Storie di suore abusate da preti

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    Doris, di anni 22, novizia, accolta nella Famiglia Spirituale L’Opera, il suo superiore controlla tutto quello che fa, la segue ovunque, in cucina, nella lavanderia. Un giorno le passa il braccio intorno alle spalle. Un altro giorno lei non ha il coraggio di vietargli l’ingresso in camera sua. Stanno seduti sul divano, lui comincia a sbottonarle l’abito. Lei a lui: «Non ha diritto di farlo». Lui continua. Lei: «Ho capito che non avrei potuto impedirlo. Come suora ho promesso obbedienza, sapevo che avrei dovuto sopportare il dolore. Dopo, non ero più vergine. Ero ancora una suora?».

    Michèle-France, di anni 26, convento delle Carmelitane di Boulogne-Billancourt, anni Settanta. Padre Marie-Dominique, celebre sant’uomo, la seduce nel confessionale, sussurrandole di essere «il piccolo strumento di Gesù». Trasferita nella comunità L’Arche, a Trosly-Breuil, viene abusata dal responsabile padre Thomas: «Cominciai anche con lui a praticare la fellatio come con Padre Marie-Dominique. Per me era come un esercizio di penitenza».

    Marie McDonald, missionaria in Africa: «Quando una suora resta incinta, il prete responsabile insiste per farla abortire».

    Constance, ex missionaria in un paese dell’Africa occidentale, abusata dal suo padre spirituale europeo, ha contato intorno a lei almeno una trentina di suore costrette a abortire: «Lui diceva che aiutava tante suore, tutte giovani e novizie. Le superiore si mettevano d’accordo con i preti, consegnavano loro le sorelle e in cambio ricevevano dei soldi. Io la chiamo prostituzione».

    Tom Roberts, ex capo redattore di National Catholic Reporter: «In Africa i preti abusano delle religiose perché sanno che sono donne sane in regioni dove l’Aids è endemico».
     
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    Irlanda

    Tutto è partito dai documenti rinvenuti dalla ricercatrice Catherine Corless sulle morti infantili presso la struttura di Tuam, nella contea di Galway.
    Aveva scoperto una fossa comune con i cadaveri di centinaia di feti, neonati e bambini. E oggi arriva la conferma della Commission on Mother and Baby Homes, che ha svolto l’inchiesta sulle case per ragazze madri e orfani gestite da religiose.
    Nei pressi dell’istituto delle suore del Bon Secour, attivo dal 1925 al 1961, ci sono state 800 sepolture non classificate di bambini.
    I test del dna evidenziano che i corpi – sepolti in una struttura divisa in 20 sezioni – avevano un’età compresa tra le 35 settimane e i 3 anni.

    L’orfanotrofio venne chiuso nel 1965. Per il ministro dell’Infanzia Katherine Zappone si tratta di una notizia “triste e disturbante”, ma non inaspettata.
    La vicenda era stata denunciata negli anni scorsi da uno storico locale e poi, anche dopo il ‘mea culpa’ della chiesa cattolica irlandese, si era passati a far luce su quegli eventi.
    Ne è emerso che chi viveva nelle strutture come quella di Tuam ha sofferto malnutrizione, malattie e miseria, con altissimi livelli di mortalità.

    In un comunicato la commissione pubblica si è detta “scioccata” per quanto scoperto sino ad ora e ha chiesto l’intervento delle autorità competenti per dare degna sepoltura ai resti.
    “Finora avevamo soltanto dei sospetti – ha detto la ministra Zappone – Adesso abbiamo la conferma che i resti sono lì e che risalgono ai tempi della Mother and Baby Home, attiva a Tuam dal 1925 to 1961″.
    Negli istituti come quello di Tuam si sono consumati anche numerosi abusi su donne e bambini, come denunciato nei film Magdalene e Philomena.

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