolito. Forse Pascoli inserisce questa interrogazione per creare una sorta di struttura circolare(infatti l’ultima strofa della lirica,dove è appunto presente,anche se tra parentesi, un’altra interrogazione, rimanda alla strofa d’apertura).L’autore si chiede dove sia la luna che non riesce a trovare perché nascosta dal colore perlaceo dell’alba
    3 Questa frase non è una principale ma una subordinata causale. L’esordio di questa poesia infatti non è tradizionale ma risulta sintatticamente complesso.
    4 Il poeta per ricreare un’idea di indeterminatezza e di vago ricorre a vari sintagmi come ad esempio “alba di perla”che starebbe ad indicare un’alba dal colore perlaceo. La qualità diventa quindi una sostanza e si passa da un concetto determinato ad uno vago ed indeterminato:la qualità è determinata dai sostantivi. Viene esasperato tutto ciò che è legato al concetto di indeterminatezza.
    5 Attraverso la figura degli alberi il poeta si concentra per la prima volta su un elemento concreto del paesaggio infatti nel primo verso l’attenzione era stata concentrata prima sulla luna e poi sul cielo;Pascoli passa quindi da una realtà astratta ad una concreta. Nel terzo verso infatti compaiono anche gli alberi che sembrano sollevarsi per vedere meglio la luna. Questa immagine rende più reale il paesaggio notturno.
    6 Il sintagma “soffi di lampi” è usato dal poeta ancora per dilatare tutto ciò che è indeterminato. Dal punto di vista della retorica siamo in presenza di una sinestesia;la sinestesia è l’accostamento di 2 concetti che rimandano a sfere sensoriali differenti, in questo caso una sensazione visiva, il lampo, e una sensazione auditiva, olfattiva:il soffio.
    7 Ugualmente il sintagma “nero di nubi” è un altro espediente per sottolineare l’idea di indeterminatezza. Il verso si conclude con una parola tronca in rima con chiù:laggiù. Questa parola potrebbe alludere sia ad una sfera geografica ma potrebbe avere anche un significato connotativo infatti potrebbe rimandare anche all’aldilà e quindi alla morte. Inoltre la presenza del suono U,vocale scura,rimanda ad una sfera tetra e cupa.
    8 La voce dai campi si riferisce come esplicano i due punti al chiù. Questo verso è il primo termine di una climax che comprende i termini “una voce dai campi” “il singulto” “quel pianto di morte”
    9 Onomatopea che rappresenta il canto dell’assiuolo che per tradizione è presagio di morte. Pascoli utilizza molto spesso delle figure legate al suono infatti questa poesia appartiene al movimento del decadentismo. La poetica di questo periodo è caratterizzata dal fonosimbolismo infatti gli autori che vi aderivano pensavano che la realtà non fosse comunicabile attraverso la ragione ma tramite le sensazioni,i suoni;il questa poesia il significante,che è appunto irrazionale,assume un’importanza superiore rispetto al significato e questo avviene anche per la parola chiù. Vi è quindi una prevalenza di campi sensoriali a discapito della ragione.
    10 Il riferimento alle stelle realizza il contrasto tra l’indeterminatezza di questa e della nebbia e la determinatezza del suono del mare e del fru-fru ai versi successivi.
    11 Questo è un altro sintagma che esalta l’indeterminatezza,viene mascherata una similitudine infatti parafrasata l’espressione “nebbia di latte” corrisponderebbe a nebbia bianca come il latte. I due punti in fine di verso hanno non più una funzione esplicativa come nel caso precedente ma una funzione di passaggio infatti nei versi successivi il paesaggio viene interiorizzato ed emerge l’io del poeta con sottili riferimenti alla sua vita (vedi l’uccisione del padre e la morte della madre e di una sorella).
    12 È il primo riferimento nella strofa ad una realtà concreta e determinata in contrasto con le stelle e la nebbia;il “cullare del mare” sottintende una similitudine relativa al rumore sentito. All’inizio del verso si ha una anafora infatti viene ripetuto anche nei 2 versi successivi il verbo SENTIVO che chiama in causa in prima persona il poeta e attribuisce al nucleo centrale della strofa un carattere paratattito forse per dare maggior immediatezza e incisività al testo.
    13 Continua l’anafora basata sul valore ambiguo del verbo sentire che può essere legato sia all’interiorità che ad una sensazione uditiva non a caso il fru fru che ha carattere onomatopeico è una sensazione legata all’udito. Prevale ancora in fru-fru il suono scuro U che rimanda al pessimismo;inoltre fru-fru è anche dal punto di vista della retorica un’allitterazione e dal punto di vista sintattico una parola pre-grammaticale.
    14 Continua l’anafora questa volta legata ad un sentire interiore del poeta con un riferimento alla sua vita e in particolare alla morte del padre avvenuta in circostanze misteriose
    15 Vi è una similitudine che paragona le sensazioni sia percettive che interiori che il poeta sente ad “un eco d’un grido che fu” il riferimento è proprio alla morte del padre. L’ultima parola del verso,come nella strofa precedente,rima con chiù;il verbo rimanda sempre alla morte e al passato. Il grido di cui il poeta parla probabilmente è un grido di dolore.
    16 È il secondo elemento della climax –iniziata al verso 7- rispetto al primo elemento della climax l’articolo che accompagna il termine singulto è determinativo come se il poeta dentro di sé avesse riconosciuto e reso più determinato quello che sentiva prima solo come un eco lontano. Inoltre” una voce dai campi” si è trasformata nel “il singulto”come a sottolineare il dolore del poeta.
    17 Viene ripetuto nuovamente chiù ancora in riferimento alla morte (onomatopea)
    18 Si deve notare la funzione di passaggio dei due punti
    19 In italiano squassavano è una voce onomatopeica che rimanda allo scuotere rumoroso delle ali delle cavallette
    20 Il riferimento ai sistri, antichi strumenti egiziani simili ai sonagli ,rimanda al passato e quindi implicitamente alla morte.
    21 La presenza delle parentesi in un testo poetico è molto rara ma in questo caso le parentesi hanno una funzione enfatica. Le porte rimandano ancora all’indeterminatezza ed hanno una valenza metaforica potrebbero simboleggiare le porte dell’aldilà e quindi alluderebbero ad un dubbio che il poeta ha riguardo l’esistenza di quest’ultimo (infatti le porte non si aprono più)
    22 Questo verso è enfatizzato dall’utilizzo della punteggiatura;l’interrogazione rimanda alla prima strofa,lasciando il lettore nel dubbio e nell’indeterminatezza. Viene ripresa quindi la prima strofa in una sorta di struttura ad anello. L’ultima parola del verso più rima con chiù e rimanda quindi alla morte infatti rappresenta la negazione del non ritorno.
    23 Questo è il terzo e ultimo termine della climax: il singulto è ormai un “pianto di morte”infondendo nel lettore un senso di mistero ma soprattutto di morte.
    24 In chiusura si fa ancora riferimento al chiù onomatopeico per riprendere il filo conduttore della lirica che è appunto il canto dell’assiuolo. I puntini sospensivi lasciano al lettore un dubbio,un’indeterminatezza.

    DAL PUNTO DI VISTA SINTATTICO LA LIRICA E’ COMPOSTA DA 3 DOPPIE QUARTINE DI NOVENARI A RIME ALTERNATE (A-B-A-B-C-D-C-D). PER NOVENERIO SI INTENDE UN VERSO CHE PRESENTA L’ULTIMO ACCENTO TONICO SULL’OTTAVA SILLABA. SE L’ULTIMA PAROLA DEL VERSO E’ PIANA IL VERSO PRESENTERA’ 9 SILLABE, SE L’ULTIMA PAROLA E’ STRUCCIOLA NE PRESENTERA’ 10 OPPURE SE L’ULTIMA PAROLA E’ TRONCA IL VERSO PRESENTERA’ 8 SILLABE (NEL PENULTIMO VERSO DI OGNI STROFA L’ULTIMA PAROLA E’ TRONCA PER RIMARE CON CHIU’).

     
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    CITAZIONE (||max|| @ 18/5/2007, 15:45) 
    qui trovi la versione gia in prosa

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    Giovanni Pascoli, L'ASSIUOLO

    L'Assiuolo di Giovanni Pascoli (1855-1912) è tratto da Myricae, poesie con pochi versi in cui vengono descritti aspetti umili della vita quotidiana. In questa lirica c'è un quadro statico del paesaggio, l'autore si serve della natura per mandare un proprio messaggio e ci sono molti elementi che hanno un valore simbolico. La poesia è dedicata all'assiuolo, un piccolo predatore notturno con la fama di portatore di sventura e il suo canto è reso con una onomatopea cioè un insieme di suoni che imita un rumore. L'idea di mistero che domina la poesia è dovuta a vari elementi naturali come la nebbia, la luna che non c'è, il nero di nubi e l'assenza di uno schema logico: tutto ciò da alla poesia una sensazione di angoscia e inquietudine.
    I versi sono novenari con, alla fine, un suono monosillabico e onomatopeico CHIU' che è significativo, Pascoli ha voluto metterlo in risalto. Quello che Pascoli prova in questa poesia è il presagio di morte come dice nell'ultima strofa. "e c'era quel pianto di morte".
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