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Alberto Angela concede una lunga intervista al Corriere al quale racconta aspetti inediti della sua vita privata. Da suo padre Piero alla madre dalla quale ha ereditato “l’apertura mentale e la voglia di esplorare il mondo”. Da piccolo, però, è andato undici volte all’ospedale “perché era molto attivo” ed è stato persino bocciato in quinta elementare:
Attenzione. Era una scuola molto rigida, non è che sono stato bocciato perché non studiavo. Era stato molto complicato, avevo fatto un esame e sono stato bocciato per un punto.
Sul lavoro – questa è una chicca interessante – chiama suo padre per nome:
Da quando abbiamo cominciato a lavorare insieme, tra noi c’è un rapporto tra colleghi, troverei fuori posto chiamarlo papà [...] Quando si lavora in un settore come quello del giornalismo scientifico e della divulgazione, scopri che la scienza unisce le generazioni: un anziano, un giovane, uno di età media parlano la stessa lingua.
Sul figlio Edoardo - come ricorderete – c’è stata un’attenzione esagerata sui social. Alberto Angela non l’ha presa benissimo:
Mi è spiaciuto come potrebbe dispiacere a lei, ha figli? Mi dispiace perché lui non è qualcuno che vuole esporsi, è una persona normale. Lì è il mondo che bussa alla porta, è un effetto collaterale dell’epoca in cui viviamo.
Su Instagram più di 30 i profili con nome e cognome del figlio, tutti ovviamente fake:
Erano quaranta. Sono andato dalla polizia postale, è partita un’azione legale. Questo si chiama furto di identità ed è un reato.
Nel corso dell’intervista ha precisato che è un “ricercatore prestato alla televisione” e che non è un dipendente Rai: “Io e mio padre abbiamo contratti a termine che vengono rinnovati a seconda dei risultati”. E, quando è rimasto fuori dalla tv di stato, ha atteso la proposta dei vertici Rai perché “la divulgazione va fatta nella rete pubblica nazionale”.
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