Piloti - Ettore Muti -

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    Ettore Muti
    Gim dagli occhi verdi

    (1902 - 1943)

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    Nasce a Ravenna il 22 maggio 1902. Rimasto orfano all'età di 13 anni, si sente soffocato dalle premure della madre maestra e delle sorelle. Era l'anno della guerra e Muti se ne esce di casa per comparire in Cadore nelle retrovie del fronte. Scoperto e rimandato ovviamente a casa se ne sta buono per due anni poi con documenti falsi si ripresenta. Riesce ad arruolarsi nel 6° Rgt di fanteria, per essere poi assegnato agli Arditi. Una notte del '18 aveva compiuto un'impresa eccezionale: guadare il Piave e costituire una testa di ponte sull'opposta sponda col suo reparto. Solo 22 di 800 uomini ritorneranno dai micidiali combattimenti. Romagnolo fino al midollo, spavaldo e generoso, poco colto ma intelligente, indipendente e imprevedibile, coraggiosissimo, visse sempre in prima persona i successivi roventi anni. A 17 anni (nel 1919) è tra i legionari di Fiume. D'Annunzio, che lo stimava molto, lo aveva soprannominato “Jim dagli occhi verdi”. Conosce poi Mussolini che lo trascina nelle squadre d'azione del ravennate. Ama le corse e le scazzottate ma sopratutto le donne. Nel 1924 è nominato console della Milizia. Il 13 settembre 1927 nella Piazza Vittorio Emanuele di Ravenna, Lorenzo Massaroli indirizza contro di lui tre colpi ferendolo al braccio e al basso ventre. Girato l'angolo, il destino vuole che ad incontrare l'attentatore sia Renzo Morigi, futuro oro a Los Angeles (1932) per il tiro con la pistola. Morigi ricevette l'encomio. Muti si ristabilirà, anche per la ferita al basso ventre e, nel tempo degli assi del volante (Bordino, Brilliperi, Nuvolari, Ascari) prenderà di nuovo a correre, ad oltre cento all’ora, sulla sua azzurra Bugatti da corsa. «La morte continuava a sfiorarlo, e lui ne godeva», scriverà qualcuno. Ebbe incidenti di cui, uno, particolarmente spettacolare al rettilineo del Savio di Ravenna, con l’Alfa Romeo. Il rettilineo del Savio, meglio noto ora come affollata SS Adriatica dei vacanzieri era il paradiso delle corse. Non era solo un appassionato corridore motociclista ed automobilista: amava anche i fiori, i prati, il giardinaggio. Un giorno si presentò a casa del Presidente della Cassa di Risparmio e gli chiese, quasi con noncuranza, la mano della figlia, la bionda, alta e formosa Fernanda Mazzotti. «Se me la dà, -disse allo sbigottito genitore- va bene; se non me la dà, me la sposo lo stesso». La sposerà, Fernanda e a lei sarà comunque sempre legato. Il bellissimo Muti era famoso anche per non tenere a freno la lingua, nemmeno con Mussolini. Una volta accadde che Muti fosse oggetto di attenzioni imbarazzanti da parte di uno sceicco arabo in visita. Dopo aver reagito con una raffica di botte nei confronti di questo, Il Duce lo rimproverò e gli disse :”Volete spiegarmi perché certe cose non succedono a me?”. Al che Muti lo guardò in faccia e con una risatina replicò :”Ma vu an sì miga un bell’oman coma me!” (Ma voi non siete mica un bell’uomo come me).

    Da dagospia. Si racconta anche che la sua carriera di pilota d'aereo sia nata su un treno da Trieste a Roma. In una discussione sull’aeronautica con Ufficiali Inglesi , finita a pugni e finita anche davanti agli ambasciatori, lui si qualificò pilota quando non lo era. Detto e fatto dopo 200 ore di volo e dopo aver ridotto a mal partito diversi aerei ottenne il brevetto. A 34 anni con il grado di tenente pilota si distingue prima in Etiopia poi in Spagna (Bombardero, il suo soprannome, sarà medaglia d’Oro). In Etiopia in mancanza di duelli aerei si lanciava sulla contraerea finendone sforacchiato o atterrava ad Addis Abeba, ancora in mano al Negus, con a fianco Ciano che aveva cambiato colore. Badoglio, che non aveva gradito quel gesto ordinò gli arresti di rigore per Muti, ordine che Mussolini naturalmente annullò. Oltre all'oro di Spagna, ben dieci medaglie d'argento e numerose altre italiane e straniere, ornavano la sua giubba azzurra. Balbo, che s'intendeva di piloti, lo apprezzava e lo definiva “irripetibile Stradivario” del volo. Anche a Tirana nel 1939 atterra per primo. Nel 1939 Mussolini lo chiama alla segreteria nazionale del PNF per sostituire l'imbolsito Starace. La sua nomina desta stupore perché se gli sono unanimemente riconosciute doti militari e coraggio inesauribile, meno evidenti sono le sue capacità politiche e amministrative.


    Ricordo di un aviere poi partigiano “ ....il comandante era capace di gesti d’ira e di gesti generosi in egual misura. Sfasciava spesso gli aerei, era turbolento ma coraggioso, parlava sovente della famiglia ma altrettanto sovente cambiava amica, si trovava meglio in mezzo ai soldati semplici che fra i colleghi (ufficiali che lo snobbavano). Qualche volta criticava senza mezzi termini quelli di Roma”.


    Ricordo di Davide Lajolo Ufficiale camicia nera in Spagna e futuro direttore del quotidiano comunista l’Unità: dal Voltagabbana. (Al termine di una scazzottata coi tedeschi per questioni di donne: si era a Logrono in Spagna dove Lajolo era ufficiale delle Camicie Nere-).. eravamo tornati ai nostri tavoli…quando la porta s’aprì .. erano 5 o 6 nostri aviatori. Davanti giganteggiava un giovane maggiore bruno con un viso aperto e il sorriso cordiale.. . era Ettore Muti. Si sedette al tavolo, si fece raccontare dove avevamo buscato tante ammaccature “l’importante è farsi rispettare. Darle e prenderle vale anche per i nemici e gli alleati” fece l’occhiolino… poi il discorso passò alla guerra…Quella sera era in vena di parlare franco. ...secondo lui si sarebbe dovuto cambiare capitale,” un po di ritorno alle origini non guasterebbe, il ricordo di quello che erano allora, farebbe bene anche ai gerarchi d’oggi che si credono tutti aquile perché le portano sul berretto…Mussolini lo sa. .non occorrono le banche. I ricchi non andranno mai verso i poveri se non per far loro l’elemosina, e qui a rischiare, non sono venuti”. segue Ottobre 1939.

    E’ nell’aria una ispezione di Muti, segretario del P.N.F. ad Ancona, dove Lajolo dirige il giornale della federazione. Ciò che galvanizzò maggiormente noi giovani fu la nomina di Muti alla segreteria…l’iniezione di un uomo di coraggio ci pareva salutare. L’ispezione arriva ..”Il duce mi ha dato carta bianca e io sono del parere che soltanto affidando il partito ai legionari potremo fare qualcosa di serio…hai sempre la malattia del giornalismo !?. (rivolto a Lajolo). va bene allora ti manderò a dirigere un vero giornale” il fatto che avesse almeno rotto gli atteggiamenti alla Starace era già considerato un passo avanti. Qualcuno dei profittatori aveva finalmente paura.. certi dignitari ora stavano sul chi vive. In noi aumentava in quei giorni la speranza di poter andare più in là nel rinnovamento.. Sui nostri giornali battevamo il ferro accentuando la polemica sociale, indicando finalmente con nomi e cognomi quei profittatori….. Muti avrebbe poi avuto anche amici giustiziati dai fascisti.


    Nominalmente rimane segretario del PNF fino all'ottobre del 1940 (verrà sostituito da Adelchi Serena), ma dal 1° giugno rientra già in Aeronautica per prendere parte attiva alla guerra. Fu a Rodi, da cui compì azioni di bombardamento sugli impianti portuali di Haifa (Palestina) provocando danni notevoli. Poi la mirabile impresa aviatoria spinta sino alle isole del Barhein, nel golfo Persico, per bombardare con successo i più importanti impianti petroliferi inglesi: un volo* di 4500 chilometri, in parte notturno e su territorio nemico (vedi sotto).

    Alla vigilia del 25 luglio (1943) Muti è praticamente assente dalla vita politica italiana. Da tempo conviveva con una ballerina (polacca) di una compagnia di riviste, Edith Fucherova, ma che fosse innocuo Badoglio non lo pensava (ancora oggi si continua a favoleggiare da destra a sinistra, naturalmente con obiettivi opposti, i primi per una questione di onore o per invidia di Badoglio, i secondi per giustificare l'uccisione di un golpista in nuce). Poco prima della mezzanotte del 23 agosto Ettore Muti fu prelevato in stato d'arresto da casa sua da parte di un tenente dell'Arma (Taddei), un maresciallo in borghese (Ricci), un uomo in tuta kaki, basso, stempiato, sulla quarantina, con accento napoletano, probabilmente era l'agente di PS Francesco Abate (da Ammazzate quel fascista di Arrigo Petacco, ed. Mondatori), e una dozzina di carabinieri. Venne quindi portato alla pineta di Fregene (Roma) e dopo due, tre minuti di fuoco infernale, Ettore Muti cadde al suolo ucciso. Se l'ordine era partito da Badoglio, nessuno capì quale ombra poteva dare Muti in questo frangente politico. Ben diversamente venne, dopo l'8 settembre, sfruttato il suo nome a sproposito e contro lo stesso intendimento della famiglia e della moglie per dare il nome a fanatiche bande e brigate di cui lui non non avrebbe mai fatto parte. Ci fermiamo qui (andate avanti voi) su un fatto che è divenuto a tutti gli effetti un giallo nazionale (uno dei tanti della repubblica del silenzio) e che richiederebbe ai fini storici ulteriore tempo prezioso.



    Superaereo: Muti accetta immediatamente la proposta e chiede il sostegno del Gen. Pricolo, capo di S.M. della Regia Aeronautica, che gli promette quattro S 82 a condizione che il piano di volo venga attentamente studiato. Viaggiare con oltre 3 tonn. di sovraccarico non era impresa semplice, considerando la bassa velocità di crociera consentita (meno di 300 km/h) una semplice brezza contraria di 30 km/h avrebbe significato terminare la missione in pieno deserto arabico. A queste difficoltà oggettive se ne aggiunse una di natura politica, l'incolumità di Muti, segretario del PNF preoccupava i vertici più della contraerea nemica. Quando Pricolo esternò tale preoccupazione al Duce, ebbe la seguente risposta "se Muti pensa di potercela fare, lasciatelo fare” La conferma tecnica della fattibilità da parte del Gen. Bernasconi diede il via ufficiale alla missione. I velivoli decollati da Ciampino il 14 ottobre 1940 atterrano a Gadurrà (Rodi) e nei giorni seguenti effettuano le simulazioni con fusti d’acqua a bordo. Tuttavia il vantaggio offerto dalla pista,ossia il decollo immediato a livello mare verso est, viene annullato da un forte vento da Ovest. http://www.dodecaneso.org/aeroporti3.htm La pista è in direzione est-ovest ed i velivoli si troverebbero col vento in poppa. Bisogna invece decollare col vento in prua ossia verso le colline e poi virare di 180°: bisogna inoltre decollare al tramonto di un giorno di luna piena ossia il 18. Con carichi via via crescenti per l'ultima virata sopra le colline bisogna dare fuori giri ai motori ben oltre il limite previsto dalle prescrizioni tecniche. Avrebbero retto i motori ? Seguiamo ora il racconto della missione che ne fa uno dei protagonisti: il Cap. Paolo Moci: *"se Muti pensa di potercela fare, lasciatelo fare”

    «Dopo il decollo, quando in formazione completa iniziavamo la navigazione in salita verso il Libano, mi accorsi che ero tutto sudato come se fossi uscito da una sauna! Ma ero sereno, rilassato e soddisfatto: ce l’avevamo fatta!..Alle ore 18,35 raggiungiamo la quota ottimale di navigazione: metri 3.000. Sopraggiunge presto la notte. Intravediamo sulla nostra sinistra l’isola di Cipro e correggiamo la rotta per la presenza di forte vento da Ovest. In quel momento stavamo volando sopra un banco di nubi a carattere temporalesco: lampi frequenti illuminavano vistosamente per un attimo il dorso dei cumuli nell’oscurità della notte, poi tornava il buio. Poco dopo la luna si presentava alla nostra vista e di colpo aumentava la visibilità. La presenza delle nubi l’aveva occultata fino quel momento, alle 20.00~riconosciamo Beirut, e venti minuti dopo Damasco: questo è l’ultimo punto di riferimento, dopo di che deserto, fino alle coste dell’obiettivo. Navigazione tranquilla per un certo tempo e poi saliamo a quota: metri 3500, per superare formazioni cumuliformi. Poco dopo, alle ore 22,30 Federigi (l’ex bersagliere) informa di aver perduto il contatto visivo con la formazione. Per agevolare i gregari nel tenerci d’occhio durante il volo notturno avevo fatto dipingere sulle nostre ali due grossi rombi bianchi, illuminati con due lampade che rendevano visibili l’aereo anche da lontano. Avevo anche previsto, in caso di perdita di contatto visivo, una procedura di ricongiungimento, consistente in un’emissione radio del capo pattuglia, a potenza di antenna ridotta, che avrebbe consentito ai gregari. dotati di radiofaro di ricollegarsi nuovamente con noi. Non mi preoccupavano né gli avvistamenti né le intercettazioni radio nemiche, perché avevo calcolato che, dopo le prime ore di volo, salvo nella zona d’arrivo, non avremmo dovuto incontrare caccia avversari. Alle 22,40 Federigi. aiutato dalla nostra trasmissione, è nuovamente in formazione. La visibilità è diminuita per l’aumento della foschia, tanto che Federigi e Zanetti perdono il contatto con la formazione. Ma 20 minuti dopo con la solita procedura, sono di nuovo in pattuglia. Alle ore 24.20 siamo sulla costa del Golfo Persico, e riconosciamo Dohat-Az-Zar. dirigiamo verso l’obiettivo. Alle ore 01,90 aumenta ancora la foschia, riduciamo a quota di 1000 metri per non perdere il contatto con il terreno. Alle ore 0,30 ancora emissione d’antenna per agevolare il velivolo n. 4 (Federigi) a mantenere la formazione. La visibilità è effettivamente scarsa. Per questo scendiamo a quota 1500 metri e così possiamo riconoscere la città di EI Katiff. Alle ore 02.00 con l’aiuto di alcuni fari in funzione, riconosciamo le isole Bahrein e un quarto d’ora dopo siamo su Manaua. Alle ore 02.20 tiriamo sulla raffineria, ben identificata perché illuminata a giorno. Anche Manaua e Mubarrak sono illuminate. Roma dalla cabina di puntamento vede i bagliori delle esplosioni delle nostre bombe sulla raffineria e dintorni. Per garantire la simultaneità del tiro delle bombe dei gregari con le nostre, usammo l'accorgimento di accendere una luce molto appariscente sulla cabina di puntamento nell’attimo dello sgancio del primo grappolo di bombe. Lanciammo sull’obiettivo 132 bombe da 15 Kg !!!. l’una, cioè bombe relativamente piccole per consiglio dei tecnici della nostra Direzione Generale delle Armi e delle Munizioni: essi le ritennero più adatte, essendo numerose a provocare danni diffusi agli impianti da colpire. SM 82 che vola con le insegne tedescheIn effetti, dalle informazioni successive venimmo a conoscenza dopo qualche giorno, di aver provocato seri danni alle strutture di raffinazione. L’aeroporto di Manaua, sentendo aeroplani in volo, non pensò nemmeno per un attimo all’ipotesi che fossero nemici ed accese le luci della pista per agevolare l’atterraggio ma le chiuse immediatamente subito dopo il nostro bombardamento. Dirigiamo quindi in rotta per Massaua (a destra Africa Orientale) e lentamente riprendiamo quota. La visibilità è notevolmente migliorata. Alle 6.20. vediamo davanti a noi una serie di catene montuose con andamento generale Nord-Sud. Sono le montagne che ci separano dalla costa del mar Rosso, sotto i noi, sul terreno i primi rari segni di vegetazione. Sul nostro traverso a destra, verso Nord, c’è la Mecca e Medina. Eravamo tranquilli: i motori andavano bene e non avevamo nessuna intenzione di scendere per cogliere.., qualche fiore del deserto. Alle ore 7,30 siamo sulla verticale della costa: sotto di noi c’è l’abitato di Wakla e riconosciamo l’isoletta di Simer. Rinunciamo a dirigere su Massaua e poggiamo verso Zula perché l’aeroporto di quella città è sotto bombardamento (Massaua). La presenza di forze aeree avversarie in zona ci suggerisce di portarci subito in volo radente sul mare per evitare, se possibile, sgraditi incontri con i caccia nemici: i nostri aerei sarebbero sicuramente perdenti in un combattimento con i «Gloster Gladiator» che vi stavano operando. Alle ore 8.25 siamo sull’isola di Gahbihu del gruppo delle Dahlak e dopo 20 minuti atterriamo a Zula. Il vento favorevole nel primo tratto del volo ci consente di giungere all’atterraggio con una sufficiente riserva di benzina; avevamo chi più e chi meno un’autonomia residua di circa 30 minuti. In mattinata abbiamo la visita del Duca d’Aosta che si trattiene con noi un paio d’ore».
    Per saperne di più

    http://members.xoom.virgilio.it/aurora/11inserto.htm
    http://www.radio.rai.it/radio3/storia_in_g...m?Q_EV_ID=66235 la vita di muti da radio 3 voce narrante 30 m.
    http://www.nonsololibri.net/canali/Biografie/recensione4.asp Arrigo Petacco Ammazzate quel fascista
    http://www.mursia.com/testimonianze/ettore_muti.htm Gim Il gerarca scomodo
    http://ruffini.freeweb.net/Documenti/Storia/Barhein.pdf Reportage completo del Raid
    http://ruffini.freeweb.net/Storia.htm questa ed altre storie di piloti su
    http://www.saudiaramcoworld.com/issue/1976...id.a.sequel.htm versione inglese raid



    Gli equipaggi ritorneranno poi in patria via Libia sorvolando il Sudan inglese e Kufra:

    Il duca d'Aosta si complimenta con Muti. Non è Muti ad essere piccolo è il duca che è alto













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  2. NaTaLia
     
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    è + forte d me ma ttt le cose k hanno a k fare cn la guerra nn m scompimperano (O___O)
     
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