Eunuco

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  1. Sghiccio_1184
     
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    Col termine eunuco (dal greco ἐυνή-ἔχω, "letto"-"custode") sono indicati quegli esseri umani di sesso maschile che erano sottoposti, in età prepuberale o puberale, a interventi più o meno estesi di mutilazione dell'apparato genitale, tali da condurli all'impotentia generandi o a una più radicale impotentia coeundi.

    L'istituto dell'evirazione ha caratterizzato un gran numero di società e di culture umane, in età antica, medievale e moderna, in Europa, Asia e Africa. Ciò era essenzialmente dovuto alla grande richiesta di persone cui poter affidare senza tema delicati compiti di sorveglianza dei ginecei ma anche per impedire l'adozione di pratiche nepotistiche nel caso si fosse deciso di affidar loro importanti e delicate funzioni, civili, militari o religiose o, infine (in caso di evirazione in età prepuberale), per esaltare il registro alto canoro, specialmente ricercato nei cori ecclesiastici o di teatro civile dove, fino all'età moderna, fu impedito il ricorso a rappresentanti del "gentil sesso" (nel Settecento fu celebre il soprano Farinelli).

    Il valore sul mercato dell'eunuco dipendeva dall'età e dalle sue doti fisiche e intellettuali. Qualora evirato in età prepuberale, la percentuale dei sopravvissuti all'intervento (comprensibilmente estremamente stressante) era abbastanza alta ma a ciò faceva da contraltare il mancato sviluppo della sessualità secondaria (voce, massa muscolare poco tonica, apatia, indole tendenzialmente remissiva e poco intraprendente) che, salvo ciò fosse precisamente richiesto dal compratore, ne faceva abbassare relativamente il valore.

    Al contrario chi fosse stato evirato in età post-puberale e fosse sopravvissuto (la frequenza dei morti nel corso dell'intervento, o immediatamente dopo, era infatti elevatissima) manteneva le caratteristiche sessuali secondarie (voce profonda, buon tono muscolare, indole maggiormente volitiva) e tutto ciò consentiva che egli avesse un valore assai più alto di mercato.

    Nella cultura islamica gli eunuchi ( khiṣyān, sing. khāṣī ) - distinti dai veri e propri castrati (majābīb, pl. di majbūb) - divennero normale corredo dei potenti: dal Califfo, ai governatori, dai sovrani ai Sultani. Sovente, oltre alla custodia degli harem, era loro affidata la cura dell'amministrazione e dell'apparato militare mentre non mancarono sovrani di ottime capacità (come fu il caso di Kāfūr nell'Egitto ikhshidide). Particolarmente esperti nell'operazione erano, in ambiente islamico, gli Ebrei di Pachina e Lucena, come pure i loro correligionari di Verdun (i Radaniti) che, non avevano alcuna remora religiosa ad operare un tale intervento per i musulmani che acquistavano per questo fine schiavi dell'Alto Egitto, del Khorāsān, del Sind, dell'Abissinia e in genere, dei paesi sudanesi (Sūdān significa genericamente "Neri"). Secondo fonti islamiche coeve o di poco successive, il califfo abbaside al-Muqtadir possedeva 11.000 eunuchi: 4.000 Greci e 7.000 Africani.
     
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