Perché la pipì è gialla? La risposta nel nuovo studio

finora non si sapeva perché la pipì fosse gialla. Lo ha appena svelato un nuovo studio

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    Sulle urine pensavamo già di sapere praticamente tutto: dal loro ruolo di spazzino delle scorie organiche alla loro capacità di regolare l’acidità organica, l’equilibrio dei sali minerali e la pressione sanguigna. Ora anche il giallo della pipì gialla è stato finalmente risolto: il “colpevole” è un enzima microbico, detto bilirubina reduttasi. La scoperta viene dagli Stati Uniti, dai ricercatori dell’Università del Maryland e dei National Institutes of Health (NIH), ed è stata resa nota in uno studio pubblicato a inizio anno sulla rivista scientifica Nature Microbiology.

    Un passaggio chiave

    Chiaramente c’erano delle ipotesi relative alla colorazione, ma ancora non erano stati identificati gli enzimi batterici che trasformano la bilirubina in urobilinogeno, passaggio questo cruciale. Ma partiamo dall’inizio. Tutto ruota intorno alla bilirubina, una componente della bile. La bilirubina coniugata viene secreta e riassorbita a livello intestinale. E qui entra in gioco il microbiota intestinale, che se è sano riesce a gestirla correttamente (prevenendo un accumulo nocivo che porterebbe all’ittero e alla colorazione gialla di cute e sclere) e a trasformarla in altre molecole, tra le quali un sottoprodotto incolore, l’urobilinogeno, da cui a sua volta deriva un’altra molecola, l’urobilina: è questa la responsabile del giallo dell’urina. Ma il valore della scoperta va ben oltre la semplice motivazione del colore.

    Significative implicazioni

    “L’importanza di attribuire la colorazione dell’urina all’urobilina risiede nella comprensione migliorata del metabolismo della bilirubina, con implicazioni per la diagnosi e il trattamento di malattie epatiche e intestinali”, spiega il dottor Andrea Militello, urologo andrologo di Roma. “Questa scoperta sottolinea il ruolo cruciale del microbioma intestinale nel trattamento dei prodotti di scarto e può portare a nuovi biomarcatori per valutare la salute del fegato e dell’intestino”. Grazie a una nutrita letteratura scientifica, già sapevamo un sacco di cose sul microbiota e sulla sua capacità di sostenere le difese immunitarie, di favorire l’assorbimento di vitamine come la B12, di regolare il metabolismo e il senso di sazietà, di aiutare il processo digestivo, di prevenire le allergie e così via. “Il microbiota intestinale è fondamentale nella regolazione di vari processi metabolici, inclusa la trasformazione della bilirubina”, sottolinea l’urologo. “Pertanto, uno squilibrio nel microbiota (disbiosi) può influenzare il metabolismo della bilirubina e avere ripercussioni sulla salute generale, come nel caso dell’ittero neonatale e della formazione di calcoli biliari”.

    Bilirubina e batteri intestinali

    Gli autori dello studio hanno scoperto infatti che la bilirubina reduttasi può mancare negli adulti che soffrono di malattie infiammatorie intestinali e nei neonati, ipotizzando quindi che tale mancanza possa causare l’ittero infantile e la formazione di calcoli biliari pigmentati, dovuti proprio a un eccesso di bilirubina nel tratto biliare. Un’ipotesi ritenuta plausibile dal dottor Militello, che spiega: “La presenza e l’attività della bilirubina reduttasi nel microbiota intestinale sono essenziali per il corretto metabolismo della bilirubina. La loro mancanza o riduzione possono perturbare questo equilibrio e portare a problemi di salute come l’ittero neonatale e la formazione di calcoli biliari. Questo rafforza l’importanza di mantenere un microbiota intestinale sano e bilanciato”. E pone i ricercatori davanti a un altro stimolante campo di indagine: l’asse intestino-fegato. Ma a proposito di salute, vale la pena incentrarsi un attimo sulle urine e sul loro colore, indicativo del benessere dell’organismo.

    Una tinta sana

    “Il colore normale dell’urina varia da giallo chiaro a giallo ambrato”, specifica l’urologo. “Questa colorazione è principalmente dovuta alla presenza di un pigmento chiamato urocromo, un prodotto del catabolismo dell’emoglobina”. Alcuni fattori possono però alterare la corretta pigmentazione, a partire dalla quantità di liquidi assunta nel corso della giornata. Se si beve troppo l’urina è quasi trasparente, se poco risulta giallo scuro. Un semplice esame visivo della gradazione di colore può dirci se i liquidi assunti sono sufficienti, se bisogna aumentare o diminuire l’apporto idrico. Sulla tinta influiscono anche gli alimenti, a cominciare dalle barbabietole, che possono conferire un’inquietante (ma innocua) sfumatura rossastra; da parte loro, carote e zucca possono invece dare una tinta aranciata, mentre un piattone di asparagi può colorare leggermente di verde l’urina (oltre a farla odorare di zolfo). Anche alcuni farmaci possono alterare il colore, ma fin qui nulla di patologico. Ci sono invece dei casi che impongono un consulto medico. “Colori insoliti dell’urina, come rosso, marrone, blu o molto scuro, possono indicare condizioni mediche che richiedono attenzione, come infezioni, disidratazione grave, problemi al fegato o ai reni”, avverte il dottor Militello. Insomma, il colore ha decisamente la sua importanza.
     
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