Cancellato Murales di Blu a Berlino

La fine di un'Opera d'arte

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    Viktor Viktorious I Re di Viktoringia

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    Così muore l’opera d’arte di BLU: che errore, Berlino



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    12 Dicembre - Questa notte, il grande murales doppio realizzato dallo street artist italiano Blu in Cuvrystraße a Berlino, è stato cancellato.

    Le due opere d’arte Brothers e Chain, portate a termine dal marchigiano a più riprese tra il 2007 e il 2008, erano uno dei punti di riferimento della scena street di Berlino, ed erano diventate negli anni un simbolo della lotta di Kreuzberg contro il capitalismo.

    La cancellazione è diretta conseguenza dei lavori di costruzione che coinvolgeranno nei prossimi mesi l’area dove sorgeva fino a pochi mesi fa la Cuvrybrache, un piccolo “villaggio autonomo” sito a ridosso della Sprea e occupato a lungo da creativi e senzatetto provenienti da tutto il mondo.

    C’è mistero su chi abbia effettivamente portato a termine la cancellazione delle opere: secondo una teoria che si sta diffondendo in rete, l’atto potrebbe essere stato commissionato dallo stesso Blu in segno di protesta contro l’edificazione dei palazzi di lusso prevista nell’area.

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    Il progetto sotto accusa, che prevede la costruzione di 250 appartamenti, un Kindergarten, un supermercato e una terrazza affacciata sul fiume, porterà alla ristrutturazione dei due edifici dove Blu aveva realizzato i celebri murales: il primo raffigurante un uomo senza volto i cui polsi sono incatenati da orologi dorati, il secondo che ritrae due uomini capovolti intenti a togliere l’uno la maschera dell’altro (rappresentanti Berlino Ovest e Berlino Est).

    Qualcuno ha provato a salvarli dalla cancellazione: il residente Jascha Herr ha raccolto oltre 8000 firme per chiedere che le due opere – tra i luoghi iconici di Berlino – venissero preservate dall’intervento delle ruspe. La petizione, però, è rimasta inascoltata.

    «La città di Berlino ama promuovere la sua scena alternativa – e più nel dettaglio il valore culturale dei suoi artisti», si leggeva nel testo della petizione, «ma allo stesso tempo li lascia abbandonati a se stessi. Qui si vende agli investitori, che nei monumenti alternativi vedono solo il profitto personale. Ma l’identità culturale della città appartiene a tutti noi».

    Purtroppo non è servito. E da oggi Berlino è un po’ più povera.
     
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