Chi è Ponomarev, il russo a capo dell'esercito anti-Putin

Abbiamo sempre più uomini e droni

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    I lya Ponomarev è russo, miliardario ed ex deputato oggi dissidente in esilio. Ma, soprattutto, è l’uomo che sta costruendo un esercito per rovesciare Putin con la forza. Quando all’inizio dell’invasione diceva «sarò il De Gaulle russo», pochi lo prendevano sul serio. Gli ucraini hanno impiegato mesi a fidarsi della sua Legione Russia Libera. Poi volontari russi hanno combattuto in Donbass e anche a Bakhmut dalla parte ucraina. Così Kiev li ha armati, addestrati e inseriti nella Legione straniera.

    A metà maggio, però, Ponomarev ha cominciato a fare da solo. Un commando della sua Legione è entrato a Belgorod e ha giocato al gatto e al topo con la polizia per 48 ore. Una beffa per l’orgoglio di Putin. Martedì, dal cielo di Mosca alcuni droni sono andati a schiantarsi sui palazzi chic del centro. E anche dietro quest’altro schiaffo c’è Ponomarev, il referente politico dell’intera galassia di resistenza armata al Cremlino.

    Ponomarev, state crescendo.
    «Abbiamo sempre più volontari per combattere Putin e la sua cricca. Ora la Legione ha 4 battaglioni schierati, i Corpi Volontari Russi un battaglione. All’interno della Federazione agiscono due organizzazioni clandestine in coordinamento con noi e altre quattro autonome. Sono quelli che hanno eliminato Darya Dugina. Sì, decisamente, stiamo crescendo» .

    Cosa può dire dell’attacco coi droni di martedì?
    «Che erano velivoli a lungo raggio, 4 metri di apertura alare, lanciati dal territorio ucraino con un carico di 1,8 chilogrammi di esplosivo, poco più di una granata. Non avevano un obbiettivo preciso da distruggere perché, anche guidati dopo il decollo, non riescono ad essere precisi. Meglio quello che il 3 maggio ha colpito la cupola del Cremlino. L’errore è stato meno di un metro e il decollo è avvenuto appena fuori Mosca ».

    Qual era lo scopo di questi ultimi, allora?
    «Psicologico. Mostrare che ci siamo, distrarre le forze putiniane, disperderle, alzare il morale di chi in Russia ha capito che questo regime è agli sgoccioli» .

    Soddisfatto?
    «Ha sentito la reazione del mercenario Prigozhin? “Maiali, sederi grassi, incapaci”. Cosa non è uscito da quella bocca. Ha sentito i blogger ultranazionalisti? “Una vergogna, che incapacità”. È normale criticare così i vertici militari di un Paese in stato di guerra? No, è il sintomo di uno sgretolamento interno. Sono scontenti persino i favorevoli alla guerra. Putin ha ancora potere, forse l’atteggiamento di Prigozhin è concordato con lui, resta il fatto che il Cremlino non è più saldo come prima dell’invasione. Non posso sapere quanto durerà questa agonia, è evidente però che lo Stato sta sfaldandosi» .

    I consiglieri di Zelensky prevedono altre incursioni di droni.
    «Trovo improbabile riuscire a contrabbandare in Russia i camion che servono per il loro lancio, più facile consegnare i droni più piccoli ai partigiani russi che vogliono scagliarli contro Putin. E sì, lo faremo».

    La Wagner di Prigozhin è solo una delle organizzazioni mercenarie che esistono in Russia. Crede che una di queste potrebbe unirsi a voi?
    «Nessun altro ha il potere militare privato che ha lui. A parte le forze cecene di Kadirov non abbiamo mai visto l’”esercito di Gazprom” sul fronte. Se fai il metronotte e ti cambiano il nome in mercenario, non impari a fare la guerra. Quanto a Prigozhin, non mi potrei mai alleare con lui. Mira solo ai soldi. Fa la voce grossa perché ha capito che questa guerra non va da nessuna parte e vuole distanziarsi dall’apparato militare».

    Gli Usa non vogliono attacchi alla Russia mentre la Gran Bretagna è favorevole. Questa divisione vi crea problemi?
    «Sono solo le parole della diplomazia. Di fatto non ho mai sentito alcuna critica o divieto. D’altra parte, chi può proibire ai russi di liberare il proprio Paese?».

    Combatte solo con le armi?
    «L’8 giugno a Varsavia si aprirà il Congresso dei deputati del popolo russo. Saranno 93, eletti in passate elezioni. Lavoreremo alla Costituzione del dopo Putin. Vogliamo fare della Russia uno Stato decentralizzato. Poi discuteremo documenti politici: dalla condanna per la Grande Fame imposta da Stalin al Patto Molotov-Ribbentrop. La nuova Russia deve far sapere a tutti che non sarà più un pericolo imperiale. Vogliamo entrare nella società delle nazioni civili, nell’Unione europea, nella Nato».
     
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