Festeggia la sconfitta dell’Iran contro gli Usa, 27enne ucciso dalla Polizia

calciatori considerati “traditori” per aver abbandonato la loro causa

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    Anche il calcio spacca in due un Iran lacerato dalle proteste di piazza. La paura della repressione non ha fermato numerosi manifestanti antigovernativi che sono scesi in piazza in diverse città per festeggiare l’eliminazione dell’Iran dai Mondiali per mano degli Stati Uniti.

    I calciatori sono ritenuti “traditori”, accusati di aver voltato le spalle alla causa dei manifestanti dopo le minacce del regime arrivate in seguito alla partita d’esordio contro l’Inghilterra, prima della quale non avevano cantato l’inno proprio per solidarizzare con le proteste di piazza.

    I festeggiamenti però sono durati poco, le autorità hanno dimostrato ancora una volta di essere disposte a spargere il sangue per mettere a tacere le critiche e le contestazioni. Ad Anzali, nel nord del Paese, il 27enne Mehran Samak è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa mentre festeggiava suonando il clacson della sua auto.

    Samak è l’ennesima vittima di un regime che da oltre due mesi sta soffocando nel sangue le proteste esplose con la morte di Mahsa Amini, 22enne deceduta il 16 settembre dopo un arresto perché non portava in modo corretto il velo. Centinaia le vittime, almeno 50 minori, migliaia gli arresti.

    La scorsa notte balli, canti, clacson e caroselli si sono moltiplicati in diverse città. I giovani hanno voluto mandare un segnale chiaro: non c'è bandiera, nemmeno nello sport, sotto il regime degli ayatollah. E Samak potrebbe non essere l’unica vittima: in alcuni filmati pubblicati sui social si vedono le autorità picchiare donne e aprire il fuoco contro i manifestanti.

    Il movimento si è sentito tradito. I calciatori, dopo aver tenuto le bocche chiuse durante l’inno alla prima partita – apparente espressione di solidarietà con i manifestanti – hanno cantato nelle successive contro Galles e Stati Uniti. In mezzo c’è stato l’arresto del celebre calciatore iraniano ex nazionale Voria Gafhouri, poi liberato su cauzione. E ci sono state le minacce di arresto e tortura contro le famiglie della squadra, ha rivelato la Cnn.
     
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