Covid, A Pechino le bare trasportate sono 6 volte più del normale

Il numero dei contagi sale vertiginosamente, mentre si accende il dibattito su quanti siano davvero i decessi

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    Covid in Cina, boom di contagi e vittime in aumento

    A poco più di una settimana dall’allentamento delle politiche restrittive per contenere il Covid-19, la Cina è alle prese con un nuovo focolaio che sta svuotando in particolare le strade, gli uffici e i negozi di Pechino.

    Come riporta la Cnn, in Cina il virus corre a velocità sostenuta e torna a far paura tanto da spingere le persone ad uscire di casa solo per acquistare medicinali. La Bbc parla di “ospedali sotto pressione” per l’alto numero di pazienti ricoverati a causa del virus che ha rialzato la cresta.

    Ma quanti sono i contagiati? E quanti i decessi per Covid? Le autorità cinesi hanno smesso di contare i casi di infezione sostenendo che “non sono significativi e attendibili” dato il grande numero di asintomatici che non sono più individuabili dopo l’abolizione dell’obbligo di sottoporsi a tampone per circolare.

    Da giorni non sono stati dichiarati morti nella capitale, ma soltanto alcuni “pazienti in condizioni gravi“.
    ‘Vittime superiori alla media’, la situazione a Pechino

    Per cercare di capire cosa sta accadendo a Pechino, il Financial Times ha contattato diverse residenze per anziani, ospedali e crematori nella capitale, scoprendo l’esistenza di molti decessi per Covid avvenuti proprio in questi ultimi giorni.

    Un funzionario dell’agenzia statale di esequie Dongjiao ha riferito che almeno 30 dei 150 cadaveri ricevuti erano deceduti per Covid: “Facciamo il nostro lavoro più in fretta possibile, cremiamo i corpi dei contagiati nello stesso giorno in cui li riceviamo”.
    Due conducenti di mezzi funebri, inoltre, hanno detto che l’agenzia Dongjiao sta trasportando tra le 20 e le 30 bare al giorno, rispetto alle quattro o cinque della norma. E testimonianze analoghe arrivano dagli ospedali: le vittime sono superiori alla media.

    I numeri segnalati da ospedali e crematori cinesi contrastano dunque con i dati forniti nei bollettini ufficiali. Il timore dei media americani e internazionali, è che la Cina stia vivendo un’altra, terribile ondata di Covid-19 e che l’inverno sarà molto lungo e difficile.
    Il caso Wuhan e l’avvertimento degli studiosi

    Nel 2020 un’altra inchiesta portata avanti da una rivista locale sul Covid a Wuhan, città epicentro dell’epidemia, rivelò che le agenzie per le onoranze funebri avevano ricevuto molti più corpi della media. Ne seguì una feroce polemica sul numero reale dei morti causati dal virus e le statistiche ufficiali.
    Oggi, a distanza di oltre due anni, in Cina chi ha sintomi lievi deve restare a casa per non intasare gli ospedali che sono già sotto pressione, con medici e infermieri costretti a lavorare anche quando sono contagiati.

    La Commissione sanitaria centrale, però, non dichiara decessi: il numero ufficiale dei morti in questi tre anni di pandemia in Cina sarebbe fermo a 5.235. Il Partito sostiene che è stata la politica Covid Zero a risparmiare lutti ai cinesi.

    Ma, la scorsa primavera, l’Università Fudan di Shanghai aveva avvertito che riaprire la Cina avrebbe potuto causare fino a 1,6 milioni di morti in sei mesi.

    E non era un’esagerazione: tutte le proiezioni pubblicate in questi giorni da istituti scientifici cinesi e internazionali indicano, infatti, che i decessi potrebbero essere addirittura tra i 600 mila e i 2,1 milioni.
     
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