Vegansexual, vegano anche sotto le lenzuola

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    Il veganesimo lo sappiamo ormai non è più soltanto una moda, ma uno stile di vita. E chi la carne la mangia ancora, spesso non riesce a comprendere completamente le motivazioni di così tanta convinzione e descrive i vegani come adepti di una 'setta'.

    Soprattutto quando viene a scoprire che tra le tante sottocategorie, esistono anche i vegani che mai farebbero sesso con un carnivoro. Approfondendo il tema, emerge che questa nuova tendenza (neanche tanto nuova) del veganesimo che viene chiamata vegansexual, tende a prediligere i rapporti sessuali tra vegani. E questo per una motivazione molto semplice, meno etica e più fisiologica: i carnivori puzzano perché si rimpinzano di carcasse di animali assassinati.

    La più categorica, riguardo al tema, è Ingrid Newkirk, profetessa del sesso green e fondatrice e presidente dell'organizzazione Peta (People for the Ethical Treatment of Animals) secondo la quale, sarebbe provato scientificamente che i vegani hanno un odore diverso, e più gradevole, rispetto ai carnivori, proprio a causa del loro regime vegetale.

    Diciamo che la sua però non è una chiusura totale, anzi: pare che consigli alle sue adepte di essere disposte ad avere incontri ravvicinati con i bisteccari, così da convertirli alla giusta dieta.

    A detta della PETA, c’è anche una bella differenza a livello di gradimento e soddisfazione. In uno spot confezionato per il Super Bowl, censurato perché “sessualmente esplicito”, vengono messe a confronto due coppie mentre fanno sesso: quella che segue una dieta a base di carne, raggiunge l’orgasmo in netto anticipo rispetto all’altra coppia, che segue una dieta vegana. Insomma, il messaggio era chiaro: “i vegani – a letto – durano di più”.

    Che sta succedendo? Lo chiediamo a Sara Padovano, psicoterapeuta e sessuologa.

    Può non scoccare la scintilla a partire da un diverso regime alimentare?
    «Partiamo dall’inizio. La sessualità e le relazioni nascono dall’attrazione, la fase zero. Immaginatevela come una danza, sinuosa, a tratti frenetica in cui due corpi, magnetici, si cercano, si attraggono, si appiccicano o si respingono. È una legge naturale, ancestrale, trionfo di quella che la prossemica chiama distanza intima tra due persone, quello spazio che va da 0 a 40 centimetri, all’interno del quale l’attivazione sensoriale è massima: vista, olfatto, tatto, gusto, udito, tutti e cinque attivati per inviare messaggi sensoriali al cervello, giudice insindacabile che stabilisce se il partner è attraente oppure no».

    Tutto questo discorso complicato per dire che?
    «Da un punto di vista neurobiologico queste informazioni che viaggiano sulle ali dei cinque sensi, dialogano con una parte del nostro cervello, che agisce al di là della nostra consapevolezza, quella parte di cervello sede di pulsioni ed emozioni, in cui tutte le sensazioni olfattive arrivano direttamente senza filtri e generano reazioni primordiali, che se pur prive di logica e razionalità, hanno potere decisionale».

    Quindi, la scelta di un partner avviene anche a seconda del suo odore?
    «Ebbene sì, la scelta di un partner, soprattutto a livello sessuale, avviene a seconda del fatto che abbia un odore che ci piaccia oppure no, ossia che i suoi ferormoni siano accolti col pollice dritto o verso dal nostro cervello rettile. Ecco che se le cose stanno così le “ragioni” dei vegansexual che li spingono a dire che i “non-vegani emanano un cattivo odore perché si rimpinzano di carcasse di animali”, hanno la loro legittimità, perché a nessuno, a prescindere dai gusti alimentari, si accoppierebbe con chi non ha feeling olfattivo».

    C’è poi la questione semantica...
    «Certamente: se io penso che le cose di cui tu ti nutri ti fanno apparire un “bisteccaro” immorale, privo di quei principi e valori che caratterizzano la mia etica green, difficilmente troveremo quel trasporto necessario per desiderarci l’un l’altro. Se poi aggiungiamo che addirittura rappresenti un pericoloso elemento di contaminazione, l’epilogo non può essere che scontato».

    In conclusione, “de gustibus non disputandum est”, ma stiamo attenti che le nostre convinzioni non ci tengano lontani da un presunto “nemico”, che forse tutto sommato non lo è: «Ogni lasciata è persa e in questa maniera si corre il rischio di farci perdere un bel po’ di roba buona, magari poco green, ma pur sempre buona».
     
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