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Il covid-19 induce una forte infiammazione polmonare.
Il paziente arriva nella struttura ospedaliera con seri problemi respiratori e viene sottoposto ad esami preliminari. Si procede poi al tampone per Coronavirus.
(Primo apporto di ossigeno)
Nei casi meno preoccupanti può essere sufficiente una mascherina con ossigeno, altrimenti si ricorre a soluzioni più complesse come la ventilazione non invasiva, praticata con una mascherina collegata ad un ventilatore oppure con il casco respiratorio, un “cappuccio” morbido in cui viene immessa aria con un’alta concentrazione di ossigeno.
(Terapia intensiva)
Se le precedenti misure non risultano sufficienti, si procede con l’intubazione, una misura invasiva. Per questa procedura è necessario che il paziente sia sedato e che rimanga sotto anestesia generale per diversi giorni.
(Risveglio):
Quando le condizioni migliorano si procede ad un graduale risveglio del paziente.
Anche quando la persona torna a respirare autonomamente, viene utilizzato un ventilatore come supporto.
Anche se il sistema immunitario riesce a sbarazzarsi del virus, l’infiammazione ai polmoni può durare settimane, condizione che si traduce in una permanenza prolungata nel reparto di terapia intensiva.
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