marco polo

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  1. <Linotto>
     
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    MARCO POLO
    Quando la Cina sembrava l’America

    750 anni fa nasce a Venezia Marco Polo, il figlio di commerciati che arriva fino alla corte del Kublai Khan, e poi paga il suo destino eccezionale con la prigione.Non è certamente il primo europeo a scoprire la Cina ma il primo a descriverla nei suoi aspetti più vari spinto com’era dalla sua curiosità e da una vena debordante. È un reporter di talento, giunto in mezzo a una realtà troppo più grande dei suoi lettori. L’Europa che si lascia alle spalle è quasi una città di periferia esile e disabitata rispetto alla vastità territoriale della Cina. I cinesi inoltre avevano preceduto gli europei nella ricerca tecnologica e portato quest’ultima a livelli tali che gli europei raggiungeranno solo con la rivoluzione industriale.Forti sono anche le attività bancarie commerciali e di grande apertura mentale sono i popoli sotto il Gran Khan e i suoi cortigiani i quali accettano tutte le religioni e integrano alcuni membri delle + disparate diocesi nell’amministrazione dello stato.La Cina ha la visione globale che manca all’Europa.Questo ed altro ci racconta Marco nel suo avventuroso viaggio ricco di colpi di scena e lussureggianti descrizioni. Se qualcuno rimpiange che egli sia stato un rozzo mercante piuttosto che un intellettuale forse potrà consolarsi con il fatto che molto probabilmente la descrizione del suo emozionante viaggio sarebbe stata compromessa dal proprio punto di vista irto di pregiudizi per una cultura così differente dalla nostra e non realistica e veritiera come quella che avrebbe potuto fare solo l’occhio attento di un mercante perciò possiamo dire che è stato meglio così. Dobbiamo ringraziare Marco Polo perché è grazie al suo Milione, che vengono stimolate spedizioni e rotte commerciali per poter raggiungere questo regno così diverso e ricco ed è proprio questa sete di ricchezza che spingerà Cristoforo Colombo nella ricerca di una rotta per raggiungere la Cina passando dal mare il quale aveva scambiato il mare che bagna il Giappone per quello di Lisbona. Possiamo concludere questa parte dicendo che il rovescio della medaglia della sua esplorazione fu quella che diede il via ad una globalizzazione che venne intrapresa dalle nazioni europee per accaparrarsi le ricchezze di questo continente ma non possiamo dargliene colpa.

    SULLA VIA DELLA SETA CERCANDO LA LEGGENDA

    Settecento anni dopo Marco Polo, un altro viaggiatore si mette in testa di ripercorrerne le orme.Il suo nome è William Dalrymple e come Marco Polo percorre gli stessi sentieri ma ovviamente con l’ausilio dei mezzi a motore ma sempre conservando la rotta che intraprese il veneziano, riesce a raggiungere la meta, a tornare indietro e non appena ritorna a Cambridge scrive un libro che lo renderà famoso come Polo. Certo, l’idea non è originale ma le emozioni e le avventure sono sempre le solite rispetto a 700 anni fa perché in quelle contrade il tempo sembra essersi fermato e così William, con il sostegno economico dell’università, parte per questa avventura avente come scopo quello di ungere il trono del Gran Khan con olio del tempio di Gerusalemme proprio come aveva fatto il commerciate veneziano molto tempo prima.La strada è lunga e spesso gli ostacoli geografici come le distanze o politici o militari come le guerre ed esperimenti nucleari si pongono tra l’inglese e la meta ma alla fine riesce a raggiungere l’obbiettivo. Certo, lo studente inglese aveva la possibilità di sfruttare le odierne tecnologie ma ha preferito utilizzare come guida i libri di Polo e un opera più recente come Travels of Marco Polo del diciannovesimo secolo perciò possiamo considerarlo quasi come un esploratore del passato sebbene i divari che si pongono tra Marco e William siano insormontabili.Polo è un commerciate che spinto dalla curiosità e dal mistero trasforma quello che è un viaggio d’affari in un avventura da cui ne uscirà come avventuriero sebbene nelle sue memorie siano presenti chiari segni della sua mentalità contabile o pagine drammatiche turgide cariche di romanticismo.Come disse William possiamo considerare il milione come la dimostrazione scritta che una convivenza tra oriente ed occidente era possibile sebbene i divari di cultura e civiltà e il suo viaggio personale come una sfida che vinse e che rilancia ora:stimolare i giovani a viaggiare per arricchire le proprie nozioni.

    UN BUGIARDO DI TALENTO

    Spesso si parla di Marco Polo come un grande viaggiatore ma non ci è mai saltato in mente che possa aver mentito. Ma è possibile che egli abbia potuto scrivere una tale epopea senza avervi direttamente partecipato?
    Questo è il dubbio che spesso ha tormentato grandi esperti di storia medievale o di esperti che hanno messo in dubbio la veridicità delle sue avventure. Certo ,il medioevo è pieno di viaggiatori reali o fittizi tuttavia sebbene sembrerebbe facile poter distinguerne le differenze è risaputo come le persone siano facili prede di balle:l’importante era che confermassero quel che si trovava nei testi classici o scritturali. D'altronde non fu solo durante il medioevo che presero piede opere di finti viaggiatori come per esempio i resoconti della Guerra Santa. Eppure per quanto abbiamo l’impressione che messer Marco Polo non ce la conti giusta permanga molti indizi ci dicono che nel suo caso le cose sono più complesse. In effetti molti indizi darebbero invece a pensare che Marco di cose ne abbia raccontate di vere magari mischiandole con racconti altrui o frottole varie.Ma quando ci racconta delle fontane di fuoco che scaturiscono dal suolo o del petrolio che sgorga da terra in Persia (Iraq) sono troppo realistiche le descrizioni per poter sembrare fasulle perciò dobbiamo considerare questa storia come qualcosa come un documento storico che testimonia un esperienza del passato e come punto di incontro tra la civiltà orientale e quella occidentale da non prendere alla lettera ma da tenere in considerazione.
     
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