Il suicidio: tesina maturità

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    "Il suicidio".Ad una prima analisi del comportamento dell’uomo nei confronti della morte e del comportamento suicidario appare una sostanziale contraddizione con la cultura della società contemporanea, basata prevalentemente sul “culto del fitness”.
    L’angoscia della morte, però, dal 1800, diviene sfondo collettivo messo in rilievo, ed in alcuni casi anche esaltato; si nota, infatti, come questo gesto sia presente in tutta la storia conosciuta del mondo, nonostante il netto contrasto con le manifestazioni di conservazione della vita che operano nel singolo individuo e nella specie.
    L’assurdità che si attribuisce a tale gesto, non sembra essere nata con esso, ma sembra che si sia costruita nel corso dello sviluppo dell’uomo, ed in particolare nel nostro contesto sociale e culturale.
    Le culture estremo orientali pre-islamiche, infatti, coltivavano un atteggiamento di comprensione nei confronti del suicidio, giustificandolo come unica via di liberazione dai lacci della condizione umana.

    SUICIDIO NELL'ARTE

    Un simile atteggiamento si ritrova anche nella grecità classica in campo filosofico, nello scetticismo e nello stoicismo, oppure nel pensiero romano del quale caso emblematico è Seneca.
    Con l'introduzione del cristianesimo, però, le considerazioni sul suicidio cambiano: adesso è assimilato, addirittura, all’omicidio e quindi al peccato.
    Poi, con il diciannovesimo secolo, il tema della morte autoprovocata conosce ulteriori trasformazioni: da un lato, si dimostra comprensione verso questo gesto, come dimostrano le opere di Foscolo e di Goethe; dall’altro, si mantiene sempre un certo scetticismo per quanto riguarda l’efficacia del comportamento suicidarlo, che si può notare chiaramente nel pensiero di Leopardi e Schopenhauer.
    Con l'Ottocento si apre, però, anche un'analisi scientifica del suicidio dovuta alla nascita della sociologia e psicologia, protagonisti delle quali si possono considerare Emile Durkheim e Sigmund Freud.
    Tuttavia viene riconosciuta innanzi tutto l'importanza conferita al ruolo della personalità dell’individuo, allo stato dell'energia di cui egli dispone per fronteggiare e gestire i suoi conflitti interni, ed alle abilità relazionali con l'ambiente e con le persone più significative. Consapevoli dunque che "l'unica cosa che hanno in comune dodici persone che si sono sparate alla testa è la pallottola" (Crepet 1903) si affronteranno quelle che nel corso della storia hanno costituito le più importanti giustificazioni o condanne nei confronti del comportamento suicidario.



    Individuazione delle motivazioni. Diverse sono le definizioni che, fino ad oggi, sono state date di suicidio.
    Queste possono essere suddivise in due grandi categorie. Alla prima appartengono quelle definizioni che limitano l’uso del termine “suicidio” alle “uccisioni di sé” volontarie; alla seconda invece appartengono quelle definizioni che includono nella nozione di “suicidio” anche quelle morti che implicano la presenza di un impulso inconscio ad uccidersi.
    La prima categoria comprende la maggior parte delle definizioni di suicidio esistenti; della seconda categoria fanno parte quelle definizioni di “suicidio” elaborate da studiosi, in genere di scuola psicoanalitica.
    Paradossalmente, però, si può affermare che le definizioni di entrambe le categorie, sia prese singolarmente sia messe a confronto, invece di precisare la natura e i caratteri del suicidio, in modo da distinguerlo da ogni altro atto umano, ci restituiscono il fenomeno nella sua complessità.
    Il suicidio, comunque, rimane per molti aspetti sorprendente. E’ un atto paradossale, che contraddice l’opinione comune secondo cui gli organismi viventi tendono istintivamente a garantirsi la sopravvivenza. Questa opinione viene però contraddetta solo dal comportamento degli esseri umani: il suicidio si presenta dunque come fenomeno tipicamente umano.
    Pertanto, si può ben capire com’esso sollevi con facilità complesse questioni di carattere filosofico, teologico, medico, psicologico, sociologico, i cui contorni variano da caso a caso, da situazione a situazione.
     
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