Piloti- Manfred von Richthofen il Barone Rosso

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    La Prima Guerra Mondiale segnò un punto di svolta nel modo in cui dovevano essere combattute le battaglie; il progresso
    della tecnologie costrinse molti generali a rivedere le loro tattiche. Alcuni corpi dell'esercito caddero in disgrazia e altri acquistarono una grande importanza. La comparsa dell'aviazione e dei mezzi corazzati diede un nuovo volto all'arte della guerra.
    L'aviazione, in particolar modo, ebbe il suo ufficiale battesimo di fuoco anche se c'erano gia state le prove generali con la guerra italo-turca. Nei primi anni del secolo l'aereo aveva fatto la sua comparsa nei cieli, erano gia sorte le prime competizioni, ma ancora nessuno aveva pensato ad un uso bellico di questo mezzo.
    A dire il vero l'aereo, all'inizio del conflitto mondiale, venne utilizzato soprattutto per la ricognizione, per controllare gli spostamenti delle truppe, per individuare linee di rifornimento e i primi caccia furono utilizzati come supporto agli aerei destinati alla ricognizione che rimaneva lo scopo principale dell'aviazione militare.
    Solamente più tardi nel conflitto ci si accorse che questo tipo di arma poteva anche essere usato per arrecare danno al nemico, per disturbare i suoi movimenti, oltre che per controllarlo. Gli scontri aerei divennero sempre più frequenti e cominciarono a distinguersi i piloti migliori che presto entrarono nell'immaginario collettivo come degli eroi o, addirittura, come delle divinità.
    In quegli anni la guerra dei cieli aveva ancora un certo sapore di romanticismo, ammesso che si possa usare questo termine quando ci si riferisce alla guerra, i duelli "uno contro uno" spesso assumevano le sembianze di sfide cavalleresche in cui il vincitore sapeva riconoscere al vinto l'onore delle armi, se questi lo meritava.
    Dopo la Prima Guerra Mondiale l'aviazione militare fece progressi spaventosi e già nella guerra di Spagna, e ancora di più nella Seconda Guerra Mondiale, fece capire a tutti quanto questa arma potesse essere devastante e feroce.
    Come detto sopra, durante il conflitto del '14-18' avvennero i primi scontri tra le varie aviazioni dei paesi belligeranti. Da questi scontri emersero piloti che presto entrarono nella leggenda e nella storia dell'aviazione militare.
    Il più grande di questi fu certamente il Barone Rosso.

    Manfred von Richthofen nacque a Breslau nella Slesia tedesca, oggi territorio polacco, il 2 Maggio 1892.
    Apparteneva ad una famiglia della piccola nobiltà e il padre, militare di carriera, indirizzò immediatamente il figlio verso l'esercito. Frequentò l'accademia militare di Danzica e la sua passione per i cavalli lo portò ad entrare nell'esercito proprio nella cavalleria. Nel 1912 quindi ritroviamo il giovane Manfred come tenente del I reggimento degli Ulani (cavalleria leggera).
    Allo scoppio del conflitto mondiale venne spedito sul fronte orientale dove fu impiegato con funzioni di ricognizione.
    Pochi mesi dopo venne trasferito sul fronte occidentale. La guerra da quelle parti era essenzialmente una guerra di trincea e la cavalleria non era utile più di tanto. Inoltre la comparsa dell'aviazione e dei primi carri armati fecero della cavalleria un'arma sempre più obsoleta.
    Le aspirazioni di Manfred von Richthofen erano quelle di poter prendere parte attiva nel conflitto e non di dover compiere lavoretti di poco conto nelle retrovie, in attesa di una vera azione bellica che forse non sarebbe arrivata mai.
    Fece allora richiesta di essere traferito in un'altra arma e così, nel Maggio del 1915, venne mandato all'aviazione militare tedesca con compiti di ricognizione.
    Iniziò subito l'addestramento e dopo poche ore di volo venne subito mandato al fronte orientale dove ebbe le sue prime
    esperienze di volo come osservatore. Fu qui che fece le sue prime conoscenze con altri piloti tedeschi come Zeumer e il conte Holck. Dopo pochi mesi venne trasferito nel nord del Belgio e poi in Francia.
    L'approccio di Richthofen con l'aviazione, a dire il vero, non fu dei migliori; era certamente entusiasta, ma faticò non poco per ottenere il suo brevetto di pilota. L'inesperienza e la fragilità di quei velivoli lo portarono a sfasciare vari aerei in fase di decollo o di atterraggio.

    I primi anni della guerra videro il netto predominio dell'aviazione tedesca su quella francese e inglese; la superiorità tecnica degli aerei tedeschi e la grande abilità dei suoi piloti, le diedero la supremazia dei cieli che sarebbe durata fino alla seconda metà del 1917 quando la comparsa degli Spad francesi e dei Camel inglesi, unitamente ad un grande sviluppo tecnologico degli aerei alleati, fece ribaltare la situazione contribuendo al collasso finale degli Imperi Centrali.

    Oswald Boelke Nell'Ottobre del 1915, Manfred von Richthofen, fece un incontro che segnò il suo destino. Oswald Boelcke era ai quei tempi il migliore pilota tedesco e già annoverava numerose vittorie che lo fecero diventare un eroe dell'esercito tedesco e il mito di molti giovani....compreso Manfred che decise di seguire le sue orme e di diventare pilota di caccia.
    Dopo solo una ventina di ore di addestramento, e qualche difficoltà a superare l'esame, ottenne il brevetto e cominciò la sua folgorante carriera di pilota da combattimento.
    Spedito sul fronte orientale per disturbare il contrattacco russo, venne notato dallo stesso Boelcke che, intuendo le sue capacità, lo volle nel suo squadrone, lo Jasta 2 ("Jagdstaffel").
    In Francia, nel Settembre del 1916, vinse il suo primo duello aereo; fu la sua prima vittima ufficiale anche se aveva già abbattuto alcuni aerei che però non gli vennero riconosciuti in quanto caduti dietro le linee alleate.
    In Ottobre dello stesso anno Boelcke morì in un incidente aereo e per Manfred e per tutto l'esercito tedesco fu un duro colpo. Per von Richthofen, in particolare, Boelcke non era solo un maestro, un mito, ma anche un grande amico, quasi un fratello.
    Ma, nonostante questa tragedia, le vittorie si susseguirono senza interrompersi e cominciò a raccogliere medaglie; dopo la sedicesima vittoria ottenne l'Orden Pour Le Mèrite, la più alta onorificenza.
    In Novembre dello stesso anno, a bordo di un Albatros, ottenne un prestigioso successo, abbattendo l'asso inglese il Maggiore Lanoe Hawker.
    La sua fama cominciava a spaventare gli alleati e ad oscurare quella di Boelcke; dopo solo 18 aerei abbattuti era già il più grande pilota tedesco e uno dei miti della storia mondiale dell'aviazione.

    Manfred von Richthofen, come tutti i piloti, era molto superstizioso; dopo il primo abbattimento chiese ad un amico di costruirgli una coppa in argento con incisa la data dell'abbattimento: una coppa per ogni vittoria, e questa tradizione continuò fino alla sua sessantesima vittoria, ma poi per le restrizioni economiche imposte alla Germania vi dovette rinunciare.
    Prima di ogni volo aveva l'abitudine di ricevere un bacio da una persona amata e presto questa usanza venne ripresa da
    altri piloti.
    Divenne presto anche istruttore e a tutti predicò gli insegnamenti ricevuti dal suo maestro Boelcke e cioè affrontare i duelli con grande tranquillità e sangue freddo, cercando di sfruttare al massimo l'effetto sorpresa.
    Conscio della sua fama e del fatto che il suo nome e la sua presenza cominciavano a spaventare il nemico, decise di dipingere il suo aereo di rosso, che era anche il colore del suo primo squadrone di cavalleria.
    Divenne quindi il Barone Rosso.

    Il Fokker del Barone Rosso

    All'inizio del 1917 venne promosso capitano e gli fu affidato il comando del Jasta 11 in cui operavano numerose giovani promesse dell'aviazione tedesca: Ernst Udet, Verner Voss e Lothar von Richthofen, il fratello di Manfred.
    Come aereo gli venne assegnato un Fokker, un triplano, uno dei migliori veivoli dell'aviazione tedesca che montava un sistema di sincronizzazione che permetteva di sparare senza timore che le pallottole distruggessero le pale dell'elica (a quei tempi la mitragliatrice era posta sulla fusoliera davanti al pilota).
    A Marzo venne abbattuto per la prima, ma non subì danni fisici e poté ritornare subito in azione.
    All'inizio di Aprile era arrivato alla trentaduesima vittoria, cifra di tutto rispetto se si pensa che già con una decina di vittorie si diventava un eroe.
    Quel mese, Aprile 1917, il Jasta 11 scatenò l'inferno sui cieli d'Europa. Gli alleati ricorderanno quel mese come l'"Aprile di sangue" in cui il Barone Rosso vinse 21 scontri e l'aviazione alleata tocco il suo punto più basso di rendimento durante la guerra.
    La sua leggenda e notorietà raggiunsero picchi elevatissimi, anche a seguito della pubblicazione di una sua autobiografia che, come era prevedibile, ebbe grande successo. Gli alleati arrivarono addirittura a costituire squadroni di aerei con lo scopo principale di abbattere il Barone Rosso.
    In Maggio lasciò temporaneamente il comando al fratello, anche lui validissimo pilota, per andare a Berlino dove fu ricevuto dai più alti gradi dell'esercito e dallo stesso Imperatore Guglielmo II.
    Poco dopo la licenza gli venne affidato il comando del JG1 (Jagdgeschwader) composto da 4 Jasta (4, 6, 10, e 11). Vi facevano parte tutti i piloti più abili dell'esercito tedesco ed era una formazione indipendente dal resto dell'esercito, nel senso che si spostava in completa autonomia per andare dove gli eventi richiedevano la sua presenza.
    Lo JG1 era conosciuto come il "Circo Volante" poiché tutti i piloti, per imitare il loro comandante, presero l'abitudine di colorare i loro aerei ed inoltre, per la grande abilità dei piloti che ne facevano parte, gli scontri erano dei veri e propri spettacoli.

    Nel Luglio del 1917, per Richthofen, cominciarono i primi guai; in uno scontro ricevette una pallottola in testa che, anche se non lo uccise, gli procurò numerosi fastidi come: frequenti mal di testa, sbalzi di umore, nausee.
    Neanche questa ferita riuscì a fermare la sua furia, ma a questo punto anche il comando tedesco cominciò a preoccuparsi della sua incolumità; la sua morte sarebbe stato un colpo tremendo per il morale dell'esercito.
    Gli chiesero di ritirarsi, ma ottennero dal Barone Rosso solo una promessa di limitare i voli.
    Ma agli inizi del 1918 la situazione nei cieli mutò; entrarono in scena nuovi aerei alleati, gli Spad e i Camel, che erano
    tecnologicamente superiori agli aerei tedeschi e, anche dal punto di vista numerico, i velivoli alleati presero il sopravvento.
    Nell'Aprile del 1918 si scontrò con il Sopwith Camel del tenente australiano Wilfrid May a cui, all'improvviso, venne in aiuto il capitano canadese Arthur Brown. L'aereo del Barone Rosso venne colpito e precipitò tra le linee, in territorio francese, controllate dall'esercito australiano. Il velivolo non sembrava avesse riportato danni gravi, ma il corpo di Richthofen era riverso senza vita nell'abitacolo.
    Non si saprà mai chi fu il vero responsabile della morte del Barone Rosso; del capitano Brown, a cui ufficialmente venne
    attribuita la vittoria, o di un colpo fortuito sparato dalla contraerea australiana.

    Così finiva l'avventura del Barone Rosso, il più grande pilota dell'aviazione tedesca. Terminò la sua vita con 80 vittorie ufficiali.
    Dopo la sua morte il comando del JG1 passò a Wilhelm Reinhard per qualche mese, fino a Luglio, e poi alla guida dell'unità arrivò un personaggio che diventerà tristemente famoso come uno dei più stretti collaboratori di Adolf Hitler: Herman Goring.
    Gli alleati, dopo l'abbattimento gli riservarono un trattamento consono ad un grande e leale avversario; gli tributarono un degno funerale militare e il suo corpo venne sepolto nel cimitero di Bertangles vicino ad Amiens, in Francia.
    Dopo la guerra il suo feretro venne trasportato in Germania, a Berlino, e attualmente riposa presso la tomba di famiglia nel cimitero di Wiesbaden.

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