Volontari telefonano a caso ai russi per smascherare le bugie di Putin sulla guerra

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    Gli attivisti di Call Russia, una ong lituana: «Parlare tra di noi è un modo per porre fine alla guerra»

    Contro l’invasione russa dell’Ucraina è sceso in campo un «esercito» molto particolare, che cerca di disinnescare la guerra con le parole. Lo ha fondato a marzo scorso uno scrittore ed esperto di pubblicità lituano, Paulius Senuta, 46 anni, insieme a un gruppo di esperti di tecnologie informatiche, ed è formato da volontari, per lo più lituani, ma anche russi che vivono all’estero: in tutto 51 mila persone. «Armati» di un generatore di numeri casuali, che ha creato un database di 40 milioni di numeri di telefono, telefonano in Russia senza conoscere l’identità di coloro che rispondono e cercano di parlare della guerra in Ucraina. «Le conversazioni dirette sono un modo per diffondere la verità e porre fine a questa guerra» spiega Call Russia sul suo sito. «Nei primi giorni di guerra, qui in Lituania tutti facevano qualcosa. La nostra idea è stata telefonare» dice Senuta in un’intervista al quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung. Sono 180 mila le telefonate fatte finora dai volontari di «Call Russia». In circa la metà dei casi ci sono state conversazioni: «La gente vuole parlare» aggiunge.

    Già questo è la dimostrazione che qualcosa è cambiato. A marzo, quando i volontari hanno iniziato con l’obiettivo di dare ai russi un’altra visione dell’invasione dell’Ucraina rispetto a quella fornita dai media filogovernativi (visto che tutti gli altri mezzi di informazione erano stati ridotti al silenzio del regime di Vladimir Putin), le persone dall’altro capo del telefono erano tutt’altro che accoglienti. Per lo più urlavano, o insultavano gli sconosciuti che le avevano chiamate, o si limitavano a ripetere le parole d’ordine della propaganda russa e accusavano i volontari di essere agenti pagati dai servizi segreti occidentali. Le telefonate di solito erano molto brevi, pochi minuti al massimo. Adesso si sono allungare e possono arrivare a durare anche due o tre ore.

    Non sono mai facili. I volontari hanno sviluppato un metodo di conversazione con degli psicologi, per riuscire a portare avanti la discussione. «Basta una sola conversazione in cui senti di aver fatto dubitare qualcuno di ciò che ascolta ogni giorno sui media di Stato per farti sentire che ne vale la pena» ha raccontato al Guardian una delle volontarie, Lidia, un’immigrata russa 30enne che vive a Huddersfield, in Inghilterra. A lei è successo con una donna di nome Natalia che all’inizio accusava i media occidentali di voler screditare Putin. Ma poi ha ammesso di conoscere delle persone nella città ucraina di Dnipro che avevano assistito all’uccisione di donne e bambini. Lidia ha percepito che le certezze di Natalia sulla guerra si stavano incrinando.

    Molte delle persone che parlano con i volontari cercano soprattutto informazioni. «Ci viene costantemente chiesto a che punto è il fronte, quali sono le perdite dell’esercito russo, come stanno realmente le cose in Ucraina» dice lo scrittore e pubblicitario lituano. Anche chi condivide le motivazioni di Putin per l’invasione non crede più alle sue notizie. E sono sempre di più quelli che dubitano della vittoria promessa dal regime: «La gente sta perdendo la fiducia di poter vincere la guerra». Senuta è arrivato alla conclusione che molti russi vorrebbero protestare contro le scelte del presidente. Ma hanno paura di farlo. Con la leva straordinaria voluta da Putin per affrontare le ingenti perdite di soldati in Ucraina il consenso si è ulteriormente minato. Intanto i volontari di «Call Russia» sono determinati a dare il loro contributo per far sì che la guerra all’Ucraina non abbia più il sostegno dei russi. Una telefonata alla volta. «Naturalmente, non posso cambiare la visione del mondo di uno sconosciuto in un’ora — dice Senuta —. Ma la gente comincia a pensare».
     
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