Aermacchi

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    Macchi Mc.200 "Saetta"
    Macchi Mc.202 "Folgore"
    Macchi Mc.205 "Veltro"
    Già dal 1935, la Aeronautica Macchi, dopo i successi ottenuti con i suoi famosissimi idrocorsa, aveva cominciato a studiare per la realizzazione di un prototipo di aereo da caccia che rispondesse alle esigenze volute dal programma ministeriale di riequipaggiamento delle unità della Regia Aeronautica con un caccia intercettore moderno. Tali studi portarono ben presto il progettista della Macchi, l'ing. Mario Castoldi, a realizzare il primo prototipo di un caccia monoposto ad ala alta.

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    Il Macchi Mc.200 "Saetta"

    Il primo prototipo volò, pilotato dal capo collaudatore Burei, il 24 dicembre del 1937 e risulto subito il migliore tra i prototipi di nuovi caccia come il Caproni Vizzola F.5, il Reggiane Re.2000, il FIAT G.50 etc…

    L'Mc.200 aveva struttura a guscio interamente metallica con l'abitacolo marcatamente sopraelevato per offrire un'ottima visibilità al pilota, era armato con due mitragliatrici da 12,7mm sul muso che sparavano attraverso le pale dell'elica. Il nuovo caccia è un bel monoplano caratterizzato da ridotti ingombri frontali, con la stessa unità propulsiva del G50, ma con una cappottatura motore bugnata di minor sezione.\

    In principio il nuovo aereo presenta una serie di noie, potenza motrice insufficiente, scarsa autonomia, ma la più grave di tutte è rappresentata dalla "autorotazione", tendenza allo stallo ad alta quota dovuta al distacco della vena fluida dall'ala. Questo inconveniente, considerato da molti come una caratteristica dell'aereo, viene brillantemente risolto grazie alla perseveranza del collaudatore della Macchi che ne attribuisce la causa alle ali a profilo costante, così dopo qualche prova viene adottata anche per l'Mc.200 un'ala a profilo variabile ed i fenomeni di autorotazione spariscono.

    Dopo qualche traversia dovuta ad alcuni incidenti, finalmente i primi 144 Mc.200 vengono distribuiti ai reparti di volo, già nell'estate del 1940 l'aereo è impegnato nei cieli di Malta in missioni di scorta agli Sm.79. Nel novembre 40 due Mc.200 riescono ad abbattere un grosso idrovolante inglese al largo si Augusta in Sicilia, mentre sempre in novembre cominciano i primi scontri con gli Hurricane.

    Intanto la campagna nel Mediterraneo e contro Malta si fa sempre più dura, le squadriglie basate in Sicilia utilizzano i loro Mc.200 per compiti diversi, l'aereo partecipa praticamente a tutti gli scontri aeronavali, viene impiegato per la ricognizione fotografica e spesso viene impiegato come scorta ai bombardieri tedeschi in missione su Malta. Nel 41 la 374° SQ. dotata di Mc.200 comincia, per prima, ad operare in Africa Settentrionale subito seguita dal 153° Gruppo Caccia, principalmente si tratta di missione di intercettazione o di mitragliamento di obiettivi terrestri.

    L'Mc.200 partecipa praticamente a tutte le offensive condotte dalla Regia Aeronautica durante la guerra, combatté in Africa, nei Balcani, in Grecia e in Russia durante la disastrosa campagna italiana.

    Proprio in Russia ci si trova ad affrontare le condizioni più dure; le stufe ed i convogliatori di aria calda sono insufficienti, spesso è necessario preriscaldare i motorini di avviamento e molto più a lungo l'olio dei motori, in molti casi il freddo blocca la pompa dei circuiti idraulici, così una volta in volo non è più possibile ritrarre il carrello, l'abitacolo aperto espone in volo i piloti a temperature bassissime con conseguenti fenomeni di congelamento, i parabrezza, i collimatori di tiro e gli stessi occhiali dei piloti sono continuamente appannati riducendo la precisione di tiro, ma nonostante queste condizioni infernali i caccia italiani ottengono dei buoni successi sui russi, né è a riprova, in tutta la campagna, la perdita di 15 Macchi Mc.200, contro 88 velivoli nemici. Il 17 gennaio 1943, il 21°gruppo esegue la sua ultima missione sul fronte russo, dopo non rimane che ripiegare cercando di salvare il materiale e gli aeroplani. Negli ultimi mesi di guerra gli Mc.200 vengono impiegati per contrastare gli sbarchi angloamericani nel sud dell'Italia.

    All'8 settembre, dei 1153 Mc.200 prodotti, ne restano meno di un centinaio

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    Il Macchi Mc.202 "Folgore"

    Il diretto successore dell'Mc.200 è il Macchi Mc.202, del predecessore conserva la pianta alare gli impennaggi ed alcune parti della fusoliera, ma la nuova unità propulsiva, il Daimler Benz DB601 (successivamente prodotto dall'Alfa Romeo con la sigla RA.100 RC.41), gli consentono prestazioni eccezionali.

    Il nuovo aeroplano ha una linea bellissima ed aggressiva, è in grado di raggiungere i 600 km/h, può sopportare picchiate violentissime ed in combattimento riesce a lasciarsi dietro qualunque inseguitore.

    Dopo le prove di valutazione, i primi esemplari di serie vengono consegnati ai reparti nel maggio del 41 e dopo qualche tentennamento, dovuto alla mancanza di addestramento dei piloti sul nuovo aereo, gli Mc.202 vengono spediti con il 17° Gruppo sul fronte libico ove vengono raggiunti anche da quelli del 6°Gruppo, qui gli aerei seguono le alterne sorti della campagna italo-tedesca in Africa. Dopo numerosi arretramenti, con la controffensiva del gennaio 1942, gli Mc.202 del 17°,6° Gruppo del 1° Stormo e il 9° e10° del 4° Stormo vengono rischierati a Bengasi, qui si rendono protagonisti con altri aerei di una brillante operazione sull'aeroporto inglese di Gamut. Riconquistata Tobruch, in giugno, partecipano alla disastrosa avanzata verso Alessandria d'Egitto. Nonostante il volgere negativo degli eventi in Africa, gli Mc.202, inquadrati nei vari stormi, compiono centinaia di missioni, con una situazione vicina al collasso, manca tutto dai pezzi di ricambio al carburante, la sabbia del deserto logora rapidamente le parti meccaniche, il personale è insufficiente, a questo si aggiungono i massicci attacchi aerei nemici. Con il precipitare degli eventi, El-Alamenin, la caduta di Tripoli ecc.., gli aerei italiani superstiti vengono ritirati dalla Tunisia.

    Un altro fronte, intanto, che rappresentava una continua emorragia di uomini e mezzi, era quello di Malta. Molti Mc.202, schierati in Sicilia parteciperanno attivamente alla lotta aerea combattuta nei cieli della piccola isola, baluardo delle forze inglesi nel Mediterraneo.

    In quel periodo si consumano decisioni che diverranno poi tragiche per le forze dell'Asse, i tedeschi si ostinano ad avanzare in Africa abbandonando definitivamente il piano per l'occupazione di Malta, lasciando, così alle forze inglesi un vantaggio che successivamente diventerà determinante per la guerra nel Mediterraneo. In quest'ottica solo poche decine di Mc.202 vengono lasciate in Sicilia per operare contro Malta, mentre gli inglesi, nonostante le perdite (basti pensare che dal 1940 al 1942 la difesa dell'isola costò alla R.A.F. ben 850 aerei e 520 piloti) mantengono costante l'efficienza ed il numero degli aerei sull'isola.

    Anche gli Mc.202 vengono impiegati in Russia in una attività breve ma intensissima con le difficoltà viste prima.

    Nel 1943 la guerra è ormai alle porte di casa , Pantelleria e la prima ad essere investita dall'attacco angloamericano, solo in giugno si avvicendano sull'isola 3450 aerei che vi sganciano 4900 tonnellate di bombe ed a nulla vale estrema difesa dei 4 Mc.202 ivi dislocati.

    Quando gli angloamericani decidono di invadere la Sicilia a contrastare lo sbarco vi sono tra gli altri anche una sessantina di Mc.202.

    Con l'armistizio dell'8 settembre e nei mesi successivi quel che rimane della Regia Aeronautica viene utilizzato al sud dall'Aeronautica cobelligerante Italiana contro i tedeschi ed al nord dall'Aviazione della Repubblica Sociale Italiana per impedire l'avanzata americana. Alla fine della guerra sopravvivono solo pochi esemplari del 202, alcuni restaurati fanno bella presenza in qualche museo.

    Termina cosi la carriera di uno dei migliori aerei italiani dell'ultima guerra; agile, veloce, robusto, sono le doti che si colgono dai racconti di chi vi ha volato. L'unico limite è il solito armamento leggero. Anche se una versione potenziata con due cannoncini subalari da 20 mm era già stata programmata, sarà l'Mc.205 a portare in battaglia questo armamento pesante.

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    Il Macchi Mc.205 "Veltro"

    Il Macchi Mc.205 vola per la prima volta nell'aprile del 1942, in pratica si tratta della stessa cellula dell'Mc.202 con il nuovo e potente motore Daimler Benz DB605. Il nuovo aereo si dimostra subito validissimo, nelle prove raggiunge i 650 km/h, portando in volo un armamento di tutto rispetto, due mitragliatrici da 12,7 mm e due cannoncini da 20 mm, unica arma contro i bombardieri nemici, seguono vari altri prototipi con armamento ancora più pesante.

    L'Mc.205 giunge ai reparti operativi nel giugno 1943, il 1° stormo di base a Pantelleria lo utilizza per le ultime missioni in territorio africano e successivamente lo impiega come scorta ai convogli navali ed aerei diretti in Tunisia. Alla loro prima uscita 22 Mc.205 affrontano, con ottimi risultati, formazioni nemiche ben più numerose composte da P.40 e Spitfire. Successivamente i "Veltro" di Pantelleria vengono spostati a Catania, qui vengono utilizzati in missioni di appoggio agli aerosiluranti, poi l'impiego degli aerei diventa quasi esclusivamente difensivo nel tentativo di arginare le sempre più numerose incursioni dei bombardieri nemici. Quando gli alleati sbarcano in Sicilia, oltre a 10 Mc.205, negli aeroporti dell'isola si trovano schierati anche una cinquantina di Mc.202 e altrettanti Me109G. Nonostante si facciano affluire altri aerei, la situazione appare subito drammatica, infatti la Luftwaffe può contare su circa 400 velivoli contro i 4900 degli angloamericani. La precipitosa ritirata dalla Sicilia orientale costringe gli equipaggi ad abbandonare o rendere inservibili tutti gli aerei danneggiati anche lievemente, così 6 Mc.205 vengono incendiati dagli avieri a Catania-Fontanarossa.

    La lotta per il controllo aereo sui cieli dell'isola è durato solo pochi giorni, risolto dai massicci bombardamenti alleati su tutti gli aeroporti dell'Asse. Il 4° Stormo, riorganizzato, tenta con i suoi "Veltro" di impedire lo sbarco degli alleati in Calabria, mitragliando le navi e i mezzi da sbarco lungo la costa.

    Intanto anche il 51°Stormo di base a Pisa, che già dall'aprile del 1943 aveva ricevuto il nuovo aereo, è impegnato in durissimi combattimenti con gli alleati per proteggere i cieli e gli aeroporti della Sardegna, il 2 agosto sei Mc.205 sorprendono venti caccia (P.38 e P.40) che cercano di attaccare un idrosoccorso CantZ506, ne abbattono sei con la perdita di un solo velivolo.

    Dopo l'8 settembre, l'Aeronautica cobelligerante italiana riesce a raccogliere 37 Mc.205 che impiega in azioni contro gli aeroporti occupati dai tedeschi in territorio greco-albanese.

    Assai più cospicuo è l'utilizzo degli Mc.205 con l'Aviazione della Repubblica Sociale Italiana che recupera 29 esemplari dell'aereo ma che ha a disposizione 112 nuovi aerei prodotti ancora dalla Macchi di Varese, successivamente neutralizzata dalle incursioni nemiche.

    La produzione dell'aereo continua fino al 1948 per poi interrompersi definitivamente.

    Il "Veltro" rappresenta insieme con gli altri caccia della cosiddetta "Serie 5" (Macchi Mc.205, Reggiane Re.2005, Fiat G.55 ) la massima espressione della tecnica aeronautica italiana durante l'ultima guerra, capace di progettare e realizzare aerei degni di competere con i più moderni caccia avversari. Tutto ciò, però, non poté essere sfruttato pienamente a causa dei soliti ritardi nella fornitura di armi e motori e per la mancanza di materie prime, divenuta cronica con il perdurare della guerra. Queste macchine restano testimoni di come, contrariamente a quella che è l'opinione comune, anche l'aviazione italiana disponesse, anche se sul finire della guerra ed in numero molto limitato, di velivoli all'avanguardia.

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    Fonte:http://www.regiamarina.net/
     
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