Processionaria, Cosa fare in caso di contatto

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    La processionaria è un lepidottero che crea il suo nido sui pini, un nido ben visibile che sembra una ‘palla di cotone’ – spiega la veterinaria Manunta – Quando la processionaria raggiunge il suolo, si dispone in fila, e si muove come in processione, da cui appunto il nome di questo animale”

    La processionaria è ricoperta di peli altamente urticanti che sono pericolosi quando entrano in contatto con le mucose, quindi non quando li tocchiamo. La processionaria diventa dunque urticante quando, ad esempio, un bambino la tocca e poi si sfrega gli occhi o si mette le mani in bocca. Quanto ai cani, il contatto rischioso è sempre attraverso le mucose, quindi annusando l’animale, leccandolo o, nei casi più dannosi, mangiandolo – ci spiega la veterinaria – I principali sintomi variano a seconda della mucosa con cui è entrata in contatto la processionaria, per quanto riguarda gli occhi, può insorgere congiuntivite, in seguito a prurito e bruciose, per quanto riguarda la bocca e il tratto gastro-intestinale, può causare dolore, salivazione abbondante, gonfiore, febbre e conseguenti necrosi e perforazioni, in molti casi non trattabili

    Come si cura l’effetto della processionaria

    Non esiste una vera e proprio cura contro gli effetti urticanti e perforanti della processionaria, in caso di contatto bisogna dunque sciacquarsi con acqua abbondante in modo da togliere i peli e quindi ridurre le conseguenze del contatto delle mucose con l’animale. Dobbiamo fare molta attenzione ai nostri bambini e ai nostri cani per evitare che, attratti dalla processionaria, possano decidere di raccoglierla da terra e poi strofinarsi gli occhi o mettersi le mani in bocca i primi, o di annusarla o leccarla i secondi. Se è difficile che un bambino possa decidere di ingoiare una processionaria, non possiamo escludere il rischio per i cani. In caso di ingestione, il cane potrebbe riportare danni alla lingua tali da non riuscire più ad alimentarsi in autonomia e perforazioni dell'esofago gravi al punto da provocare, nei casi peggiori, la morte dell'animale. In questo caso dunque va proprio detto che prevenire è meglio che curare
     
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