Bunny the Killer Thing recensione

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    Uno scrittore finlandese ha deciso di dare alla luce il suo ultimo romanzo in un'isolata baita nel mezzo della foresta, nella quale ha intenzione di trascorrere le prossime settimane insieme alla compagna al fine di ritrovare l'ispirazione perduta. In Bunny the Killer Thing, al suo arrivo la coppia trova una banda di individui incappucciati che uccidono la donna e rapiscono l'uomo, che diventa vittima dell'esperimento di uno scienziato pazzo.
    Questi gli inocula nelle vene il sangue di un coniglio e poco dopo il ricevente inizia a dare in escandescenze, riuscendo a liberarsi dalle catene e a stordire i suoi sequestratori, salvo trasformarsi poi in una sorta di ibrido animale antropomorfo ossessionato dal sesso. Proprio in quelle ore un gruppo di amici ha deciso di organizzare il weekend nella casa di campagna di uno di loro: tra i giovani vi è chi spera di conquistare la ragazza amata, chi ha intenzione di perdere la verginità e chi invece vorrebbe rivelare le sue vere inclinazioni sessuali.
    Durante la strada i vacanzieri incontrano un trio di stranieri sulla strada, e decidono di invitarlo a far festa con loro per proteggersi dalla burrascosa e fredda notte di tempesta. Ma nessuno aveva fatto i conti con il coniglio arrapato che ora si aggira nei boschi circostanti.
    Il coniglio assassino

    I modelli di riferimento sono altri due horror scandinavi a basso budget, entrambi diventati cult seppur con diverso responso: parliamo del norvegese Dead Snow (2009) e del finlandese Trasporto eccezionale - Un racconto di Natale (2010), con il quale l'esordio dietro la macchina da presa in un lungometraggio di Joonas Makkonen condivide la nazionalità. Bunny the Killer Thing, versione per il grande schermo di un corto girato anni prima dallo stesso debuttante regista, non va per il sottile fin dalla locandina che, in lingua inglese, cita esplicitamente il classico coming soon seguito da un più insolito "...after your pussy!" E proprio la componente sessuale è uno dei punti cruciali al quale gira intorno l'intera narrazione, ibridata naturalmente con quell'horror splatter tipico delle produzioni a basso budget, in una pura esaltazione dell'universo b/z-movie qui portata alle estreme conseguenze. Se nei novanta minuti di visione le occasioni di divertimento, seppur becero, non latitano di certo, a mancare è il necessario senso di insieme tale da rendere l'operazione qualcosa in più di un semplice e ingenuo lavoro realizzato tra amici.
    Orrore e risate

    Fin dai prologo, con lo sguardo fisso dello scrittore sulle terga della sua avvenente compagna, comprendiamo dove Bunny the Killer Thing (disponibile nel catalogo Amazon Prime Video) intenda andare a parare nell'immediato proseguo e la stessa introduzione delle future vittime sacrificali aumenta ulteriormente il senso di commedia scollacciata, tra donzelle che nascondono un'omosessualità latente (che poi esplode in una delle scene più moralmente scomode della visione) e maschi costantemente arrapati: proprio la sfera dei rapporti uomini-donne rischia - soprattutto nella parte centrale - di prendere il sopravvento sulle dinamiche tipicamente horror, con gli istinti di genere che tornano al loro giusto spazio solo nella mezz'ora finale, tra colpi di scena (uno, pur ininfluente, anche dopo i titoli di coda) e l'innalzamento delle dosi di violenza a quel minimo sindacale tale da soddisfare gli appassionati.
    Il film scorre così senza troppi patemi e grazie alla sua esigua durata evita tempi morti, anche se la messa in scena e la stessa componente attoriale rischiano di scadere a tratti in derive amatoriali, con tanto di scoiattoli peluche e l'insaziabile villain coperto dal costume di un coniglio gigante a regalare risate miste tra volontarie e non.
     
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