Peter Charles Lemon Medal of Honor, strafatto di marijuana contro i vietcong

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    La Guerra è una brutta bestia e Peter Lemon ha fatto in modo di renderla particolare mentre era fatto, anzi strafatto come una pigna. Ma partiamo con ordine. Peter Charles Lemon è nato a Toronto, Ontario, Canada, il 5 giugno 1950. Si è trasferito in America quando aveva 12 anni, naturalizzandosi americano. Si è quindi unito all’esercito degli Stati Uniti.

    Nel 1970 imperversava la Guerra del Vietnam, e Peter era stato inviato nella provincia di Tây Ninh, nel Vietnam del Sud, vicino al confine con la Cambogia. Lemon da lì a due mesi avrebbe compiuto 20 anni. Era andato in Vietnam con fervore patriottico, credendo che stesse combattendo per la verità e la giustizia. Entro tre giorni dal suo arrivo, tuttavia, ha visto che le cose non erano proprio così come se le immaginava, anzi.
    In un’intervista del 1971, affermò che l’America non doveva andare a combattere in Vietnam. Aveva finalmente capito per cosa stavano combattendo i locali, ma ormai era troppo tardi.
    Il 31 marzo, Lemon e il suo plotone avevano appena completato un giro di pattugliamento quando tornarono alla base di Illingworth.

    Era noto che l’esercito del Vietnam del Nord (NVA) attraversava spesso il confine con la Cambogia, quindi era necessario mantenerne le posizioni. Situato a nord-ovest di Saigon, si trovava in un’area chiamata War Zone C , vicino al Sentiero di Ho Chi Minh e costellato da rotte e vie di rifornimento delle milizie vietnamite.

    La base di sostegno (un avamposto) era molto debole: se attaccata non offriva molto rifugio ne sicurezza proprio in virtù del fatto che doveva essere rapidamente costruita, smantellata e ricostruita vicino alle rotte di approvvigionamento della NVA. L’idea era di fornire obiettivi irresistibili per il nemico, concentrandoli in un unico luogo per attaccarli per via aerea. Il comandante era il tenente colonnello Michael John Conrad. Poco prima di mezzanotte, il loro radar di sorveglianza a terra “Pipsy-5” mostrò del movimento oltre la linea degli alberi della base: il nemico era là fuori. Vi erano state diverse schermaglie con l’esercito Vietcong, la guerra si stava prolungando per tutto il mese di marzo. Conrad aveva chiesto a Illingworth (il campo base) di trasferirsi su un terreno più difendibile, ma la risposta era stata negativa. Gli furono invece inviati dei rinforzi, ma non sarebbero stati sufficienti. Tre compagnie erano di pattuglia quella notte, erano troppo lontane per tornare alla base in tempo. Rimaneva principalmente compagnia Charlie con circa 220 uomini.
    Per ragioni ancora sconosciute, la Division Artillery aveva spedito a Conrad circa 40 tonnellate di inutili proiettili di artiglieria da 8 pollici quel giorno. Erano impilati nel mezzo della base, senza protezione e in attesa di essere re-inviati al mittente.

    La NVA aveva capito le tattiche americane. Aspettarono la notte per rendere molto difficile, se non impossibile un attacco aereo. Gli americani, infatti non avrebbero rischiato di uccidere i propri uomini. Conrad ordinò ai suoi uomini di sparare nella giungla circostante per far sapere alla NVA che erano attesi.
    Silenzio.

    La NVA non rispose al fuoco.

    Lemon uscì dal suo bunker e scrutò il perimetro. Niente. Era riuscito a dormire un po’ dopo il suo giro con la pattuglia, ma fu risvegliato quando il radar rilevò qualcosa. Non fu dato moltissimo credito: si sapeva che la NVA era tranquilla. Allora gli fu ordinato di riposarsi di più. Lui ci provò, ma non fu facile. Gli uomini sapevano che i vietcong erano là. Quindi, per aiutarlo a rilassarsi, si accese una canna e per cercare di riaddormentarsi. In verità cominciò a fumarne una dopo l’altra, fino a svenire.

    Verso le 2:17 del mattino, l’esercito vietcong ha cominciato ad aprire il fuoco. La torre delle comunicazioni fu distrutta dal lancio di un missile che interruppe la comunicazione a lunga distanza.

    Conrad fu in grado di contattare un elicottero che passava sopra le loro teste. Il pilota riuscì a creare un collegamento con la sede centrale della divisione. Purtroppo senza strade, con poca visibilità e gli altri soldati in pattuglia, non sarebbero arrivati rapidamente ulteriori rinforzi.

    Gli elicotteri Cobra che giravano su quella base di sostegno mitragliarono la giungla, mentre le altre basi non potevano che sentire i colpi perchè era impossibile inviare aiuti. Il 272° reggimento Vietcong, con oltre 400 uomini, continuava ad attaccare da diverse posizioni. La maggior parte del fuoco era concentrato sull’angolo sud-ovest: un errore terribile perché era la posizione più forte della campo americano.
    Gli elicotteri americani, a corto di carburante e munizioni, se ne andarono.

    Calpestando i loro stessi morti, i vietnamiti entrarono nel perimetro americano ed ingaggiarono gli americani in un corpo a corpo senza alcuna regola.

    A causa dell’adrenalina e delle diverse canne che distorsero la realtà, Lemon era ormai completamente sveglio e sembrava una tigre. A fianco aveva un commilitone che fu colpito quasi subito. Lemon cominciò a sparare con la sua mitragliatrice finché non ha smesso di funzionare per mancanza di proiettili. Fece la stessa cosa con il suo fucile. I soldati vietnamiti più vicini a lui sapevano esattamente dove si trovava … e le loro armi funzionavano bene.

    Per fortuna, aveva ancora le granate. Lemon cominciò a lanciarne a raffica uccidendo moltissimi soldati , ma nel gruppo NVA è rimasto un sopravvissuto e Lemon aveva esaurito anche le bombe a mano. Decise quindi di portare via da lì il commilitone agonizzante.
    L’esplosione.

    Ha portato quindi fuori l’uomo a mani nude, ma poi è stato scaraventato via da una massiccia esplosione. Alle 3 del mattino una deflagrazione incredibile scosse la terra. Era esplosa la scorta di munizioni da 8 pollici. Sembrava un fungo atomico. L’esplosione brillava in alto, e l’onda d’urto scaraventò in aria equipaggiamenti, americani e vietnamiti.

    Dopo sono cominciati a piovere pezzi di apparecchiature, schegge e parti del corpo dei cadaveri colpendo indiscriminatamente le due fazioni. Dopo dieci minuti di confusione e urla, Peter si riprese e vide che l’esplosione aveva rotto l’assalto. La NVA iniziò a ritirarsi.

    Quando la polvere si abbassò, Lemon andò ad aiutare un altro soldato ferito e lo trascinò alla medicheria. Corse a prendere altre armi, ma diversi proiettili e frammenti di granata gli si conficcarono dentro. Non tutti i soldati vietnamiti erano in fuga. Stavano per assaltare un’altra volta, così Lemon ignorò il suo dolore, afferrò altre granate e continuò a lanciare fino a quando l’area non fu assicurata. Aveva lanciato circa 250 granate.

    La sua adrenalina continua a pompare, Lemon prese una mitragliatrice, corse su un terrapieno e cominciò a sparare contro la NVA fino a quando non è svenuto. Ha ripreso conoscenza nella stazione medica ma rifiutò di essere curato perchè vide che altri commilitoni erano in condizioni molto peggiori. Si alzò e uscì di corsa per continuare a combattere imprecando contro i vietcong. Lanciava qualsiasi cosa che gli veniva a portata di mano.

    Circa un’ora dopo, l’11° armata raggiunse Illingworth dopo aver attraversato la giungla per ore. I medici arrivarono all’avamposto dove c’era Lemen che continuava a lottare contro gli ultimi vietcong. Poco prima delle 5 del mattino e riuscirono a portare via Lemon . Egli protestava ancora perchè voleva andare a combattere gli ultimi Vietcong ormai in rotta.
    Alla fine il premio.

    Quando le testimonianze chiarirono cosa successe quella notte, gli alti comandi militari furono così impressionati che gli conferirono la Medal of Honor e l’eccezionale premio “American by Choice”.
     
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