Rifletti sul concetto di Jihad

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    Credo che ormai tutti conoscano tristemente questo termine. Io non sono un esperto del Corano, quindi non posso addentrarmi nell'interpretazione del testo di Maometto. Provo una grande ammirazione per la spiritualità musulmana che si esprime nelle danze dei dervisci o nelle preghiere quotidiane. Sono anche convinto che la maggior parte dei musulmani, soprattutto quelli autenticamente religiosi, siano contrari ad ogni forma di violenza, anche perché ne ho conosciuti alcuni e posso assicurare che sono persone straordinarie. Tutto questo, però, non toglie il fatto che "jihad" significa sostanzialmente "guerra santa" per la diffusione dell'islam, così come era avvenuto nel primo secolo dopo la morte di Maometto, quando i musulmani si spinsero fino alla Spagna. Nei nostri tempi jihad è diventato sinonimo di un terrorismo devastante, inteso come guerra planetaria per affermare la prevalenza di una concezione del mondo ideologica. Ecco quindi fiorire organizzazioni come Il Fronte Islamico Internazionale per la Jihad Contro gli Ebrei e i Crociati di Osama bin-Laden, forse l'organizzazione più conosciuta, chiamata anche più frequentemente con il nome di Al Qajda. L’Europa, convinta di essere immune dalla penetrazione del terrorismo islamico, ha subito un brusco risveglio dopo gli attentati dell’11 marzo 2004 in Spagna e del 7 luglio 2005 a Londra. In Israele gli attentati sono purtroppo all’ordine del giorno, questo benché milioni di ebrei ormai convivano in modo pacifico con i palestinesi. Sono sempre e solo i gruppi estremistici che fanno parlare di sé, con attentati kamikaze e bombe radiocomandate, mentre le buone notizie non fanno audience. In Iraq e in Afghanistan la jihad organizza anche sequestri ed uccide davanti alle telecamere i sequestrati, per spargere il seme del terrore. Ma non dobbiamo dimenticare che ben 10.000 cristiani sono stati trucidati in Indonesia da un'altra organizzazione simile. E infine nel Sudan c'e al potere un governo che si è richiamato direttamente al concetto di jihad, e ha imposto la sharia. Nel Darfur, regione occidentale del Sudan, le milizie arabe "janjaweed”, assoldate dal governo, aggrediscono, depredano i non-musulmani, violentano le donne e sterminano gli uomini. Le lotte ormai in corso da decenni nel Sudan, hanno provocato una strage non inferiore a quella dello sterminio ebraico durante la seconda guerra mondiale: si contano infatti sei milioni di individui trucidati o dispersi. Pertanto, cosi come contro il nazismo, è giusto che gli uomini liberi e civili, compresi soprattutto i musulmani moderati, si coalizzino per debellare questo nuovo totalitarismo che si affaccia sulla storia umana, in modo che, una volta abbattuto questo progetto disumano e violento, possa finalmente trionfare un concetto autenticamente religioso, e quindi pacifico, di jihad, se davvero è possibile una tale interpretazione, come sostengono alcuni.
     
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