L`eccidio di Kindu

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    A Kindu, nell’ex Congo belga, 13 aviatori italiani, facenti parte delle forze di pace dell’Onu, vengono trucidati dai guerriglieri della fazione di Antoine Gizenga. Il Congo è in piena guerra civile; insieme a Gizenga, si contendono il potere il presidente Joseph Kasa-Vubu e i katanghesi di Moise Ciombe. I soldati italiani vengono ingiustamente accusati di fornire armi ai secessionisti. I loro resti saranno ritrovati nel 1962, nel cimitero del piccolo villaggio di Toloke. Solo nel 1994 verrà assegnata loro la Medaglia d’oro al Valore Militare alla memoria

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    Dopo la seconda guerra mondiale, con l'avvento delle indipendenze africane causate dall'impossibilità delle potenze europee di mantenere costosissimi imperi coloniali, la situazione degenerò e le lotte intestine si moltiplicarono. Il Belgio non avendo più la capacità di gestire direttamente un territorio così vasto e complesso, nel 1960 concesse l’indipendenza al Congo e Lumumba, divenuto primo ministro, si trovò a dover reprimere nel sangue gli ideali secessionisti del Katanga, la piu importante regione mineraria del Congo. Gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica in forza delle loro multinazionali presenti sul territorio tentarono di lusingare la regione africana ma l’ingovernabilità fece si che l’esercito prendesse il sopravvento. Emerse il colonnello Mobutu che fece imprigionare e condannare a morte Lumumba. Il paese precipitò in una sanguinosa guerra civile, che richiese l’intervento delle Nazioni Unite per garantire un governo legittimo. Il governo Italiano, su dichiarata richiesta delle Nazioni Unite, fornì un contingente da utilizzare nell’ambito della forza multinazionale di pace. Il 22 agosto 1960 lo Stato Maggiore dell’Aeronautica italiana, con il Foglio d’Ordine n° 28 del 7 novembre 1960, costituì la 46ª Brigata Aerea Congo. A causa della delicata missione il distaccamento veniva dotato di dieci velivoli con le insegne ONU per distinguerli dai C-119G degli ex oppressori belgi. Il reparto assicurava la quasi totalità del trasporto aereo collegando e rifornendo i vari presidi multinazionali sparsi sul vastissimo territorio congolese. Il 15 febbraio, in un tragico incidente in fase di decollo da Luluabourg, perdevano la vita il capitano pilota Sergio Celli, il tenente pilota Dario Giorni e il 1° aviere montatore Italo Quadrini. Le salme furono accolte in patria da solenni onoranze funebri. Lungi dal normalizzarsi, la situazione congolese diveniva sempre più tragica; inquietante è l’abbattimento del DC6 con a bordo il segretario generale delle Nazioni Unite, Dag Hammarskjold. Il 25 settembre perdeva la vita il caporale Raffaele Soru della Croce Rossa in uno scontro a fuoco fuori dell’ospedale di Alberthville. Sul finire del 61, esattamente l’11 novembre, prendevano il volo da Kamina alla volta di Kindu, nella regione del Kivu al confine con il Katanga, due C119 per rifornire il distaccamento malese. Atterrati a Kindu alle 13 e scaricato il materiale, tra cui due piccole autoblinde Ferret delle Nazioni Unite, il personale di volo si portava, seppur sconsigliato dal comandante della guarnigione, il maggiore Dowe, a non uscire dal campo per la presenza di guerriglieri sbandati, alla mensa ufficiali situata a metà strada tra il centro abitato e l’aeroporto. Erano tutti disarmati e a quanto pare il rapporto dei nostri connazionali con la popolazione locale era ottimo. Verso le 16,30, mentre stavano ancora pranzando, faceva irruzione nella mensa un’ottantina di ribelli dell’Armata Nazionale Congolese seguaci del colonnello Pakassa che, dopo aver immobilizzato il personale di guardia malese, li assaliva e li malmenava trascinandoli nella prigione della città. Testimoni riferirono che già in quel frangente uno degli aviatori fosse stato ucciso per la sua reazione. Rinchiusi in uno stanzone del carcere, poche ore dopo venivano trucidati selvaggiamente a raffiche di mitra e fatti a pezzi a colpi di macete. I due equipaggi erano composti dal maggiore pilota Amedeo Parmeggiani, dal tenente medico Francesco Paolo Remoti, dal maresciallo motorista Nazzareno Quadrumani, dal sergente marconista Francesco Paga, dal sergente elettromeccanico Martano Marcacci, dal sergente maggiore montatore Silvestro Possenti, dal sottotenente pilota Giulio Garbati, dal maresciallo motorista Filippo Di Giovanni, dal sergente marconista Antonio Mamone, dal sergente maggiore elettromeccanico Armando Fabi, dal sergente maggiore montatore Nicola Stigliani, dal capitano pilota Giorgio Gonelli, 31 anni, di Mirabello e dal sottotenente Onorio De Luca, 25 anni, ferrarese di adozione. La notizia fece subito il giro del mondo. Nella mattina del 17 novembre una lunga e mesta processione di studenti pisani raggiungeva l’aeroporto per deporre fiori ai piedi del pennone della bandiera, mentre si moltiplicavano un po’ ovunque le iniziative anche di semplici cittadini per testimoniare all’Aerobrigata e ai familiari dei caduti il cordoglio e la solidarietà del popolo italiano. Il giorno successivo arrivava da Roma il ministro della Difesa Giulio Andreotti per portare la parola del governo e presenziare al solenne rito funebre celebrato in Duomo dall’arcivescovo di Pisa, monsignor Camozzo, in memoria dei caduti, mentre si perdeva la speranza di ritrovare quei poveri corpi per dar loro una civile sepoltura. Al momento della missione Giorgio Gonelli risiedeva a Pisa in via San Michele degli Scalvi 8b, era sposato alla concittadina Alba Rosa Brandani, e padre di due bambini: Raffaele di un anno e Rita di 2. Il padre del capitano, Giuseppe, un commerciante a riposo di 68 anni, insieme con la moglie Emma Sandri, appena appresero la notizia dalla radio furono colti da una violenta crisi. Analoga sorte toccò alle zie di Onorio De Luca che l’avevano ospitato nella loro casa ferrarese quando ancor giovinetto frequentava il Liceo Roiti. Di origine veneta, era nato il 3 aprile 1936, si era arruolato nell’Aeronautica nel 1958 dopo aver conseguito la maturità scientifica. A Ferrara ha abitato dalle zie, le signore Guggi in corso Giovecca 194, che al momento della disgrazia ospitavano per motivi di studio i fratelli di Onorio, Giuseppe e Lucia, liceali e Augusto iscritto al nostro Ateneo. I genitori abitavano a Casale di Scodosia, Padova, dove il padre, dottor Eugenio, gestiva una farmacia. De Luca era stato a Ferrara un mese prima di ritorno dalla sua prima missione in Congo per annunciare ai fratelli e alle zie che si era fidanzato con una ragazza di Pisa sua compagna di corso. Si era infatti iscritto alla facoltà di Economia e commercio. Era ufficiale di complemento. Il capitano Gonelli era invece in servizio permanente effettivo. Dopo aver frequentato la scuola media e il liceo scientifico salesiano di Faenza entrò in Accademia. Ricevuta la nomina a ufficiale seguì un corso di pilotaggio per reattori negli Stati Uniti. Era alla sua terza missione in Congo. Nella prima del luglio 1960 aveva trasportato connazionali in patria evacuati d’urgenza. Nella seconda, in primavera del 1961 prelevò la salma del console Vigna ucciso dai seguaci di Lumumba. Era partito per la sua ultima missione in Congo, il 23 ottobre con medicinali, materiali di sussistenza per le popolazioni congolesi, mezzi di difesa, attrezzature e mezzi della Croce rossa. Era stato catturato dai congolesi nella seconda missione e poi rilasciato dopo accertamenti. Giorgio Gonelli era un ragazzone atletico che raggiunse il suo scopo o meglio la sua massima aspirazione con il brevetto di pilota d’aerei a reazione. Aveva conseguito l’autorizzazione a Sant’Antonio in Texas nel 1955. Soltanto nel 1962, in febbraio, quello che rimase dei nostri militari fu raccolto in due fosse lunghe e strette, nel cimitero di Tokolote, un piccolo villaggio nei pressi del luogo dell’eccidio. Qurantasei anni dopo, nel 2007, i parenti hanno avuto un riconoscimento come vittime di strage terroristica. Fra i diversi monumenti dedicati ai caduti di Kindu ricordiamo quello che si trova all’ingresso dell’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino e quello di Pisa. A ricordo di Giorgio Gonelli, medaglia d’oro al valor militare, il comune di Mirabello ha dedicato al proprio figlio una strada e le scuole medie di via Giovecca, mentre a Ferrara, su richiesta dell’Aeronautica militare, al Gonelli sarà a lui intitolata una nuova strada con inizio da via Modena. La comunità di Casale di Scodosia (Padova) ha intestato all’aviatore medaglia d’oro Onorio De Luca la strada in cui è ubicata la vecchia farmacia del padre, attualmente condotta dal dottor Augusto e dal nipote Eugenio. Graziano Gruppioni

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