La storia delle protesi fatte con i Denti rubati ai caduti di Waterloo

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    La notte del 18 Giugno 1815 i destini d’Europa cambiarono radicalmente. Dopo 23 anni di guerre, Napoleone Bonaparte affrontò gli eserciti di Inghilterra, Olanda e Prussia tutti insieme, nella storica battaglia di Waterloo. Alle 22 circa di quel giorno giacevano a terra circa 47 mila uomini, una strage che però non scontentò tutti.

    Com’era abitudine durante l’antichità, gli sciacalli iniziarono un minuzioso lavoro di spoliatura dei cadaveri. Si rubava tutto quanto fosse commerciabile o utile, dai vestiti ai bottoni ai soldi che i soldati portavano sempre con sé. La battaglia di Waterloo però fu particolare per un tipo di reperto, disponibile in enorme quantità: I denti.
    L’odontoiatria, un mestiere antico che aveva conosciuto una larga diffusione soltanto da poco tempo, riusciva a produrre delle dentiere di vari materiali (dall’avorio all’osso e persino al legno), ma nessuno era tanto prezioso quanto gli originali denti umani. Dopo la battaglia di Waterloo, il mercato europeo dei denti venne inondato di materiale di prima qualità (i soldati erano perlopiù persone giovani, anche se questa non era garanzia della sanità del dente), e riuscì a produrre un quantitativo di dentiere e installazioni esorbitante.

    La qualità delle protesi dentarie era a quell’epoca, decisamente scarsa. I denti d’avorio erano i più prestigiosi, ma anch’essi andavano incontro a un rapido decadimento, lasciando un sapore di amaro in bocca e un alito maleodorante. Le persone delle classi superiori della società non potevano accettare di avere una bocca senza denti, ma la qualità delle protesi spesso gli impediva persino di mangiare, a volte anche di parlare con proprietà. Il problema era il prezzo:

    Un dente umano costava una fortuna

    Nel 1781, l’odontoiatra Paul Jullion, con uno studio su Gerrard Street a Londra, faceva pagare una fila di denti artificiali superiori 20 sterline e 10 scellini, mentre un solo dente reale costava l’astronomica cifra di 31 sterline e 10 scellini.
    I poveri erano l’abituale fonte di approvvigionamento dei dentisti, ma si doveva esser davvero disperati per vendere i propri denti, e inoltre era difficile reperire materiale di buona qualità a causa della scarsa igiene dei nullatenenti.
    In questo contesto si sviluppò un crudele mercato clandestino, con i profanatori di tombe che erano sempre all’opera alla ricerca di denti da rubare, ma il rischio di trovare una persona con denti distrutti o assenti era sempre molto alto.

    La fonte di approvvigionamento più sicura erano sempre le battaglie, che lasciavano sul campo una quantità enorme di persone, tutte vicine e fuori terra, che non avevano nulla da ridire riguardo l’estrazione forzata.

    Nel 1819, il dentista americano Levi Spear Parmly, l’inventore del filo interdentale, scrisse che aveva “in suo possesso migliaia di denti estratti da corpi di tutte le età caduti in battaglia”

    Nel 1837, Claudius Ash, produttore di protesi di Londra, spinto dal suo odio nel maneggiare i denti degli uomini morti, perfezionò le protesi in porcellana e iniziò a fabbricarle commercialmente. Nonostante la qualità delle protesi fosse assolutamente paragonabile a quella dei denti umani, il commercio di materiale “originale” continuò fino a quasi la fine dell’800.

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    Dopo la battaglia di Waterloo, che produsse una tale quantità di materiale da esser esportata anche negli Stati Uniti, altre grosse guerre che consentirono ai dentisti accesso a un buon numero di denti umani furono la Guerra di Crimea, fra il 1853 e il 1856, e poi la guerra di secessione americana, fra il 1860 e il 1865, che fornì in tutto l’Occidente una quantità di denti tale da poter avere prezzi accessibili anche all’alta borghesia.

    Grazie alla celebrità della battaglia di Waterloo le protesi originali dell’epoca, anche se provenienti da campi di battaglia diversi da quello belga, vengono definite dagli appassionati “Denti Waterloo”, ma questa definizione, è bene specificarlo, non ne garantisce l’origine.
     
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