La ricerca dell'armonia di Mondrian

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    Torna a Roma, dopo la memorabile retrospettiva di Palma Bucarelli alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna del 1956, il genio di Piet Mondrian. Da oggi al Vittoriano una settantina di opere raccontano l'intero percorso espositivo dell'artista olandese, tra i maestri indiscussi del XX secolo. La mostra 'Mondrian. L'armonia perfetta' é stata realizzata da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia in collaborazione con il Gemeentemuseum dell'Aja, da cui proviene la gran parte di oli e disegni esposti. Non a caso è proprio il direttore dell'istituzione museale olandese Benno Tempel ad aver curato la retrospettiva romana e quindi a scegliere il taglio critico per una rivisitazione complessiva della sua produzione, spesso costretta in facili schemi stereotipati.

    Rifondare dunque "una nuova idea su Mondrian", a partire dal fatto, ha sottolineato l'ambasciatore d'Olanda in Italia Alphonsus Stoelinga, che è un pittore olandese che per grandezza rientra nel filone di Rembrandt, Vermeer, Van Gogh. Nonostante i lunghi soggiorni a Parigi e New York, l'evoluzione di Mondrian è infatti strettamente collegata alla vita culturale del suo paese e anche quando cambia il nome (togliendo una 'a'), continua a restare in contatto con i colleghi in patria. Alla base di tutto ci sono le sue scelte spirituali, quella teosofia da cui l'artista parte per una ricerca incessante dell'armonia che caratterizzerà la sua fortunata carriera, dagli esordi figurativi alle celeberrime opere neo-plastiche, passando dal luminismo e dal cubismo. Tutti rivisitati dal suo genio.

    Mondrian è stato un artista non convenzionale, ha detto Tempel, del tutto fuori dagli schemi, capace di rappresentare con il suo percorso il passaggio dall'arte ottocentesca a quella del XX secolo. Parte infatti come paesaggista (e di successo) nel segno del realismo, come illustrano le numerose opere in mostra nella prima sezione.

    Le teorie teosofiche lo portano però a nuove riflessioni, fra cui quella, cruciale, che nella vita esiste una lotta perenne tra le dimensioni verticale e orizzontale per il raggiungimento dell'armonia perfetta. Ecco quindi i grandi oli con le dune e i fari sul mare, il ripetersi del tema degli alberi, i bellissimi carboncini dove tronchi e rami cominciano a anticipare le famose griglie, che poi, dopo una prima fase cubista, riempirà con campiture di colori puri: blu, giallo, rosso. Affascinato dalle tele di Picasso, prosegue il curatore, Mondrian decide che non potrà essere un vero pittore moderno restando in Olanda e a Parigi compie la sua prima rivoluzione portando il cubismo a una nuova sintesi astratta. Tornato in patria fonda De Stijl, il movimento che sancisce una espressione plastica, non soggettiva ma valida per tutti, che si traduce "nell'astrazione di tutte le forme e di tutti i colori primari nettamente definiti".

    Più completa nella fase realista e cubista, la mostra del Vittoriano propone anche una dozzina di opere neo-plastiche, una selezione in verità non eccelsa, affiancata dai lavori degli altri artisti olandesi che seguirono la sua rivoluzionaria visione dell'arte.

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