Relazione scolastica sulle Baby gang

tema sulle Baby gang

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    Introduzione

    Distruggere per rabbia, per frustrazione, per vendetta, per noia, per gioco o per nessun motivo. Il vandalismo è un fenomeno in espansione in Italia, come dimostrano le statistiche sui reati, e il listino distruzioni vede più di 44mila atti vandalici in due anni in cabine telefoniche. 2.530 negli autobus d’otto città nel 1999: 3.5miliardi di danni subiti ogni anno dalle Ferrovie dello Stato. Il vandalismo e le baby-gang sono due problemi che ormai stanno preoccupando seriamente la popolazione della penisola italiana. Prima di intraprendere una discussione sui mini criminali bisogna vedere cosa li spinge a fare parte di questi gruppi poco rassicuranti. Tra gli psicologi che si occupano dei problemi della fase adolescienziale la maggior parte afferma che sono i genitori la causa principale. Infatti le baby-gang sono formate per lo più da ragazzi con una situazione economica e familiare molto difficile dove spesso sono abbandonati a loro stessi e senza una guida intraprendono una strada sbagliata.
    I principali bersagli sono i coetanei più fortunati e ricchi di loro e, le opere pubbliche, deturpate dalla mano di questi criminali guidati dalla loro demenza. Lo stile delle baby-gang è ormai conosciuto in tutta Italia. La modalità delle aggressioni è quasi sempre la stessa. I piccoli cattivi adocchiano la vittima. La circondano senza darle alcuna possibilità di reagire, tanta è la disparità delle forze. Prima vengono pronunciati gli insulti, poi le minacce ed infine le botte. Un’altra caratteristica principale è l’abbigliamento composto da giubbotti tarocchi, calzoni a tubo, e zeppe di pessima qualità mentre i capelli sono scolpiti con il gel. Gli zarri, così chiamati a Milano, girano sempre in gruppo in modo che la loro unione sia l’arma vincente contro qualsiasi bersaglio.
    In un futuro prossimo molti ragazzi matureranno e intraprenderanno una strada lavorativa mentre altri, invogliati da enormi cifre in danaro, continueranno la vita malavitosa andando incontro alla legge e al loro destino.
    Statistiche.
    Rapporto casa/”luogo di svago”

    Più del 75percento dei membri delle baby-gang vive in zone periferiche lontano dalla città in cui passa la maggior parte della giornata. Solamente il 25 per cento vive nella città in cui svolge la sua attività malavitosa.
    Attività sportive.

    Nel 95 percento dei casi lo sport non viene praticato in maniera agonistica da questi piccoli delinquenti. Solo il 5 per cento pratica lo sport agonisticamente.
    Casi specifici.

    I quotidiani non riportano casi specifici ma soprattutto testi che parlano spesso di duelli tra due o al massimo tre studenti finiti molte volte in tragedia. Come capitò a Simone Z. che per un litigio a scuola uccise lo scorso gennaio Domenico F. nello scantinato di casa sua. Un altro caso di duelli, che però riguardano le b.-g. in prima persona. È capitato in Corso Vercelli a Milano quando cinque teppisti hanno pestato, nel vero senso della parola, un poliziotto in servizio.
    Bibliografia.
    Dati tratti da: - Famiglia Cristiana di marzo;
    - Giornale.it del 24 aprile;
    - Larepubblica.it del 30 gennaio.
    Criminalità minorile, problema da risolvere

    I mass media registrano, con sempre maggior frequenza, casi di violenza minorile. L’adolescenza sembra quindi un periodo in cui i giovani tendono a deviare per imboccare la strada della criminalità.
    Lo scopo di questa ricerca è di comprendere i motivi e le cause, il modo di agire e soprattutto se sia possibile risolvere un problema come questo.
    Il lavoro è stato possibile solo dopo un’adeguata documentazione ed un’operazione di consultazione di giornali, internet e saggi ed in particolar modo del quotidiano “La Repubblica”, del settimanale “Famiglia Cristiana” e dal sito internet “Eurispes”.
    La raccolta e l’analisi del materiale ha presentato qualche difficoltà: alcuni articoli, in particolare quelli di cronaca, trattano superficialmente l’argomento dando informazioni scarsamente utili o già note.
    Giovani in pericolo: perché?

    Sono soprattutto i ragazzi i più soggetti ad atteggiamenti violenti o scontrosi; è il caso delle ormai tristemente note baby gang, gruppi di adolescenti di età compresa fra i 13 ed i 18 anni che praticano forme di racket ed estorsioni, pestaggi o addirittura vere e proprie rapine.
    Differentemente da quanto a prima vista appare, la violenza fra i minori è un fenomeno di vecchia data e non degli ultimi dieci anni. Se un tempo, tuttavia, le imprese di questi giovani erano più tollerati causa del difficile clima in cui essi le compivano, oggi tali episodi sono più rari e quindi più sentiti.
    Spesso si richiedono radicali interventi per mettere fine a questi fatti, ma raramente la gente conosce a fondo il problema: pochi si chiedono che cosa spinga questi giovani ad agire. Per capire come intervenire per apportare dei miglioramenti, occorre capire cosa è necessario cambiare.
    La grande maggioranza delle volte i giovani delinquenti divengono tali per imitazione: molti ragazzi che crescono in condizioni particolari, con una situazione economica e famigliare precaria, località residenziale e luoghi frequentati vicini ai punti di ritrovo dei malavitosi, sono influenzati dal modo di agire dei più grandi, in genere ragazzi di pochi anni superiori a loro. Anche l’ambiente famigliare ha una grande rilevanza: chi viene maltrattato o assiste ad episodi di violenza fra i famigliari è più esposto al rischio di diventare un criminale.
    Una minoranza di ragazzi, poi, diviene soggetta al fenomeno per altri motivi: nel corso dell’adolescenza, ad esempio, diventano molto importanti per l’individuo i compagni ed il gruppo. Tuttavia per uscire con loro e divertirsi facendo esperienze interessanti occorrono i soldi. Per i ragazzi, il denaro diventa ora fondamentale, tanto da vedere buona parte di ciò che li circonda in sua funzione: nel ragazzo sorgono in questo periodo dei bisogni materiali che ognuno è spinto ad avere dalla società consumistica in cui viviamo, dal nostro stile di vita che prevede l’ostentazione delle ricchezze. Diventa così difficile resistere alla tentazione di procurarsene in modi leciti ed illeciti.
    Come combattere il problema

    Per porre rimedio al fenomeno della devianza dei giovani esistono due possibili soluzioni: la prima è strettamente legata al momento dell’adolescenza in cui il ragazzo tende ad aggregarsi ad un gruppo e viene detta della “giustizia interiorizzata”. È necessario che il ragazzo divenga “coraggioso”, in grado di opporsi alle scelte del gruppo cui appartiene se ritenute sbagliate e di uscirne se necessario. Ognuno, infatti, possiede il concetto della giustizia con la quale si ha diritto di essere trattati dagli altri e soffre per le ingiustizie che riceve; ma quando il ragazzo capisce che gli altri provano per se stessi ciò che lui prova per sé, comprenderà anche l’entità del danno che lui arreca alla società. Il difficile compito di insegnare ai ragazzi questo modo di vedere le loro bravate spetta in ogni caso ai genitori.
    L’altra soluzione la più diffusamente richiesta dalla società, è quella della “tolleranza zero”: si chiede una maggiore frequenza ed efficienza degli interventi delle Forze dell’Ordine. La conseguenza diretta di un simile intervento dovrebbe probabilmente essere i consolidamento di una giustizia dei castighi, fondata sulla paura delle punizioni che dovrebbe quindi risolversi in un calo quantitativo delle azioni criminose.
    Il fenomeno si può dunque risolvere?

    Queste soluzioni, tuttavia, riscontrano parecchi problemi nell’attuazione; la prima può essere applicati, come già detto, solo grazie all’intervento dei genitori. Essi però spesso sono impreparati ad educare adeguatamente il figlio, oppure disinteressati o impossibilitati ad aiutarlo per ragioni personali, economiche, culturali. Per quanto riguarda l’altro rimedio, vi sono parecchi agenti che ne ostacolano l’attuazione; la mancanza di fiducia rispetto alle Forze dell’Ordine e la minore attenzione che quest’ultime riservano al fenomeno per dedicarsi a più gravi problemi (terrorismo, clandestinità, mafia e contrabbando) hanno fatto registrare un’incredibile diminuzione delle denunce di minori alle quali sono poi seguiti provvedimenti penali: l’azione penale si è ottenuta nel 1978 per 25.607 ragazzi, mentre nel 1987 per “soli” 17.942. inoltre i minori entrati in istituti penitenziari sono diminuiti fra il 1978 ed il 1986 di circa il 40%. L’instaurazione di un regime del terrore, inoltre, oltre a quelle già esposte potrebbe avere ben altre conseguenze anche molto gravi, ad esempio potrebbe portare ad una maggiore frequenza dei delitti gravemente punibili.
    Quello della criminalità minorile, in conclusione, è un problema destinato a rimanere ancora aperto perché non esiste attualmente una concreta soluzione; inoltre, come già affermato in precedenza, il fenomeno viene continuamente sottovalutato e sono troppo pochi coloro che cercano realmente il modo di cambiare le cose.
    Bibliografia

    Notizie ritrovate tramite internet su “La Repubblica”:
    • Baby gang a Milano, botte su commissione- 21 febbraio 2000- cronaca di un pestaggio;
    • Studenti bulli e assenteisti…- 5 aprile 2000- resoconto sulla presenza della violenza nelle scuole;
    • Adolescenti e taglieggiatori contro i compagni di scuola- 30 marzo 2000- racconto di un episodio di estorsione;
    notizie ritrovate tramite internet da “Eurispes”:
    • statistiche sulla criminalità in generale;
    notizie ritrovate da “S. Francesco”:
    • Baby gang - marzo 2000 - generalità, cronaca ed interviste;
    notizie ritrovate da “Famiglia Cristiana”:
    • Baby gang - gennaio 2000 - parere di un esperto;
    notizie ritrovate su “enciclopedia Microsoft Incarta 98”.

    LA VIOLENZA MINORILE

    L ‘importanza di questo tema è data dal fatto che i giornali, la televisione e tutti gli altri canali d’informazione sempre più spesso parlano dei crimini e degli atti di vandalismo commessi da gruppi di giovani e giovanissimi (secondo una statistica le età dei componenti di una ‘baby-gang ‘ vanno dagli 11 ai 18 anni) ai danni di persone od edifici pubblici.
    Scopo

    Lo scopo di questa relazione è proprio quello di cercare di comprendere che cosa può spingere un ragazzo a compiere delle azioni criminose , quali sono le rapine, le estorsioni il vandalismo.
    Argomenti trattati

    Gli argomenti sul tema delle criminalità sono: le cause, le azioni compiute, un ritratto a grandi linee degli adolescenti violenti ,conseguenze e possibili soluzioni per i crimini commessi da questi ‘fuorilegge’.
    Problemi incontrati

    I problemi incontrati sono stati due: il primo è stato costituito dai pareri delle varie riviste, discordanti o contraddittori; l’altro ostacolo è stato costituito dagli articoli di cronaca, che spesso citano un evento senza però analizzarne gli aspetti fondamentali, ad esempio nella cronaca di un’estorsione vengono ampiamente descritte le minacce fatte dai taglieggiatori e il modo in cui viene consegnato il denaro, tuttavia non ci sono accenni alle cause che avrebbero portato al compimento di quel gesto.
    I perché della violenza

    Per capire quali sono le motivazioni che possono spingere un individuo ad avere atteggiamenti criminali bisogna partire dagli ambienti dove gli adolescenti vivono e si confrontano, cioè la famiglia e la scuola. Questi due luoghi sono accomunati dal fatto che in entrambi possono mancare personalità fondamentali: in ambito familiare i genitori, che , passando pochissimo tempo con i figli, fanno loro mancare modelli comportamentali di riferimento; invece sul piano scolastico la colpa è degli insegnanti a volte privi di polso e di autorevolezza. Altri motivi vanno trovati nel contesto sociale dove vivono i giovani, in particolare nel gruppo, che protegge dall’esterno e dà la forza di compiere azioni che mai un ragazzo da solo farebbe; questa tesi è supportata dal fatto che spesso i giovani agiscono col “branco” e alcuni di loro, quando vengono catturati dalla polizia, senza la protezione del gruppo perdono tutta la loro sicurezza, tant’è vero che gli psicologi li paragonano a “lupi che senza la protezione del branco ridiventano agnelli”.
    Nel rapporto giovani-adulti sono nascoste altre cause della violenza minorile, infatti esso e spesso conflittuale per la diversità dei due stili di vita; inoltre la vecchia generazione inculca nella mente defli adolescenti norme di comportamento sbagliate e che possono portare al compimento di atti di vandalismo, ad esempio l’affermazione del diritto alla propria felicità ad ogni costo (felicità spesso identificata con degli oggetti, degli status-symbol), oppure l’abitudine di legittimare qualsiasi comportamento quando si tratta di una cosa pubblica.
    Altre cause possono essere l’incapacità della società di insegnare la distinzione tra bene e male, ma anche una crisi d’identità da parte dell’adolescente, infatti secondo gli psicologi alcuni dei giovani sono violenti solo perché vogliono cercare di scoprire se stessi e il posto che occupano nel mondo compiendo atti criminosi. Invece un magistrato indica il loro comportamento violento come “un furbo anticipo sullo stile di vita di chi non sa stare al mondo e scala il suo successo” oppure come “una rivolta, schifata, al mondo”.
    L’ultima spiegazione del fenomeno della delinquenza è la semplice voglia di trasgredire le regole e di dimostrare di avere il coraggio di fare ciò che gli adulti vietano: se questi tabù vent’anni fa erano l’alcol e il fumo, oggi sono la droga, il furto, la rapina.
    Le cifre della criminalità

    Nonostante tutto questo, dalle tabelle analizzate emerge che le azioni penali intraprese nei confronti di minori sono diminuite rispetto agli anni ’80 (soprattutto perché le forze dell’ordine sono meno attente a tali reati minori), infatti da 33.000 denunce fatte nel’77 si è arrivati a meno di 20.000con una diminuzione del 40%; si è anche ridotto il numero di minori arrestati, da 8.155 a 4.552, dato ancor più confortante se si considera il sempre più diffuso problema dei nomadi, che in alcune città costituiscono il 90% dei giovani arrestati. Tuttavia, se la quantità di reati diminuisce, si abbassa l’età in cui si diventa criminali(13-14 anni), per questo da un po’ di tempo si preferisce utilizzare misure detentive alternative, come la custodia cautelare, la prigione-scuola e il riformatorio, che in genere hanno dato buoni risultati.
    Dati emersi dalla ricerca e possibili soluzioni

    In sostanza da questa ricerca è emerso che le cause che possono spingere un adolescente ad avere atteggiamenti violenti verso cose o persone sono da ricercarsi negli ambienti di: famiglia, scuola e gruppo di amici. Per quanto riguarda le prime due situazioni, dovrebbero intervenire i genitori, insegnando il concetto del rispetto per le cose comuni, invece nel contesto scolastico i professori dovrebbero essere più presenti, organizzando magari dei corsi per discutere della criminalità minorile.
     
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