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La foto mostra il caporale Yukio Araki, 17 anni, con in mano un cucciolo, e altri giovanissimi piloti del 72° Shinbu. Un fotografo ha scattato questa immagine il giorno prima della loro partenza per una missione kamikaze a Okinawa.
Si crede che Yukio Araki sia stato il più giovane pilota kamikaze durante la Seconda guerra mondiale. Su un bimotore Tachikawa Ki-54, il 27 maggio 1945, si schiantò probabilmente sul cacciatorpediniere USS Braine, uccidendo 66 persone del suo equipaggio.
Prima della sua partenza, Araki ha adempiuto alle procedure solenni prescritte per i kamikaze. Ha bevuto una tazza di sakè cerimoniale, noto come "Mizu no sakazuki", ha indossato il "senninbari", la striscia di stoffa dai "mille nodi" che fungeva da porta fortuna e infine ha recitato una poesia sulla morte da lui stesso composta.
Si è poi munito della pistola Nambu, con cui porre fine alla sua vita se mai fosse sopravvissuto all'attacco.
Non sappiamo se, come è accaduto in altri casi, si sia cinto il capo con l'"hachimaki", fascia simbolo di tenacia, impegno e perseveranza in determinate circostanze.
Quello che sappiamo è che Araki non è mai tornato dai suoi cari, così come altri migliaia di giovani piloti giapponesi morti in missioni suicide per "essere fedeli all'imperatore e devoti ai propri doveri familiari". Come di consuetudine, Araki, prima di partire per il suo viaggio suicida, si è tagliato una ciocca di capelli e le unghie che erano da inviare ai suoi genitori dopo la sua morte, per la sepoltura.
Lui come tanti altri giovanissimi venne mandato allo sbaraglio, talvolta anche senza addestramento adeguato, in missioni che solo nel 14% dei casi raggiunsero l'obiettivo e solo nell'8,5% affondarono navi americane. L'esercito USA, infatti, dopo i primi attacchi adottò sistemi sempre più efficienti per intercettare e abbattere i voli kamikaze.
Secondo dati della USA Air Force, circa 2.800 kamikaze affondarono 34 navi della Marina, ne danneggiarono altre 368, uccisero 4.900 marinai, e ne ferirono più di 4.800.
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