Sospetti della Svizzera su Alberto Sordi: “Era una spia dell’Urss”

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    Alberto Sordi un sovversivo? Addirittura una potenziale spia, si presume al servizio dell’URSS? Conoscendo sia la storia personale che la filmografia del grande attore italiano, questi sospetti sono quantomeno campati in aria.

    Eppure, nel 1962, il Governo e l’esercito svizzeri gli impedirono l’acquisto di un terreno ad Andermatt, un villaggio situato a 1437 metri di quota nel massiccio del San Gottardo, temendo che potesse carpire segreti militari. Proprio lui che, nel film Tutti a casa, di Luigi Comencini, interpretò un sottotenente che, dopo l’8 settembre, non vedeva l’ora di darsela a gambe, con i suoi soldati.

    Insomma, un anti-eroe per eccellenza e, nella vita di tutti i giorni, un filo-governativo che, negli anni 60, significava essere un filo-democristiano. Un orientamento politico che Alberto Sordi, senza confermarlo mai apertamente, non negò neppure. Eppure, per le autorità federali elvetiche, il suo desiderio di acquistare un terreno ad Andermatt, per poi costruirci una villa, era sospetto.

    Della vicenda ha parlato, in un servizio, il telegiornale della RSI, la tv pubblica svizzera in lingua italiana, citando un articolo uscito sull’Urner Wochenblatt, un giornale del Canton Uri, quello sul cui territorio si trova Andermatt. Fatto sta che, all’inizio degli anni 60, l’attore romano si innamorò della località alpina e decise di farne una sua meta per le vacanze, costruendovi una residenza.

    Dal comune e dal Canton Uri non giunse alcuna obiezione, mentre il no arrivò da Berna. Andermatt, trovandosi nel massiccio del San Gottardo, pieno di bunker militari, realizzati prima per contrastare il pericolo di un’invasione tedesca, poi quello di un attacco sovietico, era territorio sensibile e di alto valore strategico.

    “Nei documenti trovati - riferisce la RSI – alti ufficiali si rivolgono al Governo federale, affermando che l’acquisto, da parte di uno straniero, di un terreno così vicino a infrastrutture militari importanti, avrebbe potuto essere una minaccia per la sicurezza. In ogni straniero all’epoca si vedeva una potenziale spia”.

    Sordi non si diede per vinto, fece opposizione ingaggiando un importante avvocato del luogo, ma non ci fu niente da fare. Così, quel simbolo di un italiano medio, la sua parte pavido e opportunista, passò per una spia in pectore, se del caso al servizio di Mosca, che all’epoca rappresentava lo spauracchio di tutti i paesi occidentali.
    Forse a Berna avevano visto Una vita difficile di Dino Risi, in cui Sordi vestiva i panni di un uomo di sinistra, un ex-partigiano deluso dalla china che aveva preso la politica italiana, dopo l’euforia della Resistenza. Una cosa va comunque detta: l’interprete di ben 160 film, alcuni dei quali hanno fatto la storia del cinema italiano, volendo investire ad Andermatt ha dimostrato un grande senso degli affari. Lo ha fatto 30 anni dopo il magnate egiziano Samih Sawiris, ripetendo il successo già conseguito a Sharm el-Sheikh e facendo di Andermatt una delle perle del turismo alpino svizzero.
     
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