....Storie di guerra.......

....fra i ma e i perchè....

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  1. ilPallino
     
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    Questa guerra è brutta e stupida

    Mi chiamo Amar Jahic, ho otto anni. Quando è cominciata la guerra frequentavo la prima classe. A causa della guerra e delle granate abbiamo smesso di andare a scuola. Allora si sparava molto, i bambini non potevano più giocare nel cortile, ci limitavamo al pianerottolo. Il peggio per me era di dover lasciare di notte il letto caldo per scendere nel rifugio, in cantina.
    Un giorno mia mamma prese me e il mio fratellino più piccolo e ci portò a Makarska ( sul litorale dalmato, ndt). L’autobus era pieno di donne e di bambini. I nostri papà, i nonni e le madri rimasero a Mostar. Quando partimmo ci mettemmo tutti a piangere. A Makarska sono rimasto quattro mesi. Stavo bene perché era estate e poi ho fatto conoscenza con molti nuovi compagni di Mostar, di Sarajevo, di Bugojno, di Konjic...
    Ma per me era duro, perché mio papà non era con noi, era duro anche perché la mamma piangeva molto a causa della guerra. Perciò siamo tornati, ma la guerra non è ancora finita.
    La guerra: che cos’è?
    Quando a scuola si studiava il periodo della seconda guerra mondiale, pensavo che la guerra fosse qualcosa che capita agli altri. Purtroppo, è capitata proprio a noi.
    Quando sono arrivati i riservisti non potevo nemmeno lontanamente immaginare che fosse cominciata la guerra.
    La guerra è quando i bambini non possono giocare, non possono correre in libertà e correre in bicicletta.
    La guerra non è ancora finita e noi bambini lo sappiamo bene perché le scuole non si sono riaperte, non possiamo giocare in libertà, non si ride, manca la cioccolata. Le persone sono tristi perché non c’è da mangiare abbastanza, non hanno denaro, non hanno lavoro.
    Quando io chiedo a mia madre di comprarmi qualcosa, lei mi risponde tristemente:" Figlio mio, non ci sono soldi”.
    Questa è la guerra. E’ guerra anche quando muoiono molte persone, quando i bambini restano orfani.
    Questa guerra è brutta e stupida. Non vedo l’ora che finisca

    AMAR JAHIC
    Via Matija Gubec, 16-c
    MOSTAR
     
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  2. ilPallino
     
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    Non ho dove tornare

    Hanno interrotto la mia infanzia, mi hanno privato di tutto: della mia cameretta, dei miei poster, del mio cortile, della mia libertà. Non avevo mai riflettuto della mia libertà come faccio adesso, non sapevo nemmeno cosa significava questa parola. Adesso lo so.
    La città a me più cara, la città in cui sono nato è stata devastata. Vukovar.
    La chiamano Città eroe. E noi? Non avremmo fatto gli eroi se non fossimo stati costretti, ma certe persone che volevano impossessarsi di quello che non gli appartiene ci hanno scacciato dalle nostre case. Noi non volevamo andarcene.
    Essi cominciarono ad ucciderci uno dopo l’altro o una decina alla volta: madri con bambini, vecchi, padri che difendevano le loro case e le loro famiglie da uomini che non sono uomini. Carri armati, cannoni, mortai a più canne, hanno adoperato tutte le armi contro di noi, mentre noi stavamo nascosti nei sotterranei come le talpe, senza un filo di sole, senza un soffio di vento, soltanto con la speranza nel cuore. Erano finiti i giochi, le pazze corse sui motorini e tutto quel che avevamo era scomparso, gli amici se ne erano andati via...
    Quelli che erano stati fino a ieri i nostri vicini di casa si erano rivoltati contro di noi. Hanno ammazzato molte persone innocenti desiderose di vivere, di amore, e di tutto ciò che gli uomini desiderano. Ma lo sanno quegli uomini che uccidono come sono i bambini che piangono con gli occhi colmi di paura?
    Sembrano vecchietti. E che dire dello spettacolo delle case distrutte e incendiate, delle vie abbandonate che ancora fino a ieri erano piene di vita e di risate di ragazzi? Ho, come sembrano lontani il cielo, il sole, la luna e le stelle!
    E gli alberi abbattuti, l’erba e i fiori calpestati?
    Tutti noi soffocammo in gola il grido di dolore quando lasciammo i nostri focolari, le nostre case... E che cosa mi resta adesso della mia infanzia?
    Soltanto le immagini tristi del passato, il ricordo degli amici uccisi, il pensiero di una città che è stata mia. E qui dove sono? La gente ascolta il racconto dei quattro mesi che ho trascorso senza acqua, senza corrente elettrica, senza i dolci domenicali, senza vedere un film, senza stare insieme con gli amici... Ma è difficile che essi possano capire se non hanno sofferto di persona. Ed io? Io me ne sono andato da Vukovar senza nulla di nulla. E non ho dove tornare.
    Desidero una sola cosa: che mi restituiscano mio fratello e mio papà.

    STJEPAN PLISO
    Quattordici anni
    Profugo a ZAGABRIA

     
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  3. ilPallino
     
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    GIYOP’èOà
    Qui si sta peggio che in prigione

    Cari amici miei,
    vi scrivo a lume di candela...Io e la mia famiglia siamo: la mamma, il papà, una sorella di dieci anni e un fratello di quindici mesi ed io che ho tredici anni ed ho la vita molto pesante perché devo aver cura del fratellino e della casa. Ogni giorno si sentono detonazioni, ci cannoneggiano da Turbet. Mio fratello ha paura delle granate, e specialmente delle sirene. Mio papà ha trovato nella cantina di un suo amico una stufa a legno, ma molti non hanno nemmeno questa fortuna.
    Alcuni non hanno cibo sufficiente e vestiti caldi. Tutti risparmiamo il cibo.
    A parte questo, vengono sulla porta i profughi cercando vestiti e cibo. I profughi sono quelle persone che vengono cacciate dalle loro terre. Anche noi abbiamo ospitato una buona famiglia di profughi, cedendo loro la stanza da pranzo e il bagno. Qui si sta peggio che in prigione. Nella prigione sappiamo che danno qualcosa da mangiare, e non sono in pericolo. Questa guerra è cominciata a causa di alcune persone che ci vogliono separare. Io sono figlia di un matrimonio misto, fino ad ora non sapevo chi fosse croato, serbo o mussulmano. Qui tutti vogliono che la guerra finisca. Dobbiamo costruirci le candele da soli. Noi tutti bambini di Travnik vogliamo di nuovo andare a scuola, giocare, vivere come prima e ancora meglio di prima. A Travnik manca mezza città perché alcuni hanno mandato via i loro bambini, ed altri sono andati via con tutta la famiglia. La mia migliore amica è rimasta qui fino a Capodanno, poi è andata in Svizzera. Che si rilassi un po’ e dimentichi questa guerra.
    Anch’io e la mia famiglia vorremmo andare, ma non abbiamo dove. Vorrei andare di nuovo al mare, non come profuga ma come turista. Insegnerei a mio fratello a nuotare e giocherei con lui sulla sabbia. Scrivo questa lettera con la speranza che ci aiutate quanto potete e per ringraziarvi di quello che avete fatto per noi.
    Cari padovani, tanti saluti dalla mia famiglia e da me.
    Vostra

    ALTIJANA KARAHODZIC
    Trg Republike, 9/71
    TRAVNIK
     
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  4. Pinco Pallino
     
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    Questa vuol dire guerra......
     
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  5. ilPallino
     
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    è una domanda Pinko?? biggrin.gif
     
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  6. Pinco Pallino
     
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    sei pure spiritoso........smile.gif
     
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  7. ilPallino
     
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    ....ti piacciono queste storie pinko?
     
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  8. Pinco Pallino
     
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    Non in chiave comica naturalmente........
    Bisognerebbe finirla con queste guerre perché alla fine ne escono solo morti,sfollati,persone che scappano in paesi esteri e persone come i bambini che vengono strappati dalle loro famiglie.......
     
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  9. ilPallino
     
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    .....io nn ironizzavo mica....
     
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  10. Marilyn Manson
     
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9 replies since 25/3/2003, 02:48   236 views
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